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Crisi del gioco online, possibile soluzione nell’integrazione del mercato europeo

Tra le varie crisi che sta attraversando, l’Europa deve affrontare anche quella del gioco online. Numeri alla mano, infatti, anche questo settore è in forte contrazione: a livello europeo, negli ultimi due anni, il calo è stato addirittura del 40%.

E anche in Italia, dove i giochi sono stati visti da vari governi come una cash cow per rimpinguare le casse dello stato, il calo c’è stato, nonostante le legalizzazioni che il settore ha avuto.

In Italia il calo del gioco online viene da lontano, addirittura dal 2010, se si considera la somma del gioco legale e di quello illegale. La crescita che il settore ha avuto infatti nel 2011 e nel 2012 è dovuta maggiormente allo spostamento dei giocatori dai siti illegali a quelli con regolare licenza rilasciata dallo stato: ecco quindi che negli ultimi due anni i giocatori italiani hanno potuto accedere finalmente siti di poker, casinò legali, al Bonus Bingo william hill e ad altre opportunità che prima dovevano necessariamente ricercare nei siti non autorizzati.

Nel complesso tuttavia, il gioco online in Italia è calato e non rappresenta nemmeno una quota superiore rispetto agli altri stati: si tratta infatti del 4,4% della spesa totale per i giochi, contro una media europea dell’11%. In tutto questo, tuttavia, l’Italia rappresenta un modello legislativo per l’Europa, sia per i singoli stati, sia per la normativa comune prevista dalla Commissione Europea. Quello della crisi del gioco online è quindi un argomento importante per l’Europa, in quanto il gioco online legale è il modo più efficace per combattere il gioco illegale, quello cioè contro il quale il cittadino non ha nessuna arma per potersi difendere, né avere la certezza che si tatti di un gioco con regole trasparenti.

Il problema è che un crescente numero di operatori legali sta lasciando i mercati dei singoli paesi europei: in quanto da un lato le licenze costano, dall’altro i mercati si stanno saturando.
La soluzione potrebbe arrivare in primo luogo da un mercato comune europeo anche dei giochi.
Si pensa insomma ad una liquidità dei giochi transfrontaliera, che permetta ad esempio ad un giocatore italiano di giocare in una poker room online che comprenda anche spagnoli, francesi e tedeschi. Questo sarebbe il metodo migliore per superare la saturazione dei mercati nazionali, che fanno disinvestire gli operatori legali.

Un altro fronte, è quello di affrontare il problema dei social games: questi, nelle applicazioni di gioco per Facebook o per mobile, nascondono in certi casi forme di azzardo che aggirano facilmente le leggi sui giochi e stanno causando una emorragia di giocatori dalle sale da gioco legali, verso queste applicazioni.

Di questo, se ne discuterà a Bruxelles il prossimo 17 ottobre, nella conferenza “Social Gaming & Gambling: Threat or Opportunity”.

Redazione

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