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I liberali e il complesso della mucca – di Filippo Contarini

Offriamo oggi un nuovo valido avversario al maître à penser del capitalismo (saggio) e della non-ingerenza (dello Stato) Tito Tettamanti, che ha innescato il dibattito. Filippo Contarini è un giovane intellettuale socialista, giurista di formazione, che attualmente studia e opera presso l’Istituto svizzero di Roma.

Io però – tanto per contrastare (rompere) – avvertirei l’opinionista: ricordati dell’Ottantanove. Il problema è che io alludo al 1989… mentre lui penserebbe, quasi certamente… al 1789!

Pubblicato nel Corriere del Ticino il 24 ottobre.


“Ingerenza dello Stato nei salari?” è la grande domanda che si pongono i liberali guardando con un filo di angoscia l’iniziativa “1:12 per salari equi” lanciata dalla Sinistra. Andremo a votare il prossimo 24 novembre, 5 anni dopo la penosa richiesta di aiuto allo Stato da parte di UBS. È chiaro: lo Stato fa comodo solo quando deve pagare, quando lorsignori si trovano coi piedi per aria.

“Lo Stato non deve immischiarsi nell’economia”. È così che questo partito ragiona sin dall’Ottocento. Slogan vecchi per una politica vecchia. Il problema è che ci sono poche persone che si fan gli affari propri, si aumentano i loro stipendi e contemporaneamente tagliano, esternalizzano, licenziano, limitano la libertà sindacale. Poi quando le cose van male chiamano lo Stato tutti preoccupati. Viva il libero mercato!

Continuare a ragionare nei termini liberali è sbagliato. La loro strategia ha portato evidentemente a un fallimento, a causa delle scorribande di questi grandi capitani di impresa lo Stato ha dovuto inondare di soldi i mercati finanziari e i cittadini ora devono pagare lo scotto dell’incertezza sociale (dumping salariale, affitti in ripidissima ascesa, riduzione delle prestazioni sociali, …).

Ci sono varie iniziative in cantiere per mettere finalmente un freno alle assurdità liberali. L’obiettivo generale è chiaro: lo Stato, la collettività, è stato messo da parte per troppo tempo. Lo Stato deve essere un partner che aiuti a dare ordine e armonia nelle questioni sociali, fra cui anche l’economia. Non si tratta invece di avere uno Stato-mamma, o meglio uno Stato-mucca, come hanno voluto i liberali con il caso UBS.

Andiamo sul concreto e osserviamo bene cosa chiede l’iniziativa “1:12 per salari equi”. La norma costituzionale è semplice, l’obiettivo è che il salario massimo che la ditta paga ai suoi manager non deve essere superiore di 12 volte rispetto quello minimo. Chiaramente si parla di salario orario, quindi ad esempio se una ditta paga 20 franchi all’ora all’impiegato, al top-manager potrà dare al massimo 240 franchi all’ora. Che in momenti lavorativi intensi diventano rapidamente 3’000 franchi al giorno. Non bastano?

Facciamo attenzione. Non si tratta di fare i conti in tasca alla gente. Non si tratta di facile moralismo. L’iniziativa “1:12 per salari equi” è piuttosto un tassello di una questione molto più ampia e molto più complessa. Dobbiamo riprendere le redini di questo cavallo imbizzarrito (l’economia liberale di oggi), allora tematizziamo anche i salari minimi, la fiscalità dei supermilionari, la questione delle eredità, la tassazione dei dividendi, il rispetto dei diritti umani da parte delle imprese, il controllo degli abusi sul posto di lavoro, la parità salariale, la libertà sindacale. Insomma, tutto il necessario per un’economia che garantisca il benessere della collettività e non gli sfizi di pochi.

Facciamo questo primo passo e accogliamo l’iniziativa “1:12 per salari equi”. Il secondo passo sarà vegliare sul nostro parlamento e aiutarlo. Bisognerà rinforzare e rivedere l’AVS, la fiscalità, il codice delle obbligazioni, le leggi sul lavoro. E i liberali si inventeranno mille scappatoie. Siatene sicuri: faranno di tutto per continuare a garantire i milioni ai top-manager.

La situazione che abbiamo davanti è difficile. Per usare una metafora, assomiglia un po’ alla casa devastata dal figlio adolescente lasciato solo durante il fine settimana. Il monello ha fatto festa con gli amichetti di mezzo quartiere, immaginate la faccia dei genitori al loro ritorno. Ecco, cosa fare ora lo sappiamo bene: il figlioletto (i liberali) in castigo, noi scopa in mano e tanto, tanto olio di gomito.

Filippo Contarini


Relatore

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  • Che il cosiddetto neo-liberismo abbia fallito è innegabile, giungendo ad eccessi non più tollerabili: ricchezza ingiustificata per pochi, impoverimento per troppi. Il socialismo, quando è giunto al potere (Unione sovietica, Cina, Laos, Cuba ecc.) è fallito lasciando un centinaio di milioni di scheletri negli armadi, ricchezza ingiustificata per la nomenclatura (un esempio quasi ridicolo: lo ricordate il D'Alema della barca a vela da 14'000 euro al mese?) e povertà e schiavitù civica per gli altri.
    Il problema vero non è quello dei sistemi di gestione politica: è quello della cupidigia, della brama di potere e della debolezza delle strutture etiche e intellettuali del singolo cittadino. Sulla base di quanto conosciuto della storia umana da 10'000 anni in qua ho motivo di credere che sia un problema insolubile, o se preferisce, caro Contarini, risolvibile solo con adeguata ippoterapia.

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