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I cioccolatini avvelenati dell’On. Bertoli – di historicus

(fdm) “Affinché la NUOVA SCELTA POPOLARE non riproduca…”  Immaginate che si debba assegnare il premio Nobel della faccia tosta. Qualsiasi altro concorrente sarebbe irrimediabilmente tagliato fuori!

“Affinché la nuova scelta popolare”, proposta nel suo discorso del 1° agosto, “non riproduca il risultato del 9 febbraio”, l’On. Bertoli tenta di raddolcire i cittadini ticinesi (ed elvetici in generale), offrendo loro dei cioccolatini, di marca “vigorose riforme interne”, che, sottoposti ad un esame sanitario, neanche troppo approfondito, risultano, ahimè, seriamente avvelenati. Uno di questi cioccolatini avvelenati è la proposta relativa all’introduzione di un “controllo delle pigioni” o degli affitti da parte del Governo. Generalmente questo controllo consiste nel fissare gli affitti a livelli che si trovano al di sotto dei livelli di equilibrio del mercato degli alloggi.

Orbene, sorprende scoprire che il controllo degli affitti è forse il tema sul quale esiste in assoluto più consenso e meno controversia in economia! La stragrande maggioranza degli economisti, indipendentemente dal loro orientamento politico, concordano nel considerare il controllo degli affitti una politica dannosa, distruttiva e perniciosa, da non adottare praticamente in nessuna circostanza. In altre parole, esiste un ampio consenso fra gli economisti di qualsiasi orientazione politica che si manifesta in un ripudio generalizzato del controllo degli affitti come politica per il mercato degli alloggi. Ma lasciamo parlare i diversi economisti (ed altri) che coprono tutto lo spettro politico, dalla cosiddetta destra liberale alla cosiddetta sinistra socialista:

 

*          Gli affitti massimi causano un’assegnazione casuale e arbitraria degli alloggi, un uso inefficiente degli alloggi, un ritardo nelle nuove costruzioni e una continuazione indefinita del controllo degli affitti (“Rent ceilings cause haphazard and arbitrary allocation of space,   inefficient use of space, retardation of new construction and indefinite continuance of rent ceilings”)

            Milton Friedman (Premio Nobel per l’economia, 1976) e George Stigler (Premio Nobel per l’economia, 1982)

 

*          Il controllo degli affitti è una politica che si auto-perpetua e culmina nella rovina fisica degli alloggi e nello spodestamento dei proprietari per via legale (“Rent control is self-perpetuating and culminates in both the physical ruin of housing and the legal dispossession of the owners”)

            Bertrand de Jouvenel (filosofo ed economista politico francese)

 

*          L’ignoranza dei meccanismi del mercato degli alloggi da parte delle Autorità spiega la loro incapacità di condurre lo sviluppo nelle direzioni che loro stesse auspicano e desiderano (“The ignorance of the authorities about the mechanism of the housing market explains their inability to lead development in the directions they themselves desire”)

            Sven Rydenfelt (economista e scrittore politico svedese)

 

*          Il controllo degli affitti serve solamente a coloro che cercano di trarre profitto dagli altri in modo sleale e a coloro che vogliono promuovere dei cambiamenti radicali nelle relazioni fra gli individui e la Stato all’interno della nostra società (“Rent controls only serve those seeking to profit unfairly at the expense of others and those promoting radical changes in the relationship in our society between individuals and the state”)

            Charles W. Baird (professore di economia statunitense)

 

*          In molti casi, il controllo degli affitti sembra essere la tecnica più efficiente, conosciuta fino al giorno d’oggi, per distruggere una città – ad eccezione del bombardamento (“In many cases rent control appears to be the most efficient technique presently known to destroy a city – except for bombing”)

            Assar Lindbeck (professore di economia svedese)

 

*          In certe nazioni occidentali, il controllo degli affitti è stato forse il peggior esempio di una cattiva ed infelice pianificazione da parte di Governi senza coraggio e senza visione (“Rent control has in certain Western countries constituted, maybe, the worst example of poor planning by governments lacking courage and vision”)

            Gunnar Myrdal (Premio Nobel per l’economia, 1974)

