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Norman Gobbi su sfera privata e sicurezza nazionale

Nell’edizione di sabato del Corriere del Ticino, prendendo spunto dallo scandalo delle intercettazioni telefoniche negli Stati Uniti, il Consigliere di Stato Norman Gobbi parla del “sottile equilibrio tra la garanzia della protezione della sfera privata e la tutela della sicurezza nazionale”.

Un sottile equilibrio che Gobbi pone al centro dei rapporti fra cittadino e Stato : “In uno stato di diritto fondato sui principi delle libertà fondamentali è giusto porsi l’ardua domanda quando un principio debba prevalere sull’altro. A volte rispondere può rivelarsi un dilemma.
In questi casi il cittadino si interroga in che misura egli è disposto a difendere la sfera privata, quando ciò potrebbe comportare un grave rischio per la sicurezza; lo Stato, da parte sua, si vede confrontato con il complesso compito di ponderazione degli interessi in gioco per stabilire se la situazione è tale da giustificare una limitazione della garanzia costituzionale ai fini della sicurezza pubblica.

(…) Il Ticino, per la vicinanza con la penisola italiana, non è al riparo da possibili attività di spionaggio industriale e di sorveglianza non autorizzate ad opera di agenti pubblici o privati esteri.
In passato si sono verificati episodi di questo genere: si rammenta la presenza di dubbie figure poi rivelatesi agenti italiani in borghese mandati sul nostro territorio per sorvegliare la piazza finanziaria ticinese oppure la controversa installazione dei fiscovelox ai valichi doganali.
Partendo dal presupposto che le libertà garantite dalla nostra Costituzione sono intangibili nella loro essenza, va comunque riconosciuto che, in casi eccezionali, di fronte a chiari interessi pubblici preponderanti esse possono venir proporzionalmente limitate dallo Stato.
Non possiamo infatti sottacere quanto evidenziato pure dai rapporti della Polizia federale e del Servizio informazioni della Confederazione sulle minacce e i rischi: in Svizzera sono attivi gruppi con orientamenti estremisti le cui attività costituiscono una minaccia per i cittadini e lo Stato.
È quindi un bene poter monitorare nell’interesse collettivo questi movimenti affinché potenziali pericoli vengano identificati per tempo, in modo da evitare conseguenze difficilmente tollerabili (…)
Esempi non mancano: dai processi contro gli ecoterroristi, alla bomba contro i centri di competenza nucleare ad Olten, alle incursioni contro il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli – ospite a Lugano – che si occupa delle procedure penali contro i gruppi violenti dei «no TAV», senza dimenticare le formazione di estremisti ideologici pronti alla violenza.

La complessità della questione e il conflitto tra le libertà fondamentali non permettono di giungere ad una risposta generale ed uniforme al dilemma sull’equilibrio tra garanzia della sfera privata e sicurezza. In ogni caso è un dovere dello Stato mettere in atto tutte le misure consentite dalla legge per preservare la comunità da minacce che possano minare la stabilità economica e istituzionale e l’unione politica e sociale.”

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Redazione

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