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Raoul Ghisletta sull’arma a doppio taglio della liberalizzazione economica

La Svizzera è uno dei Paesi più ricchi al mondo, scrive sul Corriere del Ticino di mercoledì 7 agosto il consigliere comunale di Lugano Raoul Ghisletta.

“Nel 2010 era al quarto posto come prodotto interno lordo – prosegue – per testa di abitante: 83.000 dollari a testa all’anno (…)
La Svizzera fortunatamente (…) se sta bene è anche perché, contrariamente a molti Paesi europei, non ha subito praticamente guerre negli ultimi due secoli (…) non è nemmeno in guerra economica e non rischia di perdere la propria indipendenza (…)

La Svizzera per contro sta vivendo una rivoluzione economica a tratti dolorosa per molti cittadini, che è quella della liberalizzazione economica europea e mondiale.
A partire dalla seconda guerra mondiale in Europa le classi dominanti hanno voluto liberalizzare l’economia e rompere le barriere protezionistiche dirette e indirette che esistevano nei vari Stati: dazi, norme di sicurezza e igiene, norme per proteggere i produttori locali, limitazioni all’esportazione dei capitali, limitazioni al diritto di lavorare all’estero e di risiedervi, restrizioni all’acquisto di beni immobili, monete diverse, ecc.
Condizioni che esistono in parte ancora in Svizzera, ma che vengono demolite mano a mano dagli accordi di libero commercio e di libera circolazione di capitali e persone.
La Svizzera promuove la liberalizzazione economica e in queste settimane ha concluso un accordo di libero scambio persino con un Paese lontano, potente e antidemocratico come la Cina, senza che molti si lamentino.

(…) La libera circolazione delle merci ha portato ad un ridimensionamento della gloriosa industria svizzera, perché da noi i prezzi e i salari sono molto più alti che in altri Stati. Altri settori economici indigeni hanno invece tratto vantaggi dalla liberalizzazione, in particolare quelli tecnologici, commerciali e finanziari.
L’agricoltura svizzera invece uscirebbe distrutta dalla libera circolazione delle merci, senza forti misure di sostegno interno. Chi coltiverebbe ancora la nostra terra sottoposta ad un clima e ad una conformazione difficile rispetto ad altre regioni?

La Svizzera si è fatta promotrice della liberalizzazione, ma ne subisce anche le conseguenze negative: il Ticino è una parte della Svizzera che subisce le conseguenze negative perché il divario salariale e normativo tra Svizzera e Italia è grande (maggiore di quello tra la Svizzera da un lato e Germania e Francia dall’altro).
Oggi tuttavia tornare indietro sulle liberalizzazioni economiche è quasi impossibile: bisogna pertanto imparare a gestire le liberalizzazioni con soluzioni innovative.”

Redazione

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