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Sprint finale – Ultime 3 settimane frenetiche – Le mie annotazioni, le mie verità – di Francesco De Maria

Freysinger al Ciani  – Bazzi incantato – Borradori arriva veloce


Cari lettori di Ticinolive,

mancano tre minuscole settimane al termine di una campagna elettorale lunghissima e massacrante, una cosa del genere io non l’avevo mai vista. Bella anche, e crudele, come la regina Grimilde del cartone animato di Walt Disney. Restano ancora tre cose da fare: 1) sparare gli ultimi colpi, all’impazzata (e alcuni, già lo vedo spareranno alla cieca); 2) osservare, con occhi avidi e sbarrati, il risultato; 3) sul campo, contare i cadaveri, che saranno numerosi e giaceranno dispersi qua e là in vaste pozze di sangue.

Queste tre settimane convulse io le vivrò con voi, cari amici, spalla a spalla. E a voi le racconterò, alcune volte sapendo, più spesso tirando a indovinare (ma guardate che il mio feeling non è uno scherzo). Prevedo giorni affannati e, soprattutto, confusi, nei quali trionferà la dis-informazione: sarà praticamente impossibile distinguere ciò che è reale dalle pure fandonie. Forse qualcuno di voi, impietosito, vorrà aiutarmi con qualche briciola di verità. Ben venga, il mio indirizzo lo conoscono tutti.



Freysinger non ha ancora piazzato la sua terza parola che arriva, felpato e fulmineo, Marco Borradori. Una visita non troppo casuale, oserei dire. Oskar si interrompe per salutarlo cortesemente, attribuendogli anche – ad abundantiam – una carica che il Nostro non ha ancora conquistato…

Siparietto dell’aperitivo-Ciani.
“Sei venuto, Marco, a tentare di ricucire lo strappo?”
“Uhm… Mi piacerebbe molto”
“Ma lo sai che si sono rotti i piattì? Di chi la colpa?”
“Uhm… Penso nostra”. (Quest’ultima potrebbe anche essere una concessione diplomatica. Da prendersi con le pinze)

L’interlocutore del consigliere di Stato era Ticinolive. Io non mi sento di dare tutta la colpa alla Lega (per i piatti rotti). La richiesta UDC era altissima ed è stata nettamente respinta, in termini addirittura sprezzanti (e non era necessario). “Non ci sono i numeri, non se ne parla neanche”, così un esponente del partito con un cognome la cui lettera iniziale non può stare senza l’accompagnamento della U, tranne che in “burqa”.

Il punto di rilevanza pratica è il seguente: quanto vale il voto UDC in Città? Un superottimista vi dirà: l’otto per cento. Un leghista incattivito e bastardo (o magari un PLR): il quattro. Io – da matematico quale sono – faccio una media e dico: il sei. La mia impressione di oggi è che Giudici – cullato da un falso senso di sicurezza fondato sulle dichiarazioni di Pinoja, Rusconi e Chiesa, dure e amare verso la Lega – sottovaluti nettamente (e colpevolmente) la “questione UDC”. Certe “avversioni”, o ReGiorgio, non sono eterne; la politica cammina sulle sabbie mobili (è pur vero che, per tua fortuna, Freysinger è già tornato in Vallese). In autunno eravate (-amo) tutti disperati. Poi sei venuto tu, e li hai rincuorati. Adesso l’ottimismo regna sovrano. Ne sono felice. Ma non hai ancora vinto.

Freys Maraini xFreys Maraini x

Guardate cos’è venuto a dire Freysinger a Lugano (prendo dal portale del collega Bazzi).  “Abbiamo trovato quasi sempre degli accordi con la Lega, anche alle ultime nazionali, e credo che si possa continuare a lavorare insieme a patto che ci siano situazioni paritarie nelle quali entrambi i partiti ci guadagnano. Anzi, dico di più: credo che in Ticino Lega e UDC saranno costrette a lavorare insieme in futuro perché non possiamo trovare altri alleati tra le forze politiche. A Ginevra, con il Movimento dei cittadini, è successo così e le cose funzionano”. Certo, la sua visita nella nostra Città era prevista da tempo, ben prima dell’ipermediatizzato trionfo; certo, non è detto che egli faccia riferimento al 14 aprile; ma simili frasi fanno comunque pensare. Inoltre mi ha colpito l’assenza, vistosa, del presidente Pinoja (dovuta indubbiamente ad altro impegno).

Secondo me dell’UDC – per piccola che sia – hanno bisogno in due. Confessarlo, s’intende, mai, piuttosto farsi tagliare la lingua e le mani. In politica – e, più in generale, nella vita – non conviene mostrare il bisogno.

Relatore

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