 

*          Gli americani non sono stati in grado di distruggere Hanoi, ma noi abbiamo distrutto la nostra città, mantenendo gli affitti molto bassi. Abbiamo realizzato che è stato stupido e che dobbiamo cambiare politica (“The Americans couldn’t destroy Hanoi, but we have destroyed our city by very low rents. We realized it was stupid and that we must change policy”)

            Nguyen Co Thach (rivoluzionario, diplomatico e politico vietnamita; Ministro degli esteri del Vietnam, febbraio 1980 – luglio 1991)

 

Non è questo l’ambito adeguato per presentare un’analisi economico dettagliato del controllo degli affitti e dei suoi effetti nefasti. Piuttosto sarebbe uno dei numerosi temi da affrontare nella sezione dedicata ai concetti economici all’interno di un programma di educazione civica. Limitiamoci a leggere con attenzione quanto scrive Ludwig von Mises (economista austriaco naturalizzato statunitense):

“La teoria economica non dice che un intervento governativo isolato sui prezzi di uno o più beni è ingiusto, cattivo o non fattibile. Dice che un intervento di questo genere produce effetti contrari allo scopo primario, che non migliora bensì peggiora le condizioni dal punto di vista del Governo e delle persone che appoggiano questo intervento”. [“Economics does not say that isolated government interference with the prices of only one commodity or a few commodities is unfair, bad, or unfeasible. It says that such interference produces results contrary to its purpose, that it makes conditions worse, not better, from the point of view of the government and those backing its interference.”]

Purtroppo sappiamo che “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e peggior cieco di chi non vuol vedere”. Per questo è molto difficile mantenere una conversazione con persone di questo genere, come scrive Frank H. Knight (che fu professore di economia all’Università di Chicago):

“Se persone con una certa educazione non riescono o non vogliono capire che, fissando un prezzo al di sotto dell’equilibrio di mercato si produce ‘penuria’ (e fissando un prezzo al di sopra dell’equilibrio di mercato si produce ‘eccedenza’), allora è difficile pensare nell’utilità di spiegare loro qualsiasi cosa in questo campo.” [“If educated people can’t or won’t see that fixing a price below the market level inevitably creates a “shortage” (and one above a “surplus”), it is hard to believe in the usefulness of telling them anything whatever in this field of discourse.”]

Il problema è che, come diceva George Santayana (filosofo, scrittore, poeta e saggista spagnolo): “Coloro che non ricordano il passato, sono condannati a ripeterlo”.

Concludiamo con la speranza che, dovesse mai esserci una votazione sul controllo delle pigioni, i cittadini ticinesi ed elvetici, in generale, si ricordino di questa lezione di economia, insegnata dalla stragrande maggioranza degli economisti che vanno dalla destra liberale alla sinistra socialista, evitando così un ennesimo esperimento disastroso di sadismo economico.

historicus

 

 

 

 

 

 

Relatore

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  • La bella frase di Santayana l'ho letta 20 anni fa nel famigerato campo di concentramento a Dachau:
    Coloro che non ricordano il passato, sono costretti a riviverlo.

  • Per prima cosa: due terzi degli autori citati sono liberaliberisti. Hanno più o meno tutti sposato (chi più chi meno) la causa della Scuola austriaca. Quindi: fonti particolarmente parziali. Ideologicamente di parte.

    Se è pur vero che il ministro Nguyen Co Thach è stato uno degli artefici del famoso Doi Moi vietnamita, bisogna ricordare che il (anche qui parziale) successo economico in un Paese con il 60% di giovani sotto i trent’anni e con una fascia di popolazione povera pari al 50%, (quindi predisposto alla crescita a qualsiasi costo) non è confrontabile con i problemi del nostro continente.

    Siamo qui, caro historicus, a discutere di problemi di alloggio non certo per una presunta condotta affaristica immobiliare e fondiaria di sinistra.

    Ciò che ha creato i disastri immobiliari è, con ogni probabilità, la solita (scellerata) predazione del territorio a fini speculativi. Cito, per concludere, l'ultima parola di moda (triste) del mercato immobiliare: gentrizzazione. Che non è fenomeno di matrice marxista. Per cui, caro historicus… lasciamo perdere.

