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Egitto. Potere di transizione all’esercito. Islamisti sotto sorveglianza

Dopo il divieto di lasciare l’Egitto, mercoledì sera il presidente egiziano Mohamed Morsi è stato assegnato agli arresti domiciliari. Issam al Eriane, capo aggiunto del partito dei Fratelli musulmani, è stato interpellato al suo arrivo all’aeroporto del Cairo.

Il rappresentante dell’opposizione Mohamed al Baradei, il patriarca copto ortodosso Tawadros II e il grande Imam Ahmed al-Tayeb, principale autorità sunnita dell’Egitto, hanno annunciato verso le 21h30 (19h30 GMT) il programma dell’esercito, che prevede un breve periodo di transizione dopo la destituzione di Morsi.
Il campo di Morsi ha accusato mercoledì l’esercito di condurre un colpo di Stato, dopo lo scadere dell’ultimatum che ingiungeva al presidente di dimettersi per mettere fine alla grave crisi che da giorni paralizza l’Egitto.
Per motivi di difesa, l’esercito ha dispiegato filo spinato attorno alla caserma in cui attualmente si trova ancora il presidente. I blindati dell’esercito si sono posizionati attorno ai raduni di islamisti.

Il consigliere per la sicurezza nazionale di Morsi ha denunciato il colpo di Stato : “nell’interesse dell’Egitto e per una precisazione storica, chiamiamo quel che succede con il suo nome : un colpo di Stato militare – ha dichiarato Essam al-Haddad in un comunicato pubblicato su Facebook, poco dopo lo scadere dell’ultimatum a Morsi per “piegarsi alle rivendicazioni del popolo”.

L’ultimatum dell’esercito era spirato mercoledì alle 14h30 GMT. Mercoledì sera si è appreso che Morsi e diversi responsabili islamisti avevano ricevuto il divieto di lasciare il territorio egiziano.
L’esercito, impegnato in discussioni con responsabili dell’opposizione e dignitari religiosi per tentare di far uscire il paese dalla peggior crisi dalla caduta di Hosni Mubarak nel febbraio 2011, ha promesso di rilasciare presto una dichiarazione.

Accusato dai suoi detrattori di voler instaurare un regime autoritario a vantaggio dei Fratelli musulmani, allo scadere dell’ultimatum aveva scritto in un comunicato di “formare un governo di coalizione e di consenso per organizzare elezioni legislative.”
Martedì sera aveva respinto l’ultimatum dell’esercito e affermato che non si sarebbe piegato a nessun “diktat”. Aveva anche categoricamente rifiutato di lasciare il potere, mettendo in avanti la legittimità conferita dalla sua elezione, vinta democraticamente un anno fa.

Redazione

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