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Islamizzazione dell’Europa: o si reagisce o si subisce – di Giorgio Ghiringhelli

Una lettera ai quotidiani ticinesi di 7 anni fa…


Ghiringhelli scrive oggi:

La lettera che segue è intitolata “Islamizzazione dell’Europa : o si reagisce o si subisce”  ed è stata pubblicata dal GdP il 14.8.06 e dal CdT e dalla Regione il 17 agosto 2006 . Sette anni son trascorsi da allora e purtroppo i fatti mi stanno dando ragione. In quella lettera,  mi chiedevo se per difendere e rendere meno vulnerabile l’Europa da chi covava tanto odio verso l’Occidente non si dovesse operare preventivamente evitando il formarsi di consistenti comunità islamiche. E inoltre sostenevo che di fronte a una conquista pianificata dell’Europa da parte dell’Islam, che sempre più spesso faceva  leva sul ricatto della paura, non rimaneva che reagire o subire. Infine, citando alcuni attentati e comportamenti arroganti , giungevo alla conclusione che “evidentemente certi integralisti si sentono sempre più forti e sempre più potenti”, e concludevo con una facile profezia : “ v’è da temere che questo sia solo l’inizio…”.

L’Europa negli ultimi anni , in nome della tolleranza, ha scelto non di reagire ma di subire,  sia spalancando le porte a un’immigrazione incontrollata che ha accresciuto le file degli integralisti  ( i quali sono andati a ingrossare e “contagiare” le  già consistenti comunità islamiche) e sia cedendo sempre più alle loro richieste che de facto miravano al trasferimento in Europa di modelli di società antidemocratici esportati dai Paesi islamici, con la creazione di quartieri e di tribunali islamici basati sulla sharia, con il diffondersi a macchia d’olio delle soldatine dell’Islam integralista che indossano i vari veli come una divisa avente lo scopo di fare proselitismo e di distinguere le buone musulmane dalle non musulmane , con il moltiplicarsi della costruzione di moschee finanziate dal Qatar o dall’Arabia Saudita in cui si predica l’odio verso l’Occidente e si reclutano combattenti per il jihad ecc.

I risultati gli abbiamo visti negli ultimi tempi, con l’attentato a una scuola ebraica di Tolosa, l’esplosione di vere e proprie guerre civili nei quartieri di immigrati francesi e ora anche svedesi, lo scandalo dei giovani belgi musulmani inviati a combattere contro il regime di Assad in Siria, gli attentati dinamitardi a Stoccolma di qualche anno fa (fortunatamente senza vittime) , lo sgozzamento di un soldato inglese a Londra e il ferimento alla gola di un soldato francese a Parigi… senza contare i numerosi gruppi di sospetti terroristi bloccati dalla polizia e dai servizi segreti un po’ in tutta Europa prima che potessero mettere in esecuzione i loro attentati. Tutti episodi isolati da ascrivere solo a qualche pazzo di turno, o solo la punta dell’iceberg di uno scontro di civiltà che ci riserverà ancora molte brutte sorprese in un’escalation di violenza favorita dalla presenza di migliaia di subdoli nemici infiltrati dentro le nostre linee ? Patetici appaiono i tentativi di chi, come Cameron, pur di fronte all’evidenza dei fatti tentano di negare qualsiasi nesso causale fra alcuni recenti attentati e l’Islam, soprattutto se si pensa che dopo l’11 settembre 2001 sono stati censiti nel mondo oltre 20’000 attentati di sicura matrice islamica con centinaia di migliaia di morti e feriti ( cfr. www.thereligionofpeace).

A quanti altri episodi del genere occorrerà assistere prima che l’Europa si stanchi di subire e anziché fare la corte ai petrodollari degli sceicchi arabi cominci a reagire nell’interesse della pace sociale e della sicurezza di tutti i suoi cittadini (e in primis anche dei musulmani che vogliono integrarsi) , rimandando ai loro Paesi i predicatori dell’odio ed i gruppi religiosi più fanatici , vietando i loro simboli (veli vari e burqa) in tutti gli spazi pubblici , nelle scuole e nella pubblica amministrazione, abolendo le “zone islamiche” ed i tribunali della sharia e controllando meglio non solo il numero ma anche la qualità dei nuovi immigrati in modo da poterli integrare più facilmente ? Quanti cristiani che vorrebbero fuggire dai Paesi islamici in cui sono perseguitati, hanno difficoltà a immigrare in un’Europa che sembra più disposta ad ospitare i loro persecutori islamisti ? 

