SÌ o NO, ditelo a Ticinolive – di Francesco De Maria


Cari visitatori di Ticinolive,

la campagna, accanita e intensa, per una votazione di straordinaria importanza per il nostro Paese – di proposito non la nomino, per enfatizzarne la “crucialità” (si dice?) – è ormai in dirittura d’arrivo. A cinque minuti dalla mezzanotte, ma ancora in tempo!, Ticinolive ha deciso di “prendere il polso” al cittadino elettore: al “sovrano”, come si dice con forse ottimistica locuzione.

SÌ o NO

Noi invitiamo i nostri lettori a svelare il loro convincimento politico e democratico. Potranno farlo

— “incollando” un post a questo pezzo (per i blogger)

— scrivendo a cronacaticinolive@gmail.com o a francesco.demaria@bluewin.ch

— mandando un messaggio a Francesco De Maria su Facebook

Ognuno è anche sollecitato ad accompagnare il suo voto con una motivazione (benché non indispensabile). Gli spunti più interessanti e stimolanti saranno pubblicati.



Relatore

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  • Caro Francesco, sai già come ho votato (per corrispondenza) e sai anche con quale motivazione.

  • Voto No perché l'iniziativa confonde "immigrazione" da una parte e "padroncini e frontalierato" dall'altra.
    La prima è una violenza contro i residenti in Svizzera quando avviene contro la loro volontà.
    La seconda è una violenza contro aziende e privati quando pretende di conferire allo Stato il compito di stabilire chi, tra uno svizzero e un non residente (quindi un non immigrato), possa offrire un servizio a un'azienda o ad un privato.

  • Tentativo (non) del tutto immaginario di auto persuasione. Probabilmente OT.

    Un mio probabile "No" è in tutta franchezza antitetico al "No" del pensiero unico che condiziona in larga misura la vita politica anche confederata: una politica ingabbiata dal denaro. Condizionata da statistiche ammansite che parlano di un Pil che si vuole in continua crescita, di successi settoriali, di competizioni planetarie, di miracoloso sonderfall, di sistema delicato, di Paesi robusti, di altri in fallimento: il tutto finalizzato alla ricchezza dei cosiddetti vincenti. Una politica dalle sovvenzioni elettorali per niente trasparenti, concesse in funzione preventiva sotto l'influsso di un corrente lobbysmo, con la robusta presenza di parlamentari associati a diversi Consigli di amministrazione di importanti gruppi economici. Un sistema politico con azzardate derive mercantili che sono diventate ormai una ragion di stato tassativa, con la quale si scontra ogni alternativa ragionevole.

    Quindi un "No" che si distanzi pure da un europeismo di convenienza, da "quella Europa" che un valente saggista tedesco ha pure definito "Il mostro buono di Bruxelles". Come pure un “No” che si collochi anche a doverosa distanza dall'ambigua condizione recitata "secondo i bisogni dell'economia" che l'iniziativa rivela. Cioè la reale (parziale in senso lato) natura mercantile della proposta in votazione: economicismo generico e opportunistico. Che, come dimostra la realtà, non pone alcun freno alle immigrazioni economiche. Un "No" pure espresso per ragioni opposte al "No" (per esempio) di chi ritiene (ad oltranza) abusivo ogni compito regolamentatore dello Stato: dottrina urlata da affascinati sostenitori di un liberismo proporzionale al reddito.

    Pure molto diverso dal "No" demagogico di una sinistra, che da tempo non fa più cose da/di "sinistra" perché seduta su posizioni attendiste, infilata tra un'inconcludente genericità “senza confini” (lavoratori d'ogni dove... moltiplicatevi e poi si vedrà) e gli evidenti e ingestibili quotidiani squilibri salariali che una concorrenza "distorta" distribuisce a piene mani. Tutti più o meno convinti che il 2014 sarà l'anno dei contratti di categoria... per tutte le categorie: sempre lì nella vana attesa che il famigerato trickle-down porti la ricchezza in tutti i fuochi elvetici, per decreto ideologico. Senza omettere di ricordare, infine, che molti di loro si sono "riparati", preventivamente, in ambiti protetti e blindati ("riservati") dai quali si può osservare senza scomporsi il cataclisma sociale in corso. Della serie se non lo provi sulla tua pelle manco te ne accorgi.

    Un “No” infine, che ci richiami finalmente all'irrisolta e negletta questione dei migranti politici in fuga dai conflitti armati: tutti i quali hanno infinite ragioni e pienamente valide, per trovare da noi un'accoglienza urgente e legittima.

    Come disomogenee e contraddittorie potranno essere le presunte ragioni dei "Sì". Questo a dimostrazione che l'idea democentrista è talmente limitante (e nello stesso tempo generica) nella sua specifica richiesta sanzionatoria da impedire, se non le soluzioni (aleatorie), perfino un approfondimento sulle effettive cause dei disagi economici e sociali coi quali siamo pesantemente confrontati. Un'iniziativa che pare confezionata per essere respinta ma che permette tuttavia di valutare l’idem sentire nazionale, di tastare il polso, di misurare la temperatura. Un'iniziativa sondaggio che permetterà soprattutto alle lobby economiche di sapere in quale misura si possa ancora premere sull'acceleratore del capitalismo "senza frontiere". Convinto di questo, non tanto per pregiudiziale condanna ideologica, ma dalla consapevolezza che, quello che si ritiene essere il maggior partito davvero elvetico, nei momenti topici si è sempre schierato a sfavore di ogni iniziativa tendente al miglioramento salariale dei lavoratori svizzeri. Inoltre, pensandoci bene, appena si sussurra di fiscalità sui redditi alt/i (per esempio), scatta l'alt democentrista ad ogni pensabile e minimo disturbo pecuniario, per paura non tanto delle immigrazioni di massa, ma di paventate contro-migrazioni di capitale. Un capitale altrimenti ballerino non avulso dalle ricadute immigratorie elvetiche: perché lavorare in un povero contesto quando il risultato lo si può raggiungere domani a Vancouver, Shanghai oppure Zurigo?

    Negata pure una presa di coscienza del fatto che molti appartenenti alle stesse forze che voteranno "Sì" e che hanno impostato una campagna che richiama a chiusure (in una certa forma "moralistiche": prima i nostri!) e sicuramente territoriali, in altri contesti sono invece promotori di una politica che vuole i mercati "liberalmente" liberi da vincoli di territorio e perfino depositari di relativismo etico. Un’inconciliabilità insanabile. Una contraddizione che non regge nemmeno ai grotteschi tentativi di voler privatizzare totalmente (non solo l’agenda economica e... il possesso della ricchezza) ma addirittura gli spostamenti delle genti (con privatissimi lasciapassare alla Hoppe) come vuole una frangia liberista antistatalista sempre presente sui giornali. Così timorosa che una "libera" immigrazione possa annullare la tanto desiderata, totale e definitiva privatizzazione del Pianeta, da essere perfino disposta a chiedere (turandosi il naso?) un "provvisorio sostegno" allo Stato sanzionatore.

    Non mi resta che imbucare la scheda. Non del tutto convinto.

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