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Buon viso a cattiva sorte? – di Cleto Ferrari

La nuova politica agricola 2014 2017 ha assunto contorni ben delineati e dopo l’intenso dibattito parlamentare, a bocce ferme, è tempo di prepararsi ad affrontare le possibili conseguenze che ne deriveranno. Si stanno allestendo le nuove Ordinanze che applicheranno nel dettaglio la nuova Legge e questa fase legislativa permette ancora un lieve margine di manovra per riconoscere peculiarità regionali ma non sconvolgerà il trend in atto.

La nostra associazione, Unione contadini ticinesi, chiede da tempo una maggiore regionalizzazione della politica agricola federale per poter riconoscere diversità territoriali, strutturali e commerciali. Ricordiamo alcune importanti peculiarità dell’agricoltura cantonale, la quale non produce eccedenze, ha un importante ruolo commerciale, gestionale e un forte legame con la tradizione turistica, strutturalmente è molto debole non essendo di regola l’agricoltore proprietario del territorio.

In questo contesto ammorbidire gli eccessi di una politica agricola federale, risultato di una strana alleanza rosso-verde con gli importatori e coloro che vogliono l’ulteriore apertura dei mercati, non sarà cosa facile. È chiaro che nel nostro Cantone a lungo termine la produzione alimentare assume un ruolo centrale, va difesa e sostenuta anche nell’interesse turistico e culinario. La gestione territoriale paesaggistica incisiva assume anch’essa un ruolo centrale in quanto il Ticino è il cantone con maggiore superficie boschiva. Quale cantone di montagna possiamo anche affermare che una presenza numerica importante di aziende nelle zone marginali, volta ad assicurare un necessario tessuto sociale è determinante.

Questi tre nobili obiettivi perseguibili a lungo termine nell’interesse cantonale sono nel quadriennio 2014-2017 fortemente minacciati in particolare è minacciata la gestione del territorio rimarchevole, la presenza numerica di aziende agricole e i volumi di prodotto. Di fatto chi si darà da fare per produrre alimenti e paesaggio tradizionale veramente gestito, tramandando capacità artigianali tipiche, sarà penalizzato a livello di reddito nei confronti delle aziende agricole che cercheranno ulteriormente di estensificare la gestione del territorio e diminuire la produzione alimentare.

In questo contesto a livello cantonale sarà fondamentale sostenere le filiere agroalimentari di qualità sia dal lato strutturale che commerciale promuovendo così indirettamente presso gli agricoltori il carattere produttivo, di qualità e di tradizione della nostra agricoltura. Se dopo il voto finale delle Camere federali, dovesse essere lanciato un referendum meglio ancora in quanto si potrebbe aprire presso i cittadini, associazioni e ambienti economici un importante dibattito sul cosa vogliamo in futuro dalla nostra agricoltura.

Cleto Ferrari, Segretario agricolo dell’Unione contadini Ticinesi


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