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Egitto. Vive reazioni alle minacce su Twitter del presidente Morsi

In Egitto le reazioni dell’opposizione alle dichiarazioni di domenica 24 marzo del presidente Mohamed Morsi non si sono fatte attendere.

Dal suo account Twitter, il presidente aveva minacciato di prendere misure adeguate contro i politici che saranno ritenuti responsabili degli scontri che hanno avuto luogo venerdì davanti alla sede dei Fratelli musulmani, movimento di cui fa parte lo stesso Morsi.

Il portavoce del Fronte di salvezza nazionale, la principale coalizione dell’opposizione, ha risposto che “dobbiamo aspettare il peggio. Le minacce di Morsi significano la morte dello Stato di diritto. Morsi ha dimostrato che è unicamente il presidente dei Fratelli musulmani.”
Per il quotidiano Al-Watan, le dichiarazioni del presidente sono una minaccia per l’opposizione, mentre il giornale Al-Masry Al-Youm accusa Morsi di voler prendere misure eccezionali contro i suoi oppositori e di cercare di intimidire i media.

I violenti scontri scoppiati sabato al Cairo tra islamisti e oppositori hanno fatto decine di feriti. I due campi si addossano la responsabilità delle violenze, che traducono le tensioni politiche che continuano a dividere l’Egitto, due anni dopo la caduta del regime del presidente Hosni Moubarak.

Redazione

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  • "AFRICA/EGITTO - Assalto alla cattedrale copta di San Marco"

    Il Cairo (Agenzia Fides) – L'assalto subito nel pomeriggio di domenica 7 aprile dalla cattedrale copta ortodossa di San Marco in Abassyia, al Cairo – dove erano in corso i funerali di quattro cristiani copti uccisi due giorni prima a al-Khosous – rappresenta un episodio grave e senza precedenti, davanti al quale occorre “mantenere la calma” anche per preservare la sicurezza del Paese e l'unità nazionale. Così Papa Tawadros II, Patriarca dei copti ortodossi, ha espresso la sua deplorazione davanti ai tafferugli che domenica pomeriggio hanno interessato l'area circostante alla cattedrale copta per più di quattro ore. Papa Tawadros, nelle considerazioni riportate sull'account Facebook del vescovo Moussa (incaricato della pastorale giovanile) ha reso noto anche di essere in contatto costante con i funzionari del governo - in particolare con quelli del ministero degli interni – per favorire una rapida fuoriuscita dalla fase critica.
    Domenica pomeriggio, mentre nella cattedrale cairota si svolgevano i funerali di quattro cristiani copti uccisi due giorni prima da armi automatiche negli scontri interconfessionali avvenuti nella città di al-Khosus, nel corso della liturgia funebre dalla moltitudine dei fedeli sono partiti slogan contro il presidente Morsi e il governo egemonizzato dai Fratelli Musulmani. Alla fine della messa gruppi di assalitori - molti dei quali appostati sui tetti degli edifici circostanti - hanno attaccato i fedeli copti che uscivano dalla chiesa con pietre e bombe molotov, provocando due morti e decine di feriti. Gli scontri sono durati fino a tarda sera, nell'iniziale latitanza delle forze di sicurezza.
    Secondo fonti egiziane, nella sera di domenica il presidente Morsi ha assicurato per telefono al Patriarca Tawadros il suo impegno per fermare l'escalation dei conflitti inter-confessionali, ribadendo che considera “ogni attacco contro le chiese come un attacco personale” contro di lui. Oggi il vescovo Raphael, segretario del Santo Sinodo copto ortodosso, ha riferito che Tawadros si trova nella sede di Alessandria e “la sua sicurezza personale non è in pericolo”. Anche il Consiglio della Chiese in Egitto ha condannato con forza l'assalto alla cattedrale di san Marco, sottolineando che l'attentato ai luoghi di culto rappresenta il grave superamento di una soglia inviolabile, e richiede “un intervento immediato da parte degli organismi dello Stato”. (GV) (Agenzia Fides 8/4/2013).

