Ricevendo il premier israeliano lunedì alla Casa Bianca, il presidente americano Barack Obama ha esortato israeliani e palestinesi al compromesso per riavviare il dialogo e ha ritenuto possibile giungere a una soluzione fra i due Stati per risolvere il conflitto israelo-palestinese.
Dal canto suo Benyamin Netanyahou accusa i palestinesi di non aver rispettato i loro obblighi nel processo di pace.
Gettando la responsabilità del fallimento dei negoziati sul presidente palestinese Mahmoud Abbas, Netanyahou lo rimprovera di non aver accettato il riconoscimento di Israele come Stato nazione del popolo ebreo, fattore che implica la rinuncia al diritto di ritorno dei rifugiati palestinesi.
Le discussioni per la pace, riprese nel luglio 2013 dopo uno stop durato tre anni, dovrebbero portare entro la fine di aprile a un accordo quadro per una soluzione definitiva di questioni quali le frontiere, le colonie, la sicurezza, lo statuto di Gerusalemme e i rifugiati palestinesi.
Ma le discussioni non hanno fatto progressi concreti e il Segretario americano di Stato John Kerry ha fatto sapere che il termine del 30 aprile non potrà essere rispettato.
Fra due settimane Barack Obama riceverà Mahmoud Abbas, mentre i palestinesi hanno manifestato opposizione a un accordo quadro che includerebbe l’esigenza di un riconoscimento dello Stato di Israele come Stato nazione del popolo ebreo, elemento cardinale per l’accordo di pace secondo Netanyahou.
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