La tomba è stata trovata negli scavi per un cantiere edile vicino a Gliwice, in Polonia, sarebbe il sepolcro di presunti vampiri.
Vi sono sepolti diversi scheletri di esseri umani decapitati, con il cranio tra le gambe: un trattamento rituale che in passato, nei paesi slavi, era riservato a chi era sospettato di vampirismo. Si credeva infatti che un cadavere con la testa mozzata non potesse risorgere dalla tomba.
Non è la prima volta che gli archeologi si imbattono casualmente in pratiche di sepoltura che dovevano scongiurare il ritorno tra i vivi dei cadaveri.
Negli anni Novanta l’archeologo Hector Williams e i suoi colleghi scoprirono, in un cimitero risalente al 19esimo secolo sull’isola greca di Lesbo, uno scheletro di maschio adulto con il corpo ancorato alla terra. Chi lo aveva sepolto gli aveva conficcato chiodi di ferro lunghi 20 centimetri nel collo, nell’inguine e nelle anche. Il cadavere si trovava all’interno di una pesante bara di legno.
È chiaro che si temeva che l’uomo potesse scappare dalla tomba.
Di recente una squadra di archeologi guidata da Matteo Borrini, antropologo forense dell’Università di Firenze, ha riportato alla luce una sepoltura di presunti vampiri a Lazzaretto Nuovo, un’isola della Laguna Veneta.
Il corpo apparteneva a una donna anziana, sepolta con un mattone nella bocca. Una forma di esorcismo un tempo praticata in Italia sulle persone sospettate di essere vampiri.
(Testo e foto : National Geographic.it)
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