Condannata in aprile per il rinvio di un nigeriano, la Svizzera aveva chiesto il riesame del caso. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha confermato la condanna.
La Corte europea dei diritti dell’uomo non intende riesaminare il caso del nigeriano la cui decisione di espulsione era valsa alla Svizzera una condanna lo scorso aprile.
Contrariamente a quanto chiedeva l’Ufficio federale di giustizia, l’incarto non verrà riesaminato.
In aprile i giudici di Strasburgo avevano giudicato che il rinvio di questo padre di famiglia, se fosse avvenuto, avrebbe violato il diritto alla protezione della sua vita privata e famigliare, garantito dalla Convenzione europea.
Padre di tre bambini, l’uomo era stato già arrestato in Germania e condannato a tre anni e sei mesi di carcere per traffico di droga.
Nel 2007 l’Ufficio delle migrazioni di Basilea campagna aveva deciso la sua espulsione. Una decisione giustificata dalla precedente condanna e dalla dipendenza dai servizi sociali, che avevano versato 165’000 franchi per aiutare lui e la sua famiglia.
Nel 2009 il Tribunale federale aveva confermato la decisione di rinvio.
Condannato a pagare 9’000 euro di spese al nigeriano e alla sua ex moglie, l’Ufficio federale di giustizia aveva deciso di sottoporre il caso alla Camera superiore della Corte europea, ritenendo che il caso sollevasse una questione grave relativa all’interpretazione o all’applicazione della Convenzione europea.
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