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La cadrega – di Gianmaria Frapolli

La “cadrega” sicura e donata: il metodo per salvare gli amici degli amici

[fdm] Ho letto con interesse il punto di vista di Frapolli ma, poiché voglio essere giusto, mi permetto di domandargli (già che ci sono lo domando anche a Zali): per quanto a sua conoscenza è già capitato che determinate persone aderissero alla Lega e ricevessero poi rapidamente un posto (=cadrega) in un consiglio d’amministrazione? E ancora: quando si procede a una lottizzazione partitica (e accade spesso, per gremi importanti e meno importanti), gli risulta che la Lega non partecipi alla spartizione delle cariche (=cadreghe)?

Perché il deretano degli “altri” occupa triviali “cadreghe”, mentre quello leghista si accomoda su più nobili “seggi”? È una domanda che m’intriga. Sarei grato di una risposta sia a Frapolli che a Zali.

Riflettevo sul discorso che Claudio Zali ha formulato in occasione della festa organizzata dal movimento dei Giovani Leghisti domenica 5 ottobre 2015. Il Consigliere di Stato ha detto, in modo forte e chiaro, che è ora di finirla di riservare i posti a sedere solo a chi prende l’acqua dalla stessa sorgente, bisogna dare spazio a chi li merita e soprattutto a chi lavora per il bene del paese.

La situazione passata

Purtroppo o per fortuna, come già ho citato in altri miei articoli, il Canton Ticino ha beneficiato di un’era di benessere spropositato grazie ad un’economia bancaria solida e forte, come pure per uno sviluppo interno sia edilizio che di delocalizzazioni di società estere molto importante. La nostra economia ha saputo quindi crescere senza che nessuno fosse per forza obbligato a metterci il naso. Anzi, la politica, fatta anche da gente mediocre cui interessavano i propri tornaconti, ci metteva il becco quando sapeva fosse possibile ricavare qualche soldo dallo sviluppo economico.

La situazione attuale

Oggi i tempi sono più difficili, nonostante la nostra economia funzioni ancora abbastanza bene paragonata a quanto ci gira attorno, i problemi non mancano indubbiamente anche dai noi. Però cosa succede? L’economia privata si aspetta una mano dallo Stato per far si di potersi risollevare ed invece lo Stato mette ancor più i bastoni fra le ruote. Poi cosa si fa? Si punta il dito contro i partiti e in primis alla Lega dei Ticinesi come movimento di maggioranza relativa. Facciamoci una domanda: chi occupa le “cadreghe” che contano negli apparati dello Stato o in ditte parastatali?

Che cosa fare

Bisogna smetterla di voler collocare un proprio fedelissimo per salvare a lui la coda, questo deve valere per tutti. Oggi più che mai bisogna ragionare per competenze, e soprattutto necessita essere in grado di valutare le persone che effettivamente creano valore aggiunto per lo Stato ma anche per le aziende para statali. Avere dipendenti che sono nulla facenti, che reclamano e basta, e che soprattutto non hanno le competenze per svolgere quella mansione, a stipendi superiori ai 5’000 CHF al mese, significa fare un torto a più di metà della popolazione che in Ticino sappiamo percepiscono un salario inferiore a queste cifre. Dobbiamo quindi intervenire. Intervenire significa sensibilizzare questa gente a cambiare modo di lavorare, con massimo due avvertimenti, ed il terzo collocarla altrove. Ricollocarla spiegandogli che purtroppo non hanno fatto del loro meglio e che la loro chance professionale è ora nell’azienda Y al posto di un frontaliero, magari anche avendo il coraggio di pagarla qualche franco in meno per far capire cosa significa giocare contro il sistema.

Bisogna agire per il futuro dei nostri figli

Queste riforme non sono indubbiamente simpatiche, soprattutto perché si toccano anche nostri concittadini. Essere però decisi in una politica di questo tipo porta valore aggiunto alla società e di conseguenza in modo indiretto aiuta le stesse persone che oggi giocano contro il sistema. Se le lasciamo allo sbando ora, domani tutti, compresi loro, ne usciremo con le ossa rotte. L’economia pubblica, e di riflesso quella privata, come pure la società in generale, saranno i beneficiari di questa politica. La legge del TFPC (in dialetto volgare: Tiras fö la paia dal cü) è ora che inizi ad essere messa in atto.

Gianmaria L. Frapolli, economista, Lega dei Ticinesi


Relatore

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