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Successione di Benedetto XVI. Una “short list” molto aperta

Successione di Benedetto XVI : le congetture mantengono un buon ritmo e una cosa appare certa : il prossimo Pontefice dovrà avere energia e zelo missionario.

La candidatura di un papabile dotato di esperienza sul terreno sembra preferibile a quella di un uomo dell’apparato del Vaticano, nel secondo giorno delle riunioni preparatorie dei Cardinali al Conclave.
Mentre numerosi prelati reclamano una profonda riforma per ridare credibilità alla Curia, una nuova congregazione generale si è svolta martedì e un’altra è prevista mercoledì 6 marzo.

Quattro dei 115 Cardinali elettori erano ancora assenti martedì sera. Da lunedì 33 Cardinali elettori e non elettori (di oltre 80 anni di età) hanno già preso la parola.
I temi hanno portato sul governo della Chiesa, sul rinnovamento “della luce del Concilio” e la nuova evangelizzazione, ha riassunto il portavoce Padre Federico Lombardi,senza tradire il segreto dei dibattiti. Interventi liberi e variati, accompagnati da un breve telegramma nel quale si ringrazia Benedetto XVI per il suo “ministero luminoso”.
Quando i Cardinali assenti saranno a Roma verrà decisa la data del Conclave, fissato in ogni caso per settimana prossima.
Molti non vogliono avere fretta : “Se non passiamo abbastanza tempo nelle congregazioni rischiamo di trascinare il Conclave e farlo durare molto tempo – ha osservato il Cardinale di Boston Sean O’Malley.
Nel frattempo sono iniziati i lavori nella Cappella Sistina : consistono nel sopraelevare la pavimentazione e a installare due stufe : una per bruciare i bollettini di voto, l’altra per le fumate bianche o nere.

Le congettura si sprecano sulla “short list” dei papabili, che resta molto aperta. I Cardinali che vi figurano sono marcati a vista, come il cardinale di Vienna Christoph Schönborn, che lunedì sera in occasione di una cerimonia in una chiesa di Roma si era trovato circondato da una marea di giornalisti.

Non vi sono campi ben identificati – progressisti/conservatori o nord/sud – e gli osservatori rilevano l’interesse suscitato da arcivescovi come Odilo Scherer (Sao Paulo, la più grande diocesi al mondo), Luis Antonio Tagle (Manila) o Wilfrid Napier (Durban). Ma anche uomini che coniugano esperienza sul terreno e conoscenza della Curia, come il canadese Marc Ouellet.
Viene anche evocato un “ticket” fra un Papa cinese e un Segretario della Curia italiano, un modo di soddisfare i 28 elettori italiani, che diversi prelati americani non vogliono vedere alla guida della Chiesa dopo lo scandalo Vatileaks.

Altra rivendicazione, quella di un Pontefice dal pugno di ferro, capace di migliorare la morale della Curia, uno stratega capace di decidere e pianificare e di avere al contempo forti abilità pastorali.
Di fronte alla secolarizzazione, l’accento viene messo sulla diversità delle culture, l’empatia, la capacità di trasmettere il messaggio del Vangelo, lo spirito della missione.
Le chiese del Sud, in minoranza ma più vivaci, potrebbero portare una boccata di ossigeno. Diversi prelati hanno suggerito di guardare verso l’America latina, il continente più cattolico la mondo.
Per Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, “l’origine geografica del prossimo Papa non ha più importanza”.

(Fonte : Le Point.fr)

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