    • Caro kalimeta, purtroppo devo ammettere che lei è molto bravo a fare delle insalate russe; ma l'insalata russa è buona soltanto quando si è seduti a tavola e soltanto per accompagnare certe pietanze:
      1) che uno sia della scuola austriaca, non significa che non possa essere citato; anche lei, caro kalimeta, è chiaramente ideologicamente di parte;
      2) che il Vietman sia un paese con il 60% di giovani sotto i trent'anni e con una fascia di popolazione povera pari al 50%, non ha niente a che vedere con la citazione del ministro Nguyen Co Thach sul fallimento del controllo delle pigioni;

      lo stesso fallimento del controllo delle pigioni lo si può osservare, viaggiando per i paesi dell'America Latina che hanno pure loro un'elevata percentuale di giovani e di poveri.
      Cordiali saluti

      • Grazie per la cortese replica, caro contra(s).

        La ragione per la quale mi sono permesso di precisare "l’inclinazione" delle fonti è semplicemente perché “historicus” con la demagogica frase:

        (…) “si ricordino di questa lezione di economia, insegnata dalla stragrande maggioranza degli economisti che vanno dalla destra liberale alla sinistra socialista” (…)

        ci stava sbolognando furbescamente il fatto che tutto l’arco ideologico planetario sembrerebbe concorde nell’affossare il principio di controllo delle pigioni. I personaggi citati fanno parte invece (nella netta maggioranza) di una sola parte dell’emiciclo economico. È il loro (legittimo) modo di leggere il fenomeno. Mi sta anche bene, ma non facciamola diventare verità planetaria.

        Il Vietnam si è risollevato economicamente dopo il 1975 ANCHE per una particolare situazione demografica , dovuta alle pesanti perdite di popolazione civile durante i conflitti precedenti. Pure e soprattutto per la voglia di riscatto e di ricostruzione civile. L’osservazione andava letta in tale prospettiva. Non mi risulta che in America latina (a parte i sanguinosi tentativi di decimare la popolazione durante le dittature neoliberiste con l’obiettivo di imporre le ricette dei Chicago Boys) vi sia stata una situazione analoga.

        Per concludere gastronomicamente: l’insalata “russa” mi sempre stata sconsigliata a causa dei valori troppo alti di colesterolo contenuti. Poi bisognerebbe specificare (siccome “russa”) se riferita prima o dopo il 1991. Il che cambierebbe notevolmente anche il suo contenuto… ideologico.
        Cordiali saluti.

        • Mi scuso per la replica, ma la frase
          “si ricordino di questa lezione di economia, insegnata dalla stragrande maggioranza degli economisti che vanno dalla destra liberale alla sinistra socialista”

          non è poi così demagogica, caro kalimeta. Io conosco diversi (forse anche più che diversi, forse persino molti) economisti che da giovani erano marxisti, alcuni persino maoisti e poi con l'esperienza dello studio e dell'evidenza empirica sono passati ad una posizione (1) di maggior rispetto nei confronti del mercato, (2) di un certo scetticismo nei confronti delle possibilità d'intervento benefico da parte dei Governi, pur non passando oltre una posizione socialdemocratica dal punto di vista politico.

