Eravamo una potenza, e ora che faremo?

Il pensiero del giorno di questo ultimo giorno del secondo mese di piena estate (mai vista) va alla nostra piazza bancaria in sofferenza. Leggo nel Mattino della domenica:

“Ma i capoccioni della BSI diventata brasileira non ci avevano detto, appena lo scorso luglio, che NON ci sarebbe stata soppressione d’impieghi? E invece, ciccia! Tranquilli e beati, i vertici dell’Istituto ci vengono a dire che da ottobre spariranno ben 160 posti di lavoro, di cui 130 in Ticino! Niente meno!”

Citare il settimanale leghista non è “politicamente corretto”, lo so bene. Dargli ragione… ancora peggio.

Ricordo perfettamente che, quando annunciarono la vendita della BSI alla Pactual (non certo molto tempo fa), un alto dirigente della banca brasiliana parlò alla nostra radio con toni flautati e una voce morbida all’olio d’oliva. Non ricordo le parole esatte, ma il loro senso sì. Non bisognava avere paura, la BSI sarebbe stata valorizzata, eccetera eccetera eccetera. Io sono sempre stato un ingenuo (ed è un miracolo che con un tale tasso d’ingenuità io non mi sia mai rotto la testa) ma la mia ormai lunga vita alcune cose me le ha insegnate.

Ascoltavo, poco convinto, e dicevo tra me e me: “Vuoi vedere che finisce in una fregatura?” 130 posti sono una vera mazzata. Sarà stata una decisione improvvisa?

 

 

 

Relatore

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