Come si fa a battezzare un virus? E’ la domanda che si pone il magazine Pacific Standard, constatando la varietà di nomi associati ai nuovi virus.
La questione sorge ogni volta che appare un nuovo virus mortale : “30 anni fa, quando era apparso l’HIV, il virus dell’immunodeficienza umana, era stato chiamato “sindrome gay”, in inglese GRID, gay-related immune deficiency, il che aveva portato a parlare di “peste dei gay”.
Si è dovuto aspettare che diventasse evidente che il virus contagiava anche gli eterosessuali e gli emofiliaci per sostituire GRID con HIV, Human Immunodeficiency Virus.
Un altro caso celebre è il virus H1N1, anche conosciuto come virus dell’influenza suina. Nel 2009 l’Organizzazione mondiale della sanità lo aveva definitivamente battezzato influenza A H1N1.
“Influenza suina è un termine problematico per Israele – scriveva il quotidiano francese Le Figaro : “In ebraico influenza suina si traduce come influenza dei maiali. Ora nella religione ebraica i maiali sono animali impuri. Per non dover pronunciare il loro nome, il vice ministro israeliano della sanità, l’ultra ortodosso Yaakov Litzman, ha adottato il termine “influenza del Messico”.
“Influenza del Messico è una terminologia offensiva – aveva replicato l’ambasciatore messicano a Parigi Carlos de Icaza – Il suo utilizzo discrimina l’immagine di un paese che lotta in maniera rapida e efficace per evitare la propagazione di questo virus e la cui strategia è stata riconosciuta valida da parte di diversi Stati e organismi quali l’OMS e l’organizzazione panamericana della salute (…) Perchè prendere di mira il Messico? Non lo accetto. Il virus è iniziato anche nell’America del Nord, non solo in Messico.”
Come fanno le organizzazioni internazionali a dare un nome a un virus? Raoul de Groot, direttore del gruppo di studio dei coronavirus spiega : “Chiaramente, dare un nome a un virus e a malattie a seconda dell’etnia e dello stile di vita è potenzialmente stigmatizzante e offensivo, dunque inaccettabile.
Tutte le parti in causa sono coscienti del carattere sensibile delle denominazioni geografiche e dunque la questione viene ponderata con prudenza.”
(Slate.fr)
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