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Una Svizzera diversa, per chi e per che cosa? – di Iris Canonica

A tutti gli interessati segnalo il sito http://www.protezione-sfera-privata.ch/. La raccolta delle firme a sostegno dell’iniziativa omonima è in corso. Nel Comitato per il Ticino figurano: Fulvio Pelli, co-presidente, e Roberta Pantani Tettamanti, membro. (fdm)

 

Prendo spunto da un contributo dell’avv. Tito Tettamanti (CdT del 6 settembre 2013) che poneva il quesito sull’eventuale necessità, perorata da alcuni gruppi politici e associazioni, che generalmente si rifanno al cosiddetto “altermondismo”, di cambiare nella sostanza e nella sua struttura il nostro Paese. In nome di un progressismo unidirezionale, certe iniziative-come quella 1:12 (in votazione a fine novembre) , volta a livellare le retribuzioni all’interno delle aziende- mirano a stravolgere un sistema che, pur con i suoi limiti, nel tempo ha contribuito a dare un diffuso benessere e un’elevata competitività economica al nostro paese.

Queste e altre iniziative, provenienti anche da aree fra loro profondamente diverse, concorrono ad erodere il nostro sistema basato su importanti libertà e doveri individuali, elementi basilari delle democrazie liberali,seppur stemperati negli ultimi tempi. A certi gruppi politici e di pensiero questa nostra Svizzera non piace proprio più!

Voler mantenere la propria autonomia, difendere la sovranità e le prerogative del paese (abbiamo visto ultimamente la portata degli attacchi sferrati alla Svizzera da UE e Stati Uniti in materia fiscale e finanziaria ), voler restare al di fuori di un’area poco democratica come l’UE ed esprimere il proprio rifiuto a forme di omologazione globali che inficiano le democrazie non sono “à la page” anche per una parte rilevante della classe dirigente.

Chi non condivide questo “bisogno di cambiamento” rischia inoltre di essere tacciato di populista, un marchio , per i più, ritenuto delegittimante. A me, invece, come a tanti Svizzeri, questa Svizzera piace ancora! E ci rammarichiamo che la cultura politica si sia un pochino sfaldata. Ci rammarichiamo, ma non ci allineiamo pedissequamente al cambiamento. Vogliamo capire i cambiamenti e salvaguardare il modello svizzero, un modello vincente. La nostra è un’economia aperta, che guarda con successo oltre i confini di un’Unione Europea in declino, e i risultati a livello di competitività internazionale sembrano proprio darle ragione. E allora cosa deve cambiare?

Non sono i valori e le prerogative che hanno fatto grande il nostro Paese a dover cambiare, anche se le sfide in essere ci impongono delle attualizzazioni e dei miglioramenti; a dover cambiare è semmai una certa classe politica ancorata a schemi obsoleti e, di fatto, priva di leadership e di visioni strategiche. Inoltre, il nostro sistema di rappresentanza mostra ormai forti limiti, anche a causa di un’Assemblea federale irrispettosa della volontà popolare e di un debolissimo Esecutivo federale che annovera al suo interno membri che non hanno i numeri (per la mancanza di consenso popolare) per sedere nella stanza dei bottoni, che sembrano essere in balìa degli eventi e sempre pronti a cedere alla pressioni esterne.

Se guardiamo ai Paesi a noi vicini, il nostro modello di società appare ancora vincente in termini di libertà individuale, solidarietà, democrazia effettiva, benessere e successo economico , ma questa posizione non è garantita all’infinito e quanto visto negli ultimi anni ci impone delle riflessioni. A cominciare dalle nuove forme di governo mondiale, instaurate dai G7, G20 e via discorrendo, organismi che, oltre a non disporre di una vera legittimità democratica, stanno annullando la dignità dei Paesi sovrani e l’uguaglianza dei popoli.

Questa nostra posizione va preservata e valorizzata: alla Svizzera non servono cambiamenti sostanziali nella struttura e nel modello di società, servono persone e approcci diversi per far fronte alle sfide interne e soprattutto esterne, in un mondo che si trasforma rapidamente. Persone e strategie che spesso sembrano mancare.

Iris Canonica

Relatore

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