Diceva Gandhi “chi vede un problema e tace diventa una parte di questo problema”. Diceva un paio di secoli fa il filosofo, politico e scrittore britannico Edmund Burke “quando gli uomini giusti tacciono il male trionfa”. Ecco perché, a costo di farmi qualche nemico (non tanto fra i musulmani, quanto fra certi esponenti della Sinistra che danno del razzista a chiunque si opponga al processo di islamizzazione dell’Europa – o Eurabia –  in atto, senza rendersi conto che è proprio questo atteggiamento poco critico e molto benevolo verso gli islamisti a creare le premesse per un’ondata di razzismo che prima o poi farà scorrere fiumi di sangue da una parte e dall’altra ) , la mia coscienza mi impedisce di tacere di fronte al pericolo mortale che sta correndo il mio Continente.



Ghiringhelli scriveva allora:

Anche per gli  attentati di matrice islamica sventati nelle ultime ore in Gran Brategna si parla di cittadini di origine pachistana con cittadinanza britannica, come era già successo per gli attentati a Londra del luglio 2005. Il nemico in casa, insomma, come giustamente ha rilevato Osvaldo Migotto in un suo commento apparso sul Corriere del Ticino dell’11 agosto. Ma come è possibile che degli individui che sulla carta dovrebbero essere integrati, avendo ricevuto la cittadinanza di un Paese europeo, covino tanto odio verso l’Occidente che li ospita ? Come ci si può difendere da questi subdoli nemici infiltrati ?

“A rendere più vulnerabile la Gran Bretagna – ha scritto ancora Migotto nel suo commento – vi è senz’altro la presenza di una consistente comunità islamica”. Una verità semplice quanto ovvia, anche se scomoda.  Quindi la risposta al precedente interrogativo potrebbe essere che per difenderci meglio ed essere meno vulnerabili si dovrebbe operare preventivamente evitando il formarsi in Europa di “consistenti comunità islamiche”. A mali estremi, insomma, estremi rimedi ?  Mi par già di sentire l’obiezione secondo cui la gran parte di islamici che vivono in Europa sono ben integrati e solo una piccola percentuale è integralista e  potenzialmente  terrorista. Sarà anche vero, ma se questa piccolissima percentuale di fanatici (che poi magari così piccola non è) è in grado di compiere delle stragi inimmaginabili come quella che stava per compiersi o quella dell’11 settembre, allora prima o poi il problema della crescente e apparentemente inarrestabile e irreversibile “islamizzazione” dell’Europa  – con tutte le sue conseguenze – dovrà pur porsi.

Perché nessuno può negare che da qualche decennio è in atto da parte del mondo islamico la conquista dell’Europa, che già ora taluni definiscono Eurabia.  Una conquista portata avanti  soprattutto con l’immigrazione e la prolificità. Già nel 1974, dinnanzi all’Assemblea delle Nazioni Unite, il politico algerino Boumedienne (protagonista della guerra d’indipendenza e autore del colpo di Stato che nel 1965 esautorò il presidente Ben Bella) disse  : “Un giorno milioni di uomini abbandoneranno l’emisfero sud per irrompere nell’emisfero nord. E non certo da amici. Perché vi irromperanno per conquistarlo. E lo conquisteranno popolandolo coi loro figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria”. Un concetto, questo, ribadito qualche mese fa anche da Gheddafi in un pubblico discorso. E allora, di fronte a una conquista pianificata e che sempre più spesso fa leva sul ricatto della paura (vedi attentati di Madrid e Londra, uccisione di Theo van Gogh, taglia sulle teste dei vignettisti danesi), o si reagisce o si subisce.

