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Salari minimi – Dopo la tremenda batosta Contarini scrive ai compagni

dal blog filippocontarini.ch per gentile concessione dell’Autore

Come sempre il giovane esponente socialista è interessante e acuto. Resta, incontrovertibile, il plateale insuccesso dell’iniziativa, situatosi a livelli addirittura sorprendenti. Come farsi male…

NOTA. L’articolo è stato scritto ben prima… che arrivasse lo tsunami. (fdm)


Compagne e compagni,

come sapete sono estremamente favorevole alla lotta per i salari minimi. Ho anche scritto un articolo alla Regione sul tema, apparso alcune settimane fa. Vi scrivo oggi però perché ho trovato un dato interessante sull’annuario statistico 2010 dell’USTAT. Pagine 168-170, tabella “Salario mensile lordo – mediana”

Scorrendo i dati si scopre che di 41 settori professionali censiti

– 4 sono sotto i 4’000 CHF

– altri 8 sono sotto i 4’500 CHF

Questi 12 settori occupano circa 35’000 persone, su 141’000 occupati in Ticino, quindi il 25% della popolazione occupata. Di questi, 2/5 sono stranieri. Svizzeri toccati quindi ne rimangono solo circa 21’000. Questo vuol dire, facendo un calcolo comunque grezzo e approssimato, che 28 settori e circa il 75% della popolazione occupata in Ticino non è toccata (se non solo in minima parte) dalla nostra iniziativa sul salario minimo. (Nota metodologica: è chiaro che anche dove la mediana è più alta di 4500 ci sono lavoratori che prendono meno di 4’000 CHF. Ma è anche vero che dove la mediana è più bassa ci sono lavoratori che ne prendono di più! Quindi compenso i due fattori e tengo il dato grezzo 25%-75%).

I socialisti han fatto passare una mozione e una proposta molto interessanti al CN. Uno per i Contratti Normali di Lavoro (CNL)  e uno per i falsi indipendenti. E questo dobbiamo comunicarlo in modo incisivo. Però non sono sicuro che basti. Anzi, sono sicuro che NON basta, elettoralmente parlando. I CNL ticinesi hanno infatti già un salario minimo e coinvolgono ambiti dove di lavoratori stranieri ce n’è una barca (vendita al dettaglio, personale domestico, agricoltura…). I falsi indipendenti sono un problema, sì, ma se parliamo con la gente, quella per strada, ognuno di loro ha conoscenza di un frontaliere che lavora in regola semplicemente a meno soldi. Perché i frontalieri all’azienda costano meno anche se sono in regola.

Come dice il mio professore di diritto economico, la gente difficilmente vota per quello che è, ma per quello che vorrebbe essere. E se una persona che guadagna 4’000 CHF pensa che vorrebbe avere un salario di 6’000 CHF e sa che c’è un frontaliere che viene assunto per lo stesso lavoro a 5’000 CHF, beh, quella persona voterà Lega, perché noi, in questo momento, gli garantiamo che guadagnerà 4’000 CHF, non 6’000. A chi guadagna 6.000 CHF al mese comunichiamo che offriamo di sicuro molto idealismo. Ma il dumping ora inizia a essere pressante proprio là, dove la gente guadagna ben più di 4’000 CHF.

A questo va aggiunto, e siamo sinceri una volta per tutte, che la fascia più povera della popolazione NON VOTA e che in Europa la sinistra arranca soprattutto fra i poveri. Automaticamente gli stranieri sono un ottimo capro espiatorio politico per la destra. Dove sono allora i voti per dire sì al salario minimo?

Filippo Contarini

Relatore

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  • Dove sono i voti? Semplice la risposta, lapalissiana: nelle urne, da dove sono stati tolti e contati. Buono il ragionamento di Contarini, segno che si sta avvicinando ai 40. Chi non è socialista a 20 non ha cuore, chi lo è ancora a 40 non ha ...... non mi ricordo più cosa.

  • Non sono sempre in sintonia con Contarini, (che scrive in modo efficace e si espone) tuttavia il suo articolo dice almeno due cose sulle quali concordo. I socialisti cantonali (restringiamo il campo per brevità): a) incontrano soverchie difficoltà nel saper interpretare il target politico; b) non si curano di riflettere sui perché dei loro insuccessi. Quindi, aggiungo di mio, il popolo vota di pancia, i populisti ingannano le folle, la ricchezza ha i mezzi per sedurre. Eccetera, eccetera. Quindi la loro analisi segue la classica traiettoria infantile, cioè quella di spostare la colpa dei flop elettorali all’esterno. Mai, dico mai, una riflessione sui propri limiti. Perché? Proprio perché lo status dei socialisti nostrani è uno status di privilegiati. Quindi la difficoltà nel riconoscere i problemi che non sono (più) quelli dei propri disagi. Il socialista doc cantonale è (o è... stato) un funzionario “pubblico”, inserito in ambiti protetti, lontano dalla lotta quotidiana del lavoro precario e dell’instabilità contrattuale. Ha un concetto elitario di democrazia, in stile europeista, vale a dire quello una democrazia poco “demos” piuttosto “kratos” che dev’essere suggerita e calata dall’alto. La democrazia dal “basso” è appunto considerata solo di “pancia”. Un socialismo rinchiuso in una visione politica meritocratica, nel senso di una forma intellettuale “filtrata” dalle buone maniere, “scelta” nei ranghi del sedicente “universalismo astratto” e che possa assumere una credibilità riconosciuta. L’avversario politico è considerato come colui che non ha capito. E così all’interno della sinistra i discorsi sono ricorsivi e sterili. Inoltre -e questo è il grave- (ma è anche il il segnale dimostrativo) non è possibile interloquire con loro “in diretta” (per esempio un blog non filtrato) come questo. Impossibile varcare i confini del loro “filtro” meritocratico. Per discutere con loro devi usare un codice ideologico esclusivo, “raffinato”, altrimenti non sei ammesso. Quindi un mondo chiuso e autoreferenziale. Che questo mondo possa capire le ragioni di una sconfitta è troppo chiedere.

    • ...quindi, mi permetto di aggiungere, un socialismo vaporoso per una sinistra seduta (in parlamento e in casa propria). Se a ciò si aggiunge una carenza storica di dirigenti con le palle, il quadro risulta completo e ...finito. Biascicano teorie prese in prestito per affermare se stessi, urge buttare loro per riproporre qualcosa di serio a chi passa la vita a sgobbare (in silenzio) per salari indecenti.

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