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A Kiev, Maïdan rifiuta di cedere le armi

Martedì il Parlamento ucraino ha votato il disarmo dei gruppi paramilitari.

Un clima di crescente tensione esiste a Kiev, capitale dell’Ucraina, fra il governo provvisorio e i gruppi paramilitari che lo scorso inverno avevano costituito il fulcro della rivoluzione contro il presidente destituito Viktor Ianukovitch.

Martedì 1. aprile il Parlamento di Kiev ha votato il disarmo di questi gruppi, che ancora sono al centro di scontri armati con le forze dell’ordine.

“Il popolo ucraino esige ordine – ha dichiarato Oleksander Tourtchinov, presidente a interim del paese – Tutti coloro che portano delle armi, ad eccezione della polizia, dell’esercito, dei servizi di sicurezza e della Guardia nazionale sono sabotatori che operano contro l’Ucraina.”

Il voto interviene mentre a Kiev una battaglia oppone un governo la cui legittimità è limitata nell’attesa delle elezioni presidenziali e una miriade di gruppi rivoluzionari.

Molti combattenti di Piazza Maïdan sono armati e la maggior parte delle armi proviene da incursioni nei commissariati nell’ovest del paese, lo scorso gennaio. Vi sono stati furti anche nelle armerie della polizia e dei servizi segreti e una parte di queste armi si trova in mano ai rivoltosi di Maïdan.

La maggior parte delle persone provenienti dall’ovest dell’Ucraina, che al momento della rivolta contro Viktor Ianukovitch costituivano il grosso dei manifestanti di Piazza Maïdan, dopo la destituzione del presidente sono tornate alle proprie case. Vi è poi stato l’arrivo a Kiev di una piccola criminalità eterogenea che si è fatta passare per un’entità post-rivoluzionaria.
La sociologia di Piazza Maïdan è cambiata. Oggi vi si vedono soprattutto persone provenienti dagli strati sociali più bassi, dalle periferie e dalle zone minerarie dell’est del paese.

Redazione

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