          Passando all'America Latina ed alle storie che si continuano a raccontare sui "famosi" Chicago Boys, vorrei specificare i seguenti punti:
          1) le dittature latinoamericane, tutte, quelle che hanno permesso politiche neoliberiste ed anche quelle che invece volevano trasformare il loro paese in uno stato comunista, hanno commesso atrocità e crimini contro l'umanità. Ripeto tutte, e questo non può essere negato. [Per il caso del Cile si consulti: http://www.memoriaviva.com .] Chiaro, dal punto di vista puramente numerico, c'è una differenza fra uccidere 1/3 della popolazione come ha fatto Pol Pot in Cambogia nel periodo 1875-1979, e uccidere 50'000 persone in una nazione come il Cile con 8,8 milioni di abitanti nel 1970, pari al 0.6% della popolazione. Cmq non per questo i militari latinoamericani sono stati meno colpevoli degli altri.
          2) ci sono differenze importanti: durante la dittatura in Cile sono state fatte, da parte di ministri civili (non militari!), delle riforme che hanno fatto del Cile la nazione numero 1 dell'America Latina in molti campi. Invece in Argentina purtroppo non sono riusciti a fare un bel niente.
          3) se uno si mette a consultare i siti internet delle università cilene come pure dei ministeri e della banca centrale, ci si rende conto che i cosiddetti "Chicago boys" sono e sono stati una minoranza: ci sono molti cileni molto ben formati dal punto di vista professionale ed accademico che sono tutt'altro che "Chicago boys". E bisogna riconoscere che, malgrado tutto, hanno fatto un buon lavoro. Siamo già al 6° periodo di governo dopo Pinochet con la 2.a volta che viene eletta presidente la Dott.essa Michelle Bachelet del partito socialista cileno e finora non sono state cambiate le basi fondamentali del Cile moderno introdotte dai ministri civili durante il periodo militare.
          Per finire, in quanto all'insalata russa devo ammettere che non pensavo in termini ideologici; quando mi siedo a tavola penso solamente nel cibo, cerco di mangiare quello che mi fa bene ed evitare di mangiare quello che mi fa male.
          La ringrazio per la sua pazienza.
          Cordiali saluti

        • Egregio kalimeta,

          noto che lei ha un'allergia molto spiccata nei confronti di quello che lei considera "inclinazione ideologica". Ma la frase “si ricordino di questa lezione di economia, insegnata dalla stragrande maggioranza degli economisti che vanno dalla destra liberale alla sinistra socialista” non è poi da considerarsi così ideologica; in un'inchiesta di diversi anni fa, un 93% degli economisti consultati si è dichiarato contrario ad un controllo degli affitti: appunto "la stragrande maggioranza degli economisti". Ovviamente non è "verità planetaria" poiché ci sono i restanti 7%...

          Del resto continuiamo ad aggiungere nuovi ingredienti all'insalata russa: 1) i dettagli del se e perché e come mai il Vietnam si è risollevato non c'entra per niente con la citazione di Nguyen Co Thach sul fallimento del controllo delle pigioni; quello che si può affermare - credo - è che Nguyen Co Thach non era d'ispirazione liberista; 2) lo stesso vale per gli ingredienti "America Latina", "Chicago boys": non mi metto a commentare questi elementi, perché andrebbero sviluppati piuttosto in altrettanti articoli.

          Concludo con una nota gastronomica: Quando mi siedo a tavola per pranzare o cenare, penso unicamente nel cibo e mi occupo di alimentarmi di quello che mi fa bene alla salute, lasciando da parte quello che invece mi fa male. Perciò intendevo "insalata russa" semplicemente come "piatto con molti - a volte troppi - ingredienti".

          Buona serata e cordiali saluti

          • Mi sorge il dubbio che “historicus” e “contra” abbiano molto in comune. Addirittura tutto…

            Il 93% per cento degli economisti… Che precisione! Sarebbe interessante scorrere la lista degli interpellati… E se fossero il solo il 91%! Oppure addirittura il 99%. Ovvero: presunta precisione matematica applicata a delle opinioni economiche. Ci consoliamo col fatto che opinioni economiche e astrologia sono spesso assimilabili…

            Nguyen Co Thach, (ministro degli esteri) è stato uno dei fautori della ricrescita economica vietnamita negli anni settanta ottanta. Okay. Periodo in cui in tutto il mondo economico occidentale imperavano le teorie economiche neoliberiste. Quindi nel suo peregrinare in occidente e per avere credito, doveva tener conto di questo fatto e di codeste teorie. Doveva fornire delle “garanzie” di “disciplina” per poter ricevere dei crediti. Compresa la faccenda del reddito immobiliare. Un po come fa oggi la cosiddetta “troika” con gli Stati indebitati. Poi lo dice il nome stesso Nguyen Co Thatch(er) ;-)

            Terzo. Qui la cosa si fa seria. Molto meglio non commentare i disastri delle economie latino americane d’ispirazione liberista. Bisognerebbe contare i colpi di stato fatti in nome della “libertà” (liberista) con relativa privazione della stessa (libertà) per cittadini non muniti di ricchezza accumulata. Tuttavia sono prontissimo a discuterne. Prima di tutto ciò le consiglio un libretto divulgativo dal titolo “Confessioni di un sicario dell’economia”, John Perkins.
            Buona giornata.

