In Libia la situazione continua a peggiorare. Mentre milizie rivali si affrontano da giorni per il controllo dell’aeroporto di Tripoli, da lunedì la capitale è nel caos a causa dell’incendio di un grande deposito di petrolio. Nel frattempo i paesi occidentali continuano l’evacuazione dei loro connazionali.
Lunedì il governo francese aveva chiesto ai suoi connazionali in Libia di lasciare subito il paese, a causa di una mancanza di sicurezza. Altri paesi europei hanno fatto lo stesso. Gli Stati Uniti avevano evacuato il personale diplomatico già la scorsa settimana.
Lunedì i governi di Germania, Stati Uniti, Italia, Francia e Gran Bretagna hanno chiesto alle Nazioni Unite di intervenire con decisione.
Gli scontri attorno all’aeroporto erano iniziati il 13 luglio dopo l’attacco di guerriglieri islamisti e di ex ribelli della città di Misrata (200km da Tripoli) che cercavano di cacciare dall’aeroporto i loro ex compagni d’armi provenienti da Zenten, nell’ambito di una lotta di influenza politica e regionale.
Gli ex ribelli di Zenten controllano l’aeroporto di Tripoli e altri siti militari e civili nella zona della capitale. Attualmente il bilancio degli scontri è di un centinaio di morti e molti feriti. La popolazione spera che il nuovo Parlamento, eletto a giugno, riesca a imporre la fine dei combattimenti.
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