Anche il nostro piccolo Paese non sfuggirà a questa tendenza, come del resto si può  dedurre leggendo l’ultimo rapporto sulla sicurezza interna pubblicato sul sito internet dell’amministrazione federale. Recentemente i nostri servizi segreti hanno sventato un attentato a un aereo della compagnia israeliana El Al a Ginevra. E che dire di quei quattro individui che nei giorni scorsi – come si è letto sul Giornale del Popolo  del 10 agosto – distribuivano tranquillamente sul lungolago di Lugano dei volantini “di probabile matrice turco-islamica” contro la Bibbia e la fede cristiana ? Chi avesse osato fare una cosa del genere contro Allah e il corano, qui da noi sarebbe stato denunciato per razzismo e nei Paesi islamici sarebbe forse stato linciato. Evidentemente certi integralisti si sentono sempre più forti e sempre più protetti. E v’è da temere che questo sia solo l’inizio…


Giorgio Ghiringhelli, Losone

Relatore

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  • Da piu` di 500 anni le regole e le teorie di un vecchio sceicco arabo e le
    interpretazioni abusive di generazioni di religiosi sporchi e ignoranti hanno fissato, in Turchia, tutti i
    dettagli della vita civile e penale. Essi hanno regolato la forma della
    costituzione, i minimi fatti e gesti della vita di ogni cittadino, il suo cibo,
    le ore di veglia e di riposo, il taglio degli abiti, quello che imparano a
    scuola, i costumi e le abitudini e perfino i pensieri piu` intimi. L’islam questa teologia assurda di un
    beduino immorale, e` un cadavere putrefatto che avvelena la nostra vita.

    Atatürk Mustapha Kémal

    Fondatore
    e primo presidente della repubblica Turca (1881-1938)
    Se lo diceva lui che l'Islam lo conosceva bene !!
    Il problema e` che la situazione non fa che peggiorare e i governi Europei con la scusa del razzismo ( perche` l'islam non lo e` con chi non e` mussulmano o con gli apostati?) del buonismo e di tante altre fregnacce non solo non fanno nulla ma addirittura proteggono questa gente.
    Comunque bravo Ghiro continua cosi.
    Se farai un'iniziativa per proibire il Corano/Mein Kampf , la fonte di tutto l'odio dell'islam , ti appoggiero` pienamente.
    Enrico

  • A quanto pare Ghiringhelli non sa far di conto, vediamo un po' il direttore dell'ENAR Michaël Privot,su euronews cosa dice:

    “I rapporti di Europol sulla minaccia terroristica, dal 2006 in poi, mostrano che su 2150 attentati in Europa, lo 0,5% è stato commesso da fondamentalisti islamici. Tradotto in numero , vuol dire 10 attentati.
    La cosa importante è vedere le risorse utilizzate per controllare questa minaccia.
    In verità il 50% dei mezzi del controterrorismo in Europa sono stati utilizzati per questa minaccia che è pari allo 0,5% .
    Come giustificare questa sproporzione tra minaccia reale e mezzi messi in campo?
    Bisogna considerare il contesto politico, dopo gli attentati di Londra e Madrid: i politici vivono nel timore di un attentato che possa avere luogo nella propria circoscrizione e quindi non fanno economie per dimostrare che tengono tutto sotto controllo.
    Bisogna considerare anche il contesto economico, il controterrorismo, in modo particolare quello rivolto a fronteggiare la minaccia del terrorismo islamico ha creato centinaia di migliaia di posti di lavoro, sia nel settore pubblico, forze dell’ordine, servizi di sicurezza, ma anche per le aziende private, che beneficiano di questa manna, in un contesto in cui il musulmano è visto come l’altro, il diverso la minaccia per i nostri valori e la nostra civiltà.
    Bisogna poi analizzare l’impatto su comunità e gruppi.
    Oggi possiamo dire che le minoranze sono vittime due volte di questa situazione.
    In primo luogo perché diventano il capro espiatorio di una società maggioritaria, diventano il problema.
    In secondo luogo, vista la sporporzione di mezzi, i musulmani sono spesso vittime di controlli severi da parte delle forze dell’ordine.
    In terzo luogo, visto che le forze dell’ordine, almeno la metà degli effettivi, si concentrano nella lotta contro il terrorismo islamico, che rappresenta solo una piccolissima parte, non si occupano di minacce più gravi come il terrorismo di estrema destra che ha recentemente colpito la Germania e l’Italia e di cui sono vittime le comunità musulmane, come i neri, i rom e gli ebrei.
    Bisogna far lezione di questo stato di cose, recuperare il buon senso e cambiare radicalmente la politica a livello europeo e dei singoli stati”.

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