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Civica nelle scuole, l’iniziativa trionfa – di Lorenzo Quadri

Evidentemente il tema fa breccia: raccolte 8000 firme in una decina di giorni

L’on. Lorenzo Quadri è membro del Comitato dei promotori, presieduto dal dr. Alberto Siccardi

L’iniziativa per la reintroduzione dell’insegnamento della civica nelle scuole medie e medie-superiori ha ot­tenuto un successo insperato. Infatti ha raccolto 8000 firme in una decina di giorni (per la riuscita ne sarebbero state sufficienti 7000). L’iniziativa chiede che la civica, invece di venire diluita – di fatto annullata – all’in­terno delle lezioni di storia, torni ad essere una materia con tutti i crismi. Ossia, con degli spazi appositamente dedicati nella griglia oraria ed una va­lutazione, vale a dire una nota. Altri­menti, e non serve essere dei grandi pedagoghi per saperlo, la materia non viene studiata e nemmeno assimilata.

Al momento del lancio dell’inizia­tiva, non poteva mancare il com­mento fuori posto da parte del direttore del DECS Manuele Bertoli in merito alla raccolta di firme a pa­gamento. [Anche noi abbiamo giudicato il commento di pessimo gusto. Invece di rallegrarsi per la brillante riuscita di un’iniziativa che dovrebbe essere sostenuta anche dalla sinistra, il capo del DECS, forse infastidito o stizzito, non ha trovato di meglio che dire quello che ha detto; ndR].  Il fatto che questo sia ormai diventato l’unico modo affinché un’iniziativa popolare o un referen­dum riesca, dovrebbe far riflettere sul fatto che i diritti popolari, soprattutto in Ticino, sono particolarmente inac­cessibili (di fatto a questo proprosito siamo gli “ultimi della classe” a li­vello nazionale) poiché richiedono troppe firme e il tempo a disposizione per raccoglierle è troppo poco.

Ma naturalmente il direttore del DECS ben si guarda dal preoccuparsi di si­mili questioni locali: preferisce occu­pare il tempo pubblicando sul suo sito articoli in cui dà degli imbecilli ai grandi elettori del PD italiano rei di non aver votato l’europeista Prodi alla presidenza della vicina Repub­blica. L’avesse fatto un leghista, i mo­ralisti a senso unico ed in funzione partititica di Brut-Ticino avrebbero immediatamente diramato una ple­tora di proclami. Ma visto che Bertoli è $ocialista, allora tutto è permesso ed etico per definizione. E poco im­porta che Bertoli sia addirittura mini­stro dell’educazione!

Successo inedito

Tornando alla civica, il successo dav­vero inedito riscontrato dall’iniziativa lanciata dal dr Alberto Siccardi e da un gruppo interpartitico di promotori, è certamente un segnale incorag­giante. Dimostra che c’è voglia e bi­sogno di conoscere i fondamenti dell’organizzazione della nostra “cosa pubblica”, e di trasmetterli alle nuove generazioni.

Circondati da un’unione europea fal­lita sia economicamente che politica­mente, gli svizzeri si rendono conto di avere in casa qualcosa di prezioso, un gioiello da non sottovalutare: il nostro federalismo, la nostra demo­crazia diretta, ecctera. Insomma, la nostra “svizzeritudine”: ossia quel­l’insieme di specificità che la mag­gioranza politica di centro$inistra ha più volte tentato di gettare a mare in nome del deleterio politikamente kor­retto, per renderci “eurocompatibili”. In sostanza il solito livellamento verso il basso. Lorsignori volevano buttare via quanto i nostri antenati hanno costruito, quanto ha reso la no­stra nazione un modello da imitare ed invidiare, per renderci uguali agli altri. Consciamente o solo intuitiva­mente, i ticinesi che hanno sotto­scritto l’iniziativa per la civica nelle scuole, si sono resi conto che questa omologazione della Svizzera ad un’Unione europea ormai nel baratro va fermata.

Segnale inequivocabile

Si sarebbe potuto ritenere che un tema come l’insegnamento dell’edu­cazione civica non avrebbe suscitato grandi passioni. Invece la popola­zione si è mobilitata. Questo è sicu­ramente un segnale importante. Bello per chi difende la Svizzera. Brutto per chi vorrebbe discioglierci nell’im­mondo calderone dell’UE, allo stesso modo in cui ha disciolto le lezioni di civica, negando così alle nuove gene­razioni la possibilità di conoscere ed apprezzare il modello elvetico. Ciò è avvenuto con un obiettivo preciso: visto che il modello svizzero andava rottamato in nome dell’internaziona­lismo, era bene che venisse prima di­menticati. La civica nelle scuole – se i votanto lo vorranno – non sarà certo la panacea. Però metterà i bastoni tra le ruote a questo tipo di disegno.

Lorenzo Quadri, consigliere nazionale

Relatore

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  • Ho letto, con fatìca (accento sulla i) il voluminoso rapporto SUPSI. Ottantadue pagine (82!) per tentare di tracciare un percorso indicativo sul tema definito "Educazione alla cittadinanza". Dico subito, in prima battuta, che sono diventato abbastanza allergico ai (troppo) voluminosi rapporti. Sono scettico perché nel formal-burocratico si arrischia di annacquare (come una goccia di sciroppo in un fiume) il fondamentale concetto gerarchico dei singoli capitoli con cui un documento informativo dovrebbe essere composto. Si perde il senso delle priorità.

    Quindi è un po' come nelle “informazioni” di mezzogiorno, che dopo aver parlato del terremoto del Sichuan che ha fatto quasi 70'000 morti (69’195 esseri umani che perdono la loro vita) si passa al campionato di hockey. E con la stessa enfasi e con gli stessi toni emotivi si parlerà del derby cantonale. Così nel brodo informativo tutto assumerà lo stesso valore. L’infotainment: una forma esemplare (sbagliata!) di educazione alla cittadinanza. Per esempio.

    Nel nostro caso le cose stanno un po' così. Da una parte c'è un esigenza popolare(populista?) che vorrebbe obbligare la scuola pubblica statale a introdurre (reintrodurre) nella griglia oraria, un'attività didattica (che per semplicità chiameremo civica) finalizzata a sensibilizzare la gioventù nei confronti delle istituzione politiche. Il problema, non da poco, è la sua evidente politicizzazione perché (inutile menar il can per l'aia) il suo senso intrinseco è quello di "difendere la Svizzera dall'omologazione europeista". Oltre che essere chiaramente arbitrario (a Scuola non si dovrebbe fare politica;-) è concetto ingenuo, perché il docente europeista (se lo vorrà) saprà ottenere l'esatto contrario.

    E qui mi rifaccio alle parole di "zapping" ("Direi che oggi urge più che altro un’educazione alla democrazia. Al significato della stessa. O meglio al significato della complessità democratica, oggi sempre più sostituita dalle semplificazioni seduttive. Certo basterebbe un buona dose di stampa onesta e una giusta quantità di seria opposizione per evitare che la Scuola DEBBA sostituire con l’astrazione teorica della “materia specifica” un discorso di società... adulta. Ma la società adulta e troppo presa con la “champions ispano-tedesca” per abbassarsi a spiegare la politiké techné ai suoi cittadini.").

    Verissimo. La Scuola intesa come "succedaneo" di una società persa nel consumismo mercantile. Più che una materia politicizzata "per salvare i giovani Svizzeri dalla tentazione europeista" bisognerebbe salvarli dalle arbitrarie semplificazioni populiste, sempre sostenute dal panem et circenses.

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