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Il dilemma di Israele di fronte alla coalizione che combatte lo Stato islamico

Collaborando con gli Stati Uniti per lottare contro i djihadisti dello Stato islamico, Israele si ritrova indirettamente a collaborare con la Turchia e altri paesi, fra cui l’Iran, con i quali non ha buone relazioni.

Secondo un diplomatico occidentale citato dall’agenzia Reuters, di recente i servizi segreti israeliani hanno trasmesso a quelli statunitensi immagini satellitari e diverse informazioni che, in tempi brevi sono state condivise con la Turchia e altri paesi arabi. Paesi che non sono amici di Israele.

Secondo il diplomatico, le annotazioni in ebraico erano state cancellate dai documenti per evitare malintesi con i destinatari.

“Tecnicamente potremmo anche accettare che alcune nostre informazioni siano usate dall’Iran, quando la condivisione avviene solo nell’ambito della lotta contro lo Stato islamico – ha dichiarato un responsabile israeliano – La progressione di questa organizzazione djihadista e le minacce che fa pesare sulla regione ci impongono di fare una scelta.”

Israele non intende partecipare alla coalizione di paesi occidentali e medio orientali voluta da Barack Obama per combattere i djihadisti – molti paesi arabi non lo accetterebbero – ma nondimeno i suoi dirigenti approvano l’iniziativa statunitense “di prendere in mano la situazione”.

Dall’inizio dell’estate gli strateghi israeliani osservano con circospezione l’avanzare dello Stato islamico in Irak e in Siria e alcuni osservatori temono che i suoi successi militari facciano venire strane idee ai palestinesi.

Per il momento le truppe dello Stato islamico si tengono lontane dalle frontiere di Israele, ma la loro apparizione alla frontiera della Giordania, lo scorso giugno, aveva suscitato grande preoccupazione.
Il re giordano Abdallah II aveva chiesto alla comunità internazionale di sostenere il suo paese di fronte alla minaccia djihadista.

“Israele non lascerà che gruppi come lo Stato islamico prendano il controllo della Giordania – gli aveva risposto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahou, promettendo di fornire l’aiuto richiesto al suo più vicino alleato nella regione.

“Abbiamo un interesse vitale nella sopravvivenza del regime giordano – ricorda Ephraïm Kam, direttore delle ricerche all’istituto di studi per la sicurezza nazionale, che tuttavia previene : “Di fronte a gruppi djihadisti locali che cercherebbero di contestare la monarchia della Giordania, i nostri mezzi sarebbero limitati.”

(Fonte : Le Figaro.fr)

Redazione

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