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Sergueï Lavrov, un Macchiavelli al servizio di Vladimir Putin

La ripresa del dialogo fra Russia e Stati Uniti permette al ministro russo Sergueï Lavrov di tornare nel suo ruolo di Mr. Niet.

Sergueï Lavrov, il fedele ministro degli affari esteri di Vladimir Putin, è l’uomo che ha modellato le relazioni internazionali della Russia negli ultimi dieci anni.
E’ lui che ha fatto fare passi avanti al dossier della Siria, fermo da mesi. Quando l’inizio dell’attacco militare americano sembrava essere questione di pochi giorni, Sergueï Lavrov si è intromesso e ha chiesto al presidente siriano di deporre le armi, perlomeno quelle chimiche.
La risposta positiva di Bashar al Assad obbliga Barack Obama a rivedere il suo calendario e a rimettersi al tavolo dei negoziati con Putin, passando sopra le incomprensioni degli ultimi mesi.

lavrovlavrovIl capo della diplomazia russa è un uomo pragmatico, che agisce di conseguenza.
Dapprima la Russia ha rifiutato di ammettere che il potere siriano detiene armi chimiche. Ma di fronte alla risoluzione americana di giungere a un attacco militare, per la prima volta dall’inizio del conflitto siriano Mosca ha fatto un passo verso gli Stati Uniti e i suoi alleati.
Chiedendo al regime siriano di disfarsi del suo arsenale chimico e di aderire all’Organizzazione per l’interdizione delle armi chimiche, Lavrov si è introdotto nei negoziati con l’Occidente e ha preso tempo. Negoziati che si annunciano difficili e il diplomatico russo potrà, nuovamente, indossare il suo abito preferito, quello di “Mr. Niet”, il signor No.

Pur essendo molto diverso da Putin, il fine e abile Lavrov ha per il presidente russo una fedeltà assoluta. Da anni la sua autonomia fa discutere. Per alcuni agisce liberamente e prende decisioni senza consultare lo Stato maggiore, per altri è un semplice esecutore tecnico che porta all’esterno la politica interna di Putin.
D’altronde, i due uomini sono in completo accordo sull’importanza della Russia nella sfera geopolitica mondiale e sulla necessità di difendere con fermezza e durezza gli interessi del paese.
Ecco perchè, forse, Lavrov non è mai andato d’accordo con Dmitri Medvedev, presidente della Russia dal 2008 al 2012, che aveva adottato un atteggiamento più conciliante verso gli avversari occidentali.
Il ministro non aveva mai digerito la decisione di Medvedev di permettere l’intervento occidentale in Libia nel 2011. Per Lavrov, questo “momento di debolezza” era stato un tradimento del principio di non ingerenza, a lui tanto caro.

L’obiettivo di Lavrov è sempre stato quello di fare della Russia un attore indispensabile sulla scena internazionale. Stando alla piega presa dal dossier siriano, al momento sembra aver raggiunto lo scopo.

(Liberation.fr)

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Redazione

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