Che cosa accade se 6 raggiungono un accordo e 1 “si chiama fuori”? Per rispondere a una simile domanda un modesto bachelor in psicologia basta e avanza. Tutta l’attenzione si sposta sul dissenziente.
Ed è stato il caso dell’on. Lorenzo Quadri, che ha fatto sapere in giro di avere votato contro l’innalzamento del moltiplicatore all’80%. “Fino al 75%, anche al 76% arrivavo… stringendo i denti. Quando però è stato proposto l’80, ho detto no”. “Al 76% avremmo avuto l’unanimità del Municipio!” ha concluso raggiante il Sindaco.
Prevedibilmente affollata e prevedibilmente lunga la conferenza stampa odierna dell’Esecutivo luganese. Tutti presenti con eccezione dell’on. Michele Bertini, assente per servizio militare. I giornalisti ricevono un nutrito fascicolo irto di diagrammi e di cifre, minacciosi gli uni e le altre. Sarebbe forse coscienzioso in sommo grado fornire al lettore tutte le cifre, ma probabilmente anche inutile, perché egli ci si perderebbe o se ne spazientirebbe. Puntiamo dunque all’essenziale. Concetto generale: la situazione è grave, non si è (re)agito per tempo, occorrono provvedimenti incisivi al fine di imbrigliare il degrado.
Ha parlato più a lungo di tutti Michele Foletti, capo dicastero Finanze. Ha fornito molti numeri, eccone alcuni.
— In 20 anni (1993-2013) il debito pubblico è passato da 180 milioni a 561 milioni (ed era di appena 41 milioni nel 2004)
— Il grado di autofinanziamento era del 75.8% nel 2010 e del 60% nel 2011. Diviene bruscamente negativo nel 2012 e 2013.
— Gli investimenti netti sono passati da 42.7 milioni (2008) a 99.2 milioni (2013)
— È drasticamente diminuito il gettito delle persone giuridiche, da oltre 100 milioni (2007) a poco più di 60 (2013). Le banche sono passate da più di 50 a circa 15.
— Da considerare anche l’effetto delle aggregazioni. I comuni man mano aggregatisi a Lugano avevano un moltiplicatore medio dell’87%.
Il preventivo 2014
Si sono compiuti “erculei” sforzi per contenerne il deficit. Esso presenta un disavanzo di 37.5 milioni (nel 2013: 46,7). Una proiezione del luglio 2013 dava risultati assai peggiori: un disavanzo di 77.4 milioni che, tenuto conto di sopravvenuti “fattori di peggioramento”, lo proiettavano a ben 90 milioni!
A questo punto è scattata una lunga, meticolosa, estenuante “manovra di rientro”. Risultato: un risparmio di 16 milioni. Più incoraggiante la crescita del gettito generata dall’aumento del moltiplicatore: 30 milioni. Una stridente asimmetria (direbbe l’on. Quadri).
Passiamo ora all’esame del fabbisogno per dicastero. Attività sociali 84 milioni e mezzo (che pillola); Servizi Urbani 43,2; Educazione 43; Amministrazione generale 22,4; Finanze 18,8; Pianificazione, ambiente e mobilità 18,6; Cultura 12,9; Sport 7,8; Polizia 6,9 eccetera eccetera.
Per finire trovo abbastanza inutile scrivere per la millesima volta che la situazione è drammatica, che ci attendono (sono un cittadino luganese) “lacrime e sangue” (chi sarà il nostro Churchill?) eccetera eccetera. Lugano ha un futuro e, da città splendida e ambita, continuerà a guidare il Ticino. Politicamente un lungo periodo si è concluso, e lo ha fatto inanellando pochi anni confusi e affannosi. Sarebbe ingeneroso accusare, sarebbe futile recriminare.
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