    "Egitto, basta un falso pretesto per colpire i copti"

    È un «giorno dopo» pesante quello di oggi per i copti al Cairo. Gli scontri di ieri intorno alla cattedrale copta di San Marco, nel quartiere di Abbasyia, hanno visto infatti un ulteriore pericolosissimo salto di qualità, con l’attacco al luogo simbolo per eccellenza della comunità cristiana.
    L’ultimo bilancio parla di due morti e un’ottantina di feriti, che si aggiungono ai morti di sabato nel quartiere di Khusous, nella zona di nord-est della metropoli egiziana. Il fatto molto grave è che gli scontri di ieri sono avvenuti proprio al termine dei funerali delle quattro vittime copte degli scontri del giorno prima (durante i quali erano morte complessivamente sette persone).
    Tutto è nato per una svastica tracciata su un muro esterno della moschea di Khusous: secondo la ricostruzione del sito copto Watani, che cita fonti della polizia locale, a tracciarla non sarebbero stati nemmeno dei cristiani. Ma ancora prima che si appurasse la verità la reazione dei salafiti si è diretta contro i copti. Dagli altoparlanti della moschea è partito l’invito a «ripulire» l’area dei cristiani e la locale chiesa copta di San Giorgio è stata presa d’assalto.
    A quel punto i copti hanno risposto alle violenze ed è iniziata una battaglia durata ore che ha lasciato dietro di sé sette morti. Con un dettaglio particolarmente grave: l’autopsia ha rivelato che i quattro copti sono morti in seguito a colpi di arma da fuoco.
    Con queste premesse non stupisce che ieri ai funerali delle quattro vittime copte nella cattedrale copta di San Marco la tensione fosse altissima. Testimoni raccontano di slogan contro il presidente islamista Mohammed Morsi gridati dalla folla dei fedeli nel corso della liturgia. Ma il problema vero è cominciato dopo, quando - all’uscita dei feretri dalla cattedrale - i copti si sono ritrovati sotto una sassaiola proveniente dai tetti dei palazzi vicini. Un episodio incredibile, che ha dimostrato l’incapacità (o la connivenza?) delle forze di polizia del Cairo e ha fatto esplodere la rabbia dei copti.
    Anche perché la stessa polizia che non aveva garantito sicurezza ai funerali, quando poi è arrivata sul posto ha cominciato a sparare lacrimogeni dentro il complesso della cattedrale, dove i fedeli si erano barricati rispondendo alla sassaiola. Gli scontri sono andati avanti per ore e più tardi sono riesplosi anche nello stesso quartiere di Khusous.
    Ieri sera - nel momento più grave della tensione - il presidente Morsi ha telefonato al patriarca copto Tawadros II (che ieri si trovava ad Alessandria) esprimendo solidarietà e dichiarando che «ogni attacco contro un luogo religioso è come un attacco alla mia persona».
    Da parte sua Tawadros aveva già lanciato un appello ai copti, esortando tutti alla calma. Al di là dell’evidente intenzione di far calare la tensione, la preoccupazione tra i copti è comunque fortissima. Nelle stesse ore il Consiglio delle Chiese dell’Egitto ha diffuso un comunicato in cui si dice esplicitamente che l’attacco di un luogo di preghiera è una linea rossa che non si sarebbe dovuto oltrepassare. Si chiede inoltre alle autorità di agire immediatamente per fermare queste violenze.

    L’attacco alla cattedrale di San Marco è stato condannato oggi anche dal movimento dei Fratelli Musulmani e dal partito dei salafiti al Nour, che accusano generiche «forze oscure» di mirare a diffondere l’odio tra le religioni in Egitto. Da quando, però, nel dicembre scorso è iniziato il braccio di ferro tra il presidente Morsi e l’opposizione liberale sulla nuova costituzione si sono moltiplicate le segnalazioni di messaggi apertamente anti-cristiani trasmessi dalle emittenti satellitari islamiste egiziane. E solo pochi giorni fa - con una decisione contestata - proprio i due partiti in questione hanno fatto approvare dal Consiglio della Shura un emendamento alla legge elettorale che ha abolito il divieto di utilizzare slogan religiosi nella propaganda politica.

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