Dopo una settimana di aperta crisi fra il campo chavista e l’opposizione, a seguito dell’elezione di Nicoas Maduro alla presidenza del paese, il caos regna sovrano in Venezuela.
L’incertezza ha toccato anche la cerimonia dell’investitura ufficiale di Maduro, inizialmente prevista per oggi e poi rinviata, dopo che l’autorità elettorale ha accettato il riconteggio dei voti, come chiesto dal candidato dell’opposizione Henrique Capriles.
Capriles si era imposto come capofila dell’opposizione già nella precedente elezione presidenziale, vinta dal defunto Hugo Chavez, il 7 ottobre 2012.
Di fronte a Chavez, già malato ma deciso a svolgere un quarto mandato, il governatore dello Stato di Miranda e candidato per la Tavola dell’unità democratica, aveva ottenuto un numero record di voti, il 45%, contro il 55% che era stato attribuito a Chavez.
Alla morte di Chavez, Maduro era diventato presidente a interim del Venezuela e la sua vittoria incontestata alle presidenziali del 14 aprile pareva sicura.
In un contesto di lutto nazionale, la candidatura dell’oppositore Capriles era stata presa poco seriamente, anche perchè la campagna elettorale era durata solamente dieci giorni. In quel breve lasso di tempo Capirles aveva percorso il paese in lungo e in largo, chiamando i venezuelani a votare per lui e invocando l’unione nazionale.
Maduro vince le presidenziali ma la vittoria viene subito contesta dal suo rivale, che raccoglie il 48.9% dei voti, contro il 50.75% di Maduro. Li separano circa 230’000 voti.
Capriles mobilita l’opposizione e chiede a gran voce il riconteggio delle schede, accusando brogli elettorali.
I disordini che seguono fanno piombare il Venezuela in una crisi politica, con il governo che accusa l’opposizione di voler fomentare un colpo di Stato.
Dal 15 aprile le manifestazioni contro l’elezione di Maduro hanno fatto almeno sette morti e molti feriti.
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