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Cosa vuol fare la BSI ? – L’interrogativo lo pone l’UDC Ticino

Ricevo e volentieri pubblico questa presa di posizione, non senza avanzare una garbata critica. Diranno che sono antipatico, e pazienza. Di fronte a una situazione estremamente spiacevole un partito (nel caso presente l’UDC, ma potrebbe essere qualsiasi altro, la Lega, il PS, … …) pubblica una dichiarazione contenente concetti assolutamente inoppugnabili. Ad esempio, chi può dire che nel testo seguente ci sia qualcosa di sbagliato?

La “presa di posizione” non è in grado di smuovere le cose non dico di un centimetro, ma neppure di un micron (= un millesimo di millimetro). Che cosa si aspetta da essa il partito? Un minimo di attenzione e un minimo di consenso (o più d’un minimo, se è la giornata buona).

Alla fine ci si sente stanchi. Ma forse oggi mi sono svegliato di cattivo umore. Scusatemi. (fdm)

L’UDC Ticino, dopo aver preso atto dei 16 0 licenziamenti annunciati giovedì 28 agosto 2014 dalla Banca della Svizzera italiana (BSI), è rimasta pazientemente in attesa che la direzione dell’istituto fornisse qualche delucidazione in più sulla triste vicenda. Ha altresì aspettato che l’Associazione bancaria ticinese si chinasse sul problema e che i sindacati assumessero un ruolo più profilato nella difesa dei collaboratori. Niente di tutto questo. A distanza di quattro giorni, il silenzio regna sovrano.

L’UDC, invece, vorrebbe sapere che intenzioni e progetti ha realmente la BSI per restituire un minimo di serenità alla piazza finanziaria di questo cantone e si aspetta, quantomeno, che la direzione operi scelte consone ai provvedimenti di cui ha beneficiato nel corso degli anni.

Dopo la recente vendita al gruppo finanziario brasiliano Btg Pactual, gli svizzeri hanno il diritto di sapere se dovranno pagare l’ennesimo scotto di scelte su cui non hanno ricevuto alcuna informazione degna di questo nome, o se la manodopera indigena sarà tutelata attenendosi alle indicazioni politiche tracciate recentemente dai cittadini.

La clausola della preferenza indigena, chiesta dall’iniziativa “Prima i nostri” e, de facto, già avallata lo scorso 9 febbraio, non deve rimanere lettera morta.

UDC Ticino, on. Gabriele Pinoja, presidente

 

 

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