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Ci vuole il patriottismo nelle scuole! Risposta al SISA – di Nicholas Marioli

Ci vuole il patriottismo nelle scuole! Risposta al SISA

Grande sostegno e condivisione nei confronti del Gran Consiglio per aver accettatto l’iniziativa parlamentare che chiedeva di inserire l’obbligatorietà dell’insegnamento dell’ Inno Nazionale a scuola. Chi si ritiene un “Cittadino del Mondo” e assolutamente non Svizzero, non poteva certamente approvare una decisione del genere.

Secondo i coordinatori del SISA Janosch Schnider e Francesco Vitali in un comunicato su Ticinolibero.ch, questa decisione è un tentativo di voler indottrinare gli studenti all’amor patrio. Sono davvero dispiaciuto che loro non abbiano questo valore, dato che essere svizzeri vorrebbe dire in primo luogo amare la patria e agire negli interessi della propria nazione.

Obbligare anche gli allievi stranieri ad imparare il nostro Salmo è un ottimo segnale di integrazione e di rispetto nei confronti del paese che gli ospita, non dev’essere assolutamente visto come costrizione ma un atto dovuto nei confronti del paese ospitante. La laicità della scuola non verrà in alcun modo minata, come sostengono i portavoci del SISA, è semplicemente un insegnamento civico come ad esempio le nozioni sullo Stato, sulle istituzioni, sui partiti politici, ecc.

Allora mi chiedo perchè non si oppongano anche alla civica Svizzera, visto che la scuola non potrebbe avere alcuna connotazione patriottica. Potrebbero proporre l’insegnamento dei sistemi della civica dei paesi mondiali (non europeo perchè sarebbe discriminatorio nei confronti dei paesi esclusi) alle scuole dell’obbligo.

Purtroppo nella nostra società vengono sempre di più persi di vista i valori fondamentali. Con questa decisione si è fatto un piccolo passo avanti per creare una società più sana, più felice e più consapevole delle nostre culture.

Nicholas Marioli


Relatore

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  • Caro Marioli, ho letto il tuo scritto con particolare interesse.

    "Obbligare anche gli allievi stranieri ad imparare il nostro Salmo è un ottimo segnale di integrazione e di rispetto nei confronti del paese che gli ospita, non dev’essere assolutamente visto come costrizione ma un atto dovuto nei confronti del paese ospitante.."

    Personalmente avrei scritto: ..."di rispetto nei confronti del Paese che li ospita".

    Visto che il Paese in oggetto è la Svizzera, converrai che l'uso del maiuscolo, in questo caso, potrebbe essere una scelta più appropriata.

    Poi direi: “ li “ ospita. La Svizzera ospita “loro”. Pronome. L'uso dell'articolo "gli", in questo caso non è corretto.

    Inoltre preferirei la formula : imparare il Salmo è un ottimo "mezzo", "principio", "motivo". "Segnale" suona un po’ come “avviso”. Troppo perentorio.

    Poi aggiungi: "non visto come una costrizione, ma un atto dovuto":
    Mi sembra assai improbabile che un “atto dovuto”, come pure “l'obbligatorietà”, non siano da ritenere vere e proprie costrizioni.

    "Purtroppo nella nostra società vengono sempre di più persi di vista i valori fondamentali."

    Concordo. Non si vive di solo civica demagogica. Anche la lingua madre (nel nostro caso l'italiano) è un "valore fondamentale". Un valore al quale bisogna prestare la "dovuta" attenzione. (Atto dovuto).

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