Il presidente iraniano Hassan Rohani e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si sono presentati sulla tribuna del World economic Forum di Davos senza riuscire a trovare un punto d’incontro, in particolare sulla Siria.
Giornata storica giovedì 23 gennaio al WEF di Davos, dove il presidente iraniano e il premier israeliano si sono espressi a poche ore d’intervallo, parlando soprattutto della crisi in Siria.
Primo a prendere la parola, Hassan Rohani ha dichiarato che la miglior soluzione per la Siria sarebbe organizzare elezioni libere e democratiche.
Rohani, che non è stato invitato alla conferenza di pace che si apre domani a Ginevra, ha giudicato la situazione nel paese “miserabile” a causa dei terroristi che uccidono degli innocenti.
Benjamin Netanyahu ha replicato che “le parole cambiano, ma non gli atti” e che l’Iran è il nemico di Israele e di diversi paesi arabi : “Non sono rassicurato da quello che ho sentito questa mattina. Il discorso del presidente Rohani non ha alcun legame con quello che succede nella realtà […] Rohani afferma di opporsi all’intervento militare in Siria? Suona bene, ma è falso. L’Iran arma Hezbollah e manda le sue milizie a massacrare la popolazione siriana”.
Nel suo intervento il presidente iraniano ha anche voluto rassicurare sul dossier nucleare, affermando che l’Iran non ha mai voluto avere una bomba atomica e nemmeno la vorrà in futuro. Poi ha qualificato l’accordo concluso a Ginevra sotto l’egida dell’ONU come uno sviluppo maggiore.
Invece per Netanyahu l’arma nucleare iraniana e i Fratelli musulmani sono due minacce affrontate simultaneamente dallo Stato ebraico e dai paesi arabi vicini : “Israele potrebbe trovare sostegno presso questi paesi, perchè un partenariato sarebbe efficace per contrastare questi pericoli.”
(Fonte : rts.ch)
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