Cult – Quattro giorni d’inferno a Lugano – di un professore*** (assai) irritato

*** Nome noto alla Redazione. Non si tratta del prof. De Maria

Recentemente Lugano ha subito per quattro caotici giorni l’invasione delle Harley Davidson. Il traffico era bloccato, chi dipende dall’auto per spostarsi da casa al lavoro faceva ore di colonna e gli autobus arrivavano quando potevano, senza orari.

L’Harley Davidson è una motocicletta molto costosa, l’assicurazione poi è forse ancora più costosa. C’erano pochi giovani tra i cultori di questo mostro rombante, prevalevano i cinquantenni e sessantenni che si possono permettere costosi giocattoli. Dai caschi pendevano ciocche di capelli bianchi e s’ergevano folte barbe e pizzi bianchi. Un convegno di geronti?

Certamente amano fare rumore, il throttle del motore deve dare un formidabile senso di potenza e certamente ricevono una forte soddisfazione personale dal rumore che producono (sono macchine rumorosissime); e realizzano il sogno di attirare attenzione. Un normale infantile senso psicologico, Jung lo definirebbe processo di individualizzazione.

Dimenticavo di menzionare che anche i parafernalia del culto sono costosissimi: caschi, giubbotti e tutto il resto e poi che gli addetti a questa religione amano il rumore dell’alta velocità e per non rallentare, bruciano i semafori rossi, mettendo in pericolo i passanti che osano attraversare col verde.

I luganesi che passano l’estate in città si lamentavano, ma si sa, sono anche un po’ masochisti e tollerano quello che può portare benefici economici alla comunità: ristoranti, alberghi e alcuni negozi e chissà che altro o altri hanno avuto dei vantaggi. I nostri municipali s’erano rifugiati in montagna. Perciò, tranquilli, rivedremo i geronti delle H.D. regolarmente ogni tre o quattro anni.

Relatore

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