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Manuele Bertoli o “quando il popolo sbaglia” – di Sergio Savoia

Dal blog www.sergiosavoia.ch
Pungente, sarcastico e godibile articolo dell’ex socialista Savoia (saranno ben contenti di essersene liberati!). Com’è intelligente Bertoli (forse meglio: “illuminato”?) e com’è stupido il popolo!

Sapete qual è il vero problema dei socialisti? (dovessero risolverlo, allora sì che saranno dolori per tutti). Non avere un popolo all’altezza delle loro potenzialità culturali.

 

Nella sua complessa e articolata allocuzione del 1 agosto, il presidente del Consiglio Di Stato, Manuele Bertoli torna sul voto del 9 febbraio per ribadire un concetto caro alla dirigenza socialista ma anche a Economiesuisse: il 9 febbraio il popolo ha sbagliato e questo errore va “corretto”.

Non solo, nel corso del suo cattedratico intervento, il presidente del governo ticinese si è spinto fino a suggerire che anche la democrazia diretta vada “corretta”, visto che (ça va sans dire) non produce sempre i risultati che il governo, il partito socialista o l’establishment si attende.

Fa un po’ specie visto che sono proprio PS e sindacati (e per fortuna!) a fare maggiore uso dello strumento. Ma quando lo usano loro, anche qui ça va sans dire” è sempre giustificato.

In queste posizioni Bertoli è in buonissima compagnia. La pensano come lui Economie Suisse e i partiti borghesi (tranne l’UdC). Il 9 febbraio non è andata secondo programma. Appena si spengono un po’ le luci della ribalta, bisognerà rivotare e mettere le cose a posto, pensano i nostri eroi.

Il ragionamento è semplice e altrettanto fallace: siccome la via bilaterale è giusta aprioristicamente, ne consegue che qualsiasi decisione popolare in senso contrario vada “corretta” (la parola è usata dallo stesso Bertoli). E non si vogliono vedere o si minimizzano i disastri provocati, per esempio al nostro cantone, dalla fantastica libera circolazione. Invece si blatera di apertura, cosmopolitismo, innovazione. Manco fossimo la Corea del Nord e non il paese al mondo con la più alta percentuale di stranieri.

A questo punto devo credere che si tratti non di crassa ignoranza ma di arrogante mala fede. Una cosa poco sorprendente. La tendenza di certe fasce politico-intellettuali a calare lezioni alla plebe non conosce sosta.

Quello che è del tutto incomprensibile è la mancanza di una qualsivoglia analisi di quel che è successo il 9 febbraio, specialmente in Ticino (del cui governo Bertoli è presidente). In Ticino 7 cittadini su 10 hanno votato no alla libera circolazione non perché sono xenofobi, chiusi o perché abbiano un “atteggiamento indecorosamente ostile verso tutto quel che proviene dall’Italia”.

Nossignore: queste sono spiegazioni comode e intrise di un sussiegoso quanto ingiustificato complesso di superiorità intellettuale.

Il motivo del voto del 9 febbraio va cercato nel fatto che una buona parte dei ticinesi teme per il proprio posto di lavoro e quello dei propri figli, per il livello del salario, per quel che succede al nostro territorio e, sì certo, anche al tessuto della nostra convivenza civile. E perché un terzo della forza lavoro affidata a lavoratori sotto pagati da oltre confine è un problema OGGETTIVO.

Rispondere a questo messaggio chiarissimo del popolo ticinese dicendo che bisogna correggere la democrazia diretta e aprirsi di più (abbiamo 1,2 milioni di stranieri in Svizzera; in Ticino un cittadino su due ha un passato migratorio – non credo lo si possa definire un paese chiuso), significa avere la testa chiusa e piena di preconcetti ideologici e intellettuali.

Dal presidente del governo, specialmente da un presidente di governo socialista, ci si aspetterebbe che scendesse tra la gente e chiedesse a loro che cosa ha sbagliato il governo (invece di fargli le predichette facilone cui purtroppo siamo abituati).

Perché qui da correggere non è la democrazia diretta ma i politici che hanno troppo spesso tradito gli interessi del paese e dei suoi cittadini a favore di una visione internazionalista miope, becera e che, per di più, fa l’interesse della peggiore economia.

Sergio Savoia

Relatore

View Comments

  • I sinistri farebbero meglio a rileggere "Die Lösung" di Bertolt Brecht che ne sapeva più di loro. Prima o poi sentiremo Bertoli e compagnia proporre di sciogliere il Popolo ed eleggerne un altro.
    Un momento, con il sostegno all'immigrazione senza freni é proprio quello che stanno facendo...

  • Gli stranieri in Svizzera non sono 1,2 mio, ma 1,8. Non mi aspetto che un Bertoli, e con lui i progressisti autoproclamatisi tali, e ancora gli intellettualodi monopolio della sinistra, scendano in strada ad ascoltare la gente.E`gente che crede di parlare stando in sella ad un destriero e non si avvede che cavalca un somaro.

      • Allora oggi, 3 agosto 2014, sono quasi 2 mio, a fine anno saranno almeno 2'015'700, tendenza in su.

  • La sinistra attuale non è un blocco monolitico, è viceversa una diaspora di mille anime sparpagliate tra le pieghe di diversi “luoghi” politici. Nel blog di Savoia c’è un bel intervento sintetico ed efficace che condivido appieno. Tradotto (molto soggettivamente) alla “mia maniera” direi che attualmente socialismo e capitalismo corrono in parallelo. Certo ci sono delle differenze motivazionali ma una certa sinistra “mediana” rappresentativa (ufficiale?) sembrerebbe condividere col capitalismo la visione “mercantile” del lavoro. Da un profilo politico l’accettazione del marasma migratorio globalizzante, benché visto da prospettive diverse è sostanzialmente accettato anche a sinistra. E qui vien fuori il ritornello onnicomprensivo, astratto (quindi demagogico) di “apertura”, condiviso assieme alle forze economiche. Che sono egemoni e interessate. Per cui le schermaglie ideologiche alla fin fine si riducono a sterili proclami. Non a caso le iniziative definite 1:12, salario minimo, reddito di cittadinanza (inattuabili politicamente) rimangono quello che dovevano purtroppo essere: dei velleitari ballon d’essai. L’ostinarsi ad attuare tale politica “apre la strada” a chi vuole disporre di masse di salariati con meno potere contrattuale rispetto a quello acquisito fino agli anni settanta. Consoliamoci, il gioco ormai è fatto: la compressione dei salari medi e la continua riduzione della protezione sociale sono gli “effetti collaterali” di un "particolare" socialismo contemporaneo.

  • Concordo con tutte le vostre osservazioni.
    Il leitmotiv dei nostri "governanti" è stato: apertura-apertura-apertura ad nauseam.
    Piu' aperti di cosi...e i cordoni della borsa piu' slacciati di cosi cosa vogliono di piu'?

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