Prendo, doverosamente citando, dal Caffè, la mia lettura prediletta. L’avv. Pierfelice Barchi, per gli amici “Peo”, già presidente del PLR, si esprime sul caso di massima attualità.
“Ma quanto ad essere al di sopra di ogni sospetto, se questa è riferita alla procedura di nomina, Barchi evita generalizzazioni: “In un Paese in cui l’ex presidente del Consiglio degli Stati si chiama Filippo Lombardi, politico non sospettato, ma condannato per falsità in documenti, reato che non è proprio una sciocchezza, pretendere di sancire il principio secondo cui il marito, o la moglie di un magistrato, debbano essere del tutto al disopra di ogni possibile rimprovero deontologico, non è condivisibile. Dipende da caso per caso. Le regole si creano cammin facendo”. Tutto il resto è solo una questione di opportunità.
Non proprio amorevole nei confronti di SuperPippo, che – dalle incertezze dei giorni bui – ha largamente “recuperato” (bisognava anche saperlo fare). Particolarmente inquietante la chiusa del Peo-pensiero: “Dipende da caso per caso. Le regole si creano cammin facendo”. Sembra il proclama che prelude a una “guerra per bande”. Chi decide quale caso è un caso degno di essere considerato un caso? Lo sceriffo John? Pinoja? Xenia? Bignasca? Quadri? Barchi? De Maria? (No, quest’ultimo no).
Ho incontrato Pierfelice alcuni giorni fa, per caso, al Pestalozzi. Ci siamo salutati e ci siamo parlati. Mi ha fatto piacere!
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