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Disillusi dai nostri governanti – di Enrica Pesciallo

Pubblicato sotto “Opinione” sul Corriere del Ticino

(fdm) Ho chiesto all’amica Enrica il permesso di ripubblicare questo suo magnifico articolo. Questa donna liberale dice – apertamente e con grande forza dialettica – quello che tante donne e uomini vorrebbero, ma forse non osano, dire. Cari lettori di Ticinolive, leggete questo articolo con attenzione, così come ho fatto io. Poi, se lo desiderate e ve la sentite, commentatelo liberamente.

 

Condannando le minacce che non dovrebbero mai trovare spazio nel dialogo politico, è ben difficile esimersi dal contestare le affermazioni del presidente del Governo ticinese rilasciate durante la sua allocuzione del 1° Agosto a Locarno. Pur partendo da un’analisi del passato corretta nei riguardi dei valori fondanti della nostra Confederazione, anzitutto il presidente del Governo rimprovera ai sostenitori delle ultime votazioni popolari di avere uno spirito contrario ai valori elvetici ma dimentica di analizzare l’origine dell’attuale malcontento.

Il popolo svizzero è aperto agli stranieri, che non per nulla costituiscono un quarto della nostra popolazione. E’ invece stanco dei suoi governanti, che in nome di una falsa apertura al dialogo internazionale sono pronti a cancellare tutte le nostre peculiarità, in primis la nostra sovranità e la nostra democrazia. Come si può affermare che i Ticinesi abbiano un atteggiamento “indecorosamente ostile” verso tutto quello che proviene dall’Italia”, quando l’Italia non si dimostra certo Nazione amica, mette la Svizzera sulle liste nere, non garantisce la reciprocità nell’applicazione dei trattati, non risolve ma trascina le problematiche legate agli accordi fiscali, ostacola i bus per i frontalieri e via dicendo?

Sono certa che i Ticinesi non si sentono né piccoli, né impauriti, né smarriti, né ripiegati su se stessi o senza fiducia nei propri mezzi di fronte ai Paesi europei: si sentono invece sì, smarriti e senza fiducia, ma nei confronti di quella larga parte di governanti che in nome di un personale e viscerale europeismo dimenticano di risolvere i problemi che la libera circolazione ha fatto cadere sulla popolazione ed evitano accuratamente di applicare le misure di sicurezza che il popolo chiede (grassetto della Red).

Il presidente del Governo ticinese vuole far rivotare il popolo che secondo lui ha votato male: si è forse scordato che in quanto Consigliere di Stato il suo dovere è quello di collaborare con la Confederazione per mettere in pratica ciò che il popolo – legislatore sovrano – ha deciso che è meglio per il Paese? E’ vero, caro Governo, che avete tante frecce al vostro arco per affrontare la realtà odierna marcata dall’apertura delle frontiere, ma noi siamo sfiduciati perché finora, sia a livello cantonale che federale, la sola freccia tirata a segno è quella dell’inchino servile, poco a che fare con la mitica freccia di Tell.

Per quanto riguarda la multireligiosità del Paese, quando l’oratore arriva ad abbinare il richiamo alla cristianità elvetica con un richiamo alle “presunte radici della Svizzera” (il neretto è nostro), allora è chiaro per tutti che si vuole persino travisare la storia. Eppure lo stesso Consigliere di Stato riconosce che l’alleanza dei primi Cantoni elvetici ha saputo nel tempo allargarsi e fare fronte ai conflitti interni a carattere religioso. Perché dovrebbe essere diverso oggi? Il popolo svizzero ha detto no ai minareti e alla copertura integrale del viso, ma permette i luoghi di culto e tutte le manifestazioni e tradizioni religiose che non sono ritenute contrarie ai diritti umani o al rispetto degli animali.

Infine – e solo per restare brevi – un accenno anche alle critiche alla democrazia. Se si guarda bene ai fatti, non è possibile affermare che l’uso dei diritti politici è sempre più marcato “per operazioni dal sapore propagandistico e che mina il sistema alle sue radici tradendone sostanzialmente gli obiettivi”. In realtà il popolo svizzero ha spesso seguito le indicazioni dei Governi federale e cantonale sui problemi importanti, anche quando molti già preannunciavano insuccessi di determinate leggi o accordi. Ma il popolo sa anche rimettere le cose a posto e intervenire, laddove i governanti invece cincischiano e si dibattono nelle spire della burocrazia e del politically correct o delle accecanti e personali mire europeistiche.

E se per la prossima votazione auspicata dal Consigliere di Stato entro i tre anni di tempo non saranno eliminate le black list, non saranno risolti i problemi di traffico e di alloggi generati dalla libera circolazione, non sarà garantita la formazione adeguata degli svizzeri in quei settori per i quali si prende la scusa costante che non abbiamo manodopera locale (basti pensare al settore sanitario o a quello dei docenti) e non sarà stata fatta chiarezza su come e quanto si spende in rendite e sussidi di assicurazioni sociali e contributi di mantenimento destinati agli stranieri (tanto per poter fare un piccolo confronto con il trattamento riservato ai nostri poveri), non è difficile prevedere un 9 febbraio bis.

Il mio suggerimento è che i Governi ticinese e federale in corpore per almeno una settimana si siedano a tavolino ed esaminino la situazione della Svizzera di fronte all’EU: che cosa prende e che cosa dà la Svizzera? L’EU può veramente a cuor leggero rinunciare a piedi pari a tutto quanto riceve dalla Svizzera se decidessimo la via solitaria? O abbiamo degli atout validi? Contemporaneamente, nel tempo libero, potrebbe essere organizzato per loro un corso di autostima per togliersi di dosso quella patina di servilismo che da tempo attacca non solo il Governo ticinese ma anche quello svizzero, per imparare finalmente a dire “anche noi valiamo!” e imparare ad ergersi con orgoglio e a trattare alla pari nei confronti dell’UE, e dell’Italia in particolare per noi ticinesi.

Enrica Pesciallo

 

 

Relatore

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  • Il Popolo, il Popolo, il Popolo: Tutti si rifanno a lui per dire la propria. Bene, allora cominciamo col dire che da noi è sempre il solito politicante che vince sempre e si chiama Franco, nel mondo Dollaro e fra non molto Renminbi (moneta del Popolo, appunto). La politica è storia di rapporti di forza, mica di bischerate democratiche travestite da teorie socio-culturalfinanziarie. I padroni del vapore lo sanno e per questo vincono, anche se per "gentleman agreement" fanno finta di niente o (i peggiori) dicono l'esatto contrario.

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