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Questo matrimonio s’ha da fare? – Un primo commento di Francesco De Maria

Si parla in questi giorni – oggi in particolare sul Giornale del Popolo e Ticinonews – di “trattative” tra Unione Democratica di Centro e Area Liberale, in vista dell’allestimento di liste comuni (Consiglio di Stato e Gran Consiglio) per le Cantonali 2015.

La piccola formazione liberale di Sergio Morisoli dispone, in linea puramente teorica, di 4 opzioni. 1) Correre da sola, secondo una linea “pura e dura” 2) Non presentare liste, consentendo ai suoi esponenti, qualora lo desiderassero, di entrare in quelle di altri partiti (UDC, PLR, Lega, …) 3) Confluire con un drappello di propri rappresentanti in un unico partito, come “ospiti” (abbandonando o sottacendo il nome) 4) stringere un’alleanza elettorale con un partito per certi versi “affine” e per certi altri “complementare”.

A mio avviso la sola opzione vantaggiosa (che non dipende unicamente da AL, per sposarsi bisogna essere in due) è la 4.

Procediamo per esclusione. La 1) è orgogliosa, caparbia e senz’altro onorevole, ma difficilmente potrebbe portare a un successo. La 2) è totalmente rinunciataria e ridurrebbe AL a una specie di club dedito al dibattito politico e alla diffusione delle idee liberali. Anche la 3) non sarebbe, a mio avviso, una buona scelta. Abbandonare il nome, che è importante e ha delle implicazioni precise, “Liberale”, per indossare la casacca democentrista (benché indubbiamente ben vista e “vicina”) sarebbe contrario all’idea originaria e fondatrice di AL.

Resta l’opzione 4), a mio avviso realizzabile, e anche buona. Sul versante UDC: il partito dovrà decidere se accettare o meno. Dal versante AL si porranno (immagino) delle condizioni minime: circa la lista per il Governo (secondo logica: un posto), circa un programma comune, circa il nome delle liste. Quanto alla lista per il Gran Consiglio, difficilmente sorgeranno problemi, visto che ci sono ben 90 caselle da riempire.

Quali potrebbero essere gli atout di questa alleanza elettorale? Per incominciare da ciò che è più ovvio, una sinergia positiva tra una forza piccola e una molto piccola. Al di là di ciò l’introduzione di un elemento di novità, che potrebbe suscitare interesse e dibattito. Last but not least, una unione tra la concezione tradizionalista e patriottica propria dell’UDC e quella liberale e “anti-statocratica” tipica di AL. Le due cose si sposano facilmente e bene, come saprebbe assicurarvi qualsiasi cittadino gravitante in quelle aree politiche.

Quanto all’UDC, è giusto dire che la sezione ticinese del massimo partito svizzero si ritrova in una situazione delicata. Dopo breve illusione ha dovuto sperimentare la dura arroganza dei più forti che – come i falchi, così scrive Hemingway in Festa mobile – “non fanno a metà con nessuno”. Da anni marciano sul posto. Hanno un problema che incomincia con la lettera L e che non riescono a risolvere. Si sentono gabbati (forse è accaduto veramente) e ne sono arrabbiati. Nutrono grandi speranze (v. ad esempio la autorevole e molto letta intervista rilasciata ieri dal vicepresidente Piero Marchesi a Ticinolive) ma… questo è concesso a chiunque sotto il sole. Soffrono di “monotematicità” e indubbiamente l’ipotizzata alleanza potrebbe servire a variare e ad ampliare il loro discorso politico.

Ecco, cari lettori, questi modesti pensieri volevo sottoporre alla vostra attenzione. Non ci resta che attendere le decisioni (che per forza di cose non potranno tardare, poiché la campagna incalza). Quando le conosceremo e le conoscerò, da bravo giornalista le commenterò.

francesco de maria

Relatore

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  • Bizzarro, abbiamo utilizzato quasi lo stesso titolo sul nostro ancora giovane blog, non giungendo però alle medesime conclusioni.

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