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“La cicala e la formica” – La favola degli Indignati è diversa da quella di Esopo

(fdm) Mi è subito piaciuto questo pezzo, fantasioso e amaro. Gli Indignati sembrano in forma, agli inizi di questa campagna elettorale.

Ve lo ricordate il racconto di Esopo? Se no lo ripetiamo di seguito, visto che è breve.

Durante l’estate la formica lavorava duramente, mettendosi da parte le provviste per l’inverno. Invece la cicala non faceva altro che cantare tutto il giorno.

Poi arrivò l’inverno e la formica ebbe di cui nutrirsi, dato che durante l’estate aveva accumulato molto cibo. La cicala cominciò a sentire i morsi della fame, perciò andò dalla formica a chiederle se poteva darle qualcosa da mangiare. La formica le disse: “io ho lavorato duramente per ottenere questo e tu che cosa hai fatto durante l’estate?” “Ho cantato.” rispose la cicala. La formica esclamò: “Allora adesso balla!” Morale di Esopo: chi nulla mai fa, nulla mai ottiene.

Immaginiamo che Esopo sia un odierno cittadino svizzero, il racconto potrebbe essere così:

Durante l’estate la formica lavorava duramente, mettendosi da parte le provviste per l’inverno.

Invece la cicala non faceva altro che cantare tutto il giorno.

Poi arrivò l’inverno e la formica ebbe appena di cui nutrirsi, dato che durante l’estate aveva raccolto molto cibo ma la maggior parte aveva dovuto usarla per pagare le tasse comunali, cantonali e federali, i premi cassa malati, naturalmente senza avere diritto ai sussidi, il 10% sulle prestazioni della cassa malati, l’ipoteca sulla casa e volle mettere da parte qualche risparmio per eventuali imprevisti e per la vecchiaia

La cicala cominciò a sentire i morsi della fame, perciò andò dal governo e gli diedero da mangiare, da vestire, gli pagarono i premi cassa malati e in più visto che aveva figli le diedero gli assegni familiari, quelli integrative e quelli di prima infanzia, gli pagavano anche i contributi dell’AVS e il dentista.

Naturalmente non pagava imposte, non avendo attività lucrativa tassabile.

La formica continuava per anni a lavorare, pagare e, quando poteva, a risparmiare

Mentre la cicala, grazie agli aiuti sociali, continuava a cantare tutto il giorno.

Quando la formica raggiunse l’età del pensionamento prese la rendita massima AVS, ossia 2’340 franchi, più la cassa pensione e finalmente poté godersi i frutti del suo lavoro, naturalmente continuando a pagare le tasse comunali, cantonali e federali, i premi cassa malati, ancora senza avere diritto ai sussidi, il 10% sulle prestazioni della cassa malati, l’ipoteca sulla casa, però non riusciva più a risparmiare.

Anche la cicala raggiunse l’età del pensionamento e prese la rendita minima AVS 1’170 franchi, visto che il governo aveva pagato per lei i contributi minimi, in più le diedero le prestazioni complementari, i sussidi cassa malati e le davano anche il 10% sulle prestazioni della cassa malati come pure le pagavano anche il dentista.

Naturalmente non pagava imposte, non raggiungendo il minimo tassabile (le prestazioni della complementare non sono soggette a imposizione fiscale)

Purtroppo un brutto giorno la formica non poté più farcela a vivere da sola e dovette entrare in una casa per anziani.

La formica percependo l’AVS, la pensione ed essendo proprietaria di casa e avendo qualche risparmio dovette pagare la retta giornaliera massi, che si situava, a dipendenza dell’anno d’esercizio, sui 200 e più franchi giornalieri, venendo a pagare ogni mese fra i sei e i settemila franchi, in più doveva ancora pagare le tasse comunali, cantonali e federali, i premi cassa malati, ancora senza avere diritto ai sussidi, il 10% sulle prestazioni della cassa malati, l’ipoteca sulla casa.

La povera formica, per far fronte alle spese, dovette da prima dar fondo ai propri risparmi, in seguito vendere la casa per poter far fronte a tutte le spese cui era confrontata.

Pure la cicala ebbe la sfortuna di dover entrare in casa anziani, ma essendo nullatenente, le veniva applicata la tariffa minima che riusciva a coprire con l’AVS e le prestazioni complementari, in più continuò a percepire i sussidi cassa malati e ovviamente le davano ancora il 10% sulle prestazioni della cassa malati come pure le pagavano anche il dentista.

Naturalmente non pagava imposte, non raggiungendo il minimo tassabile (le prestazioni della complementare non sono soggette a imposizione fiscale)

 

Morale: la lasciamo fare a voi cortesi lettori.

Per il Fronte degli Indignati: Orlando De Maria e Donatello Poggi

Relatore

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