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Non farei un’eccezione per Arlind – di Francesco De Maria

Il direttore del Mattino della Domenica mi ha chiesto di commentare, brevemente, il caso, e io l’ho fatto. Pubblicato oggi, con altri.


Non farei un’eccezione per Arlind.

La prima ovvia ragione è che la legge dev’essere rispettata e – molto di più – non dev’essere ridotta a una burla. In certi casi speciali (come questo) un’applicazione della legge “à la carte” appare attraente, ma bisogna resistere alla tentazione.

Poi per un motivo, molto serio, di parità di trattamento. Quante persone – sprovviste di squadra di calcio, tam tam mediatico, socialisti, sindacalisti ed ecclesiastici in corteo – hanno dovuto subire una decisione a loro sfavorevole? È il silenzio che li ha “condannati”? E dunque, l’applicazione della legge dev’essere annullata perché qualcuno scende col megafono in piazza? Io dico di no.

C’è una decisione del Tribunale passata in giudicato. Detto en passant, ho esaminato il Rapporto ufficiale (molto puntiglioso ed esaustivo) pubblicato dal Consiglio di Stato sul caso Arlind Lokaj. Quante pagine! (e non sono tutte): una raffica di ricorsi di ogni genere e ad ogni livello, uno sciame ronzante di avvocati… Sembra il mondo di Grisham! Lo dico senza un briciolo di simpatia.

Infine, l’occasione era ideale per una manifestazione chiassosa. Si esalta il giovane, si impreca contro un potere “freddo, cinico e disumano”, si accarezza l’idea che alla legge… si potrebbe anche disobbedire. Diritto all’illegalità?! Qualche vecchio trombone avrà forse provato un fremito nelle ossa, una struggente nostalgia.


Relatore

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  • Bravo Professore! A questo commento ne seguirà un altro con la mia analisi sul tema in questione. Il prossimo mio commento apparirà sempre oggi lunedì. A presto.

  • Come promesso, ecco che vi scrivo il mio commento e un analisi del tutto personale sul caso 'Arlind'.
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    La cosa che in tutta questa storia da fastidio è il voler strumentalizzare, come ha ben fatto la sinistra, questo caso. E tutto questo per attirarsi un po' di bonus dagli 'indignados' della sinistra. Il caso Arlind, nella fattispecie non può che far tristezza. Un ragazzo che deve lasciare famigliari e amici (per non dimenticare la fidanzatina!). Ma, nonostante ciò, urge fare delle doverose precisazioni. Arlind è arrivato in Svizzera con un visto turistico.
    Esso gli ha consentito di stare un breve tempo 'legalmente' in Svizzera. Dopo questo visto, da parte di Arlind, è stato un grande ed imbarazzante via e vai di visti e non visti, per poter restare in Svizzera. Una situazione davvero grave. Ciò significa - e chi dice il contrari, sa che dice il falso - che questo ragazzo ha soggiornato in Svizzera per tantissimo tempo illegalmente (si parla infatti di 3 anni e mezzo di permanenza in Svizzera). Ma i comunisti, e la sinistra in generale, se ne scende in strada per dare uno schiaffo alla legge, definendola 'schifosa' e 'cinica'. Se a questi signorotti non piace la legge svizzera, non resta solo che andarsene dalla Svizzera.
    Inoltre, da non mettere in secondo piano, un altro aspetto di fondamentale importanza. Se ad Arlind fosse dato il permesso di restare in Svizzera (adesso perdi più, che si è tenuta una manifestazione per lui... senza dimenticare quella del mese di Dicembre) per tutti i ragazzi come lui che verrebbero 'giudicati' dopo il suo caso, come si agirebbe? Basta che abbiano l'appoggio dei sindacati e di alcuni esponenti politici per restare in Svizzera? Questo non è giusto. La legge va rispettata ed è la legge che dovrà avere l'ultima parola. Anche su Arlind.

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