  • Caro “contra” desidererei concludere, da parte mia, l’interessante dibattito ringraziandola. Lo dico senza ironia perché ritengo che la sua ultima replica contenga delle verità condivisibili. A parte la conta dei cadaveri relativi alla Cambogia di Pol Pot che non ha nessuna relazione (pur essendo un fatto di indescrivibile atrocità) col nostro piccolo dibattito. Non si possono sempre giustificare i macelli delle economie di mercato confrontandoli con quelli del più bieco e superato comunismo. Che qui nessuno giustifica né condivide. Cerchiamo invece di evitare le carneficine che ci riguardano. Il che sarebbe già un enorme passo in avanti. E per fare questo dobbiamo cominciare ad ammettere alcuni “vizi” congeniti del “nostro” sistema senza nasconder(ce)lo per interessi… di mercato. Una seconda cosa. Essere contro i disastri del capitalismo (che sono infiniti e documentabili) non significa necessariamente essere comunista. Significa non riconoscersi nelle modalità utilizzate dai mercati per arrivare a concedere massimi profitti ai “raider dell’economia” escludendo (e quindi condannando all’assoluta povertà e alle guerre regionali) la grande maggioranza della popolazione planetaria. Che poi diventa migrante e raggiunge le coste mediterranee. Combattere un fenomeno come quello migratorio senza chiedersi le vere ragioni scatenanti (come fanno le destre populiste) porta ad una miope e pericolosa demagogia. Cordialmente kalimeta.

    • Caro kalimeta, anch'io vorrei ringraziarla per questo dibattito. E vorrei aggiungere che con quello che lei dice nel suo ultimo commento mi trova completamente d'accordo. Io faccio una grandissima differenza fra (1) un sistema di libero mercato che garantisce uguali opportunità a tutti e (2) un sistema che è stato chiamato "capitalismo selvaggio", un sistema di mercato corrotto da favoritismi e privilegi o come dice lei un sistema di "raider dell'economia". E ovviamente mi trova d'accordo con (1) e in disaccordo totale nei confronti di (2).
      Cordiali saluti, contra

      • Caro “contra” mi scuso per questa replica non voluta.
        Ma… ma mi sento costretto dalle sue ultime affermazioni a dover chiarire la mia posizione. Il cosiddetto “libero mercato che garantisce uguali opportunità a tutti” esiste su un piano teorico. Anzi teoretico. Non esiste un esempio che sia tale su tutta la superficie terrestre. Dal lato pratico, attualmente, esiste solo il secondo. Ci sono dei tentativi di un capitalismo (moderato?) ma come sappiamo è, appunto, moderato dallo Stato. Moderazioni imperfette che si rifanno alle teorie economiche di matrice keynesiana. Abborrite dal liberisti. Inoltre le cosiddette “uguali opportunità a tutti” sono in realtà un ossimoro. Basta “sbagliare” la zona geografica di nascita per essere tagliati fuori da ogni opportunità perlomeno iniziale. Quindi parti con un handicap determinante. C’è chi arriva perfino ad affermare che il successo in economia sottostà alla… geografia. Personalmente aggiungerei anche il contesto culturale ed economico iniziali. Un saluto cordiale.

        • Egregio kalimeta,
          ha ragione, ma si ricordi, come mi ha detto una volta un gran maestro, "siamo persone imperfette che svolgono attività imperfette in un mondo imperfetto". È vero che il “libero mercato che garantisce uguali opportunità a tutti” non esiste da nessuna parte in modo perfetto, ma è altrettanto vero che esistono intorni economici dove si è più vicini ed altri dove si è molto lontani da questo ideale. E fra i due io preferisco i primi.

          Per ora non mi sento di aggiungere altro.
          Buon fine settimana

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