Domenica sera a Tokyo, il capo della diplomazia francese Laurent Fabius ha indicato che la Francia non considera, per il momento, di bombardare le posizioni in Siria dello Stato islamico.
“Attualmente questo non fa parte dei nostri piani. Nella coalizione esiste una ripartizione dei compiti. In Siria contribuiamo alla formazione dell’opposizione moderata e non abbiamo deciso un intervento armato. Siamo coordinati con gli Stati Uniti e i paesi arabi.
In Siria si tratta di lottare contro lo Stato islamico senza che questo vada a vantaggio del governo del dittatore Bashar al Assad. Si deve dunque formare l’opposizione moderata, ciò che stiamo facendo, così come gli americani e gli altri. Le cose rischiano di essere molto lunghe.”
Laurent Fabius ha inoltre insistito sulla necessità di tagliare ogni finanziamento al gruppo terrorista, il che comporta l’opporsi a qualsiasi acquisto di petrolio (gran parte delle raffinerie in Siria e in Irak sono controllate dallo Stato islamico).
Parallelamente alle dichiarazioni di Fabius, domenica il ministro francese della Difesa Jean-Yves Le Drian ha annunciato che la Francia accentuerà il ritmo delle pattuglie aeree in Irak.
Le Drian ha sottolineato come lo Stato islamico non è più solo un gruppo terrorista, ma sta diventando un esercito terrorista a tutti gli effetti, con decine di migliaia di djihadisti armati e istruiti militarmente.
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