A Kiev, capitale dell’Ucraina, l’uccisione di due manifestanti da parte delle forze dell’ordine, nella notte fra martedì e mercoledì, ha dato il via a nuovi, violenti scontri tra manifestanti e polizia attorno alla sede del Parlamento.
In Piazza Maidan, la piazza principale di Kiev, molti parlano di un imminente attacco in forze della polizia, assistita dai mezzi blindati dell’esercito, per evacuare tutti i manifestanti.
In caso di assalto, il timore di un bagno di sangue è reale ma i manifestanti sono determinati a non abbandonare le loro postazioni.
Dopo settimane di proteste, le nuove leggi repressive votate il 16 gennaio – che prevedono un arsenale giuridico destinato a far tacere la contestazione nelle strade e su Internet – sono entrate in vigore martedì 21 gennaio a mezzanotte.
Per i manifestanti, decisi a far destituire i parlamentari, colpevoli secondo loro di aver adottato queste leggi, le nuove disposizioni marcano la virata autoritaria del presidente Viktor Ianoukovitch. Mercoledì pomeriggio Ianoukovitch ha incontrato alcuni dirigenti dell’opposizione per tentare di trovare un’uscita dalla crisi.
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