Bimbi ecuadoriani – La posizione di Norman Gobbi

Jack 111Jack 111(il mio commento) Questo testo pacato, che espone i fatti e le ragioni, legali e politiche, delle decisioni, contrasta bruscamente con l’isteria montante (assolutamente non casuale). Non si leggono con piacere certi articoli, al limite del dissennato, scritti da giornalisti di rango gerarchico anche elevato.

NOTA. Ieri abbiamo saputo tutti (e probabilmente io stesso ho contribuito a fare in modo che si sapesse) che la candidata Natalia Ferrara Micocci concorda (su questo tema specifico) con Bertoli, con il PS e con la Regione. A questo punto, a mio avviso, sarebbe essenziale appurare se il Partito liberale radicale assume la stessa posizione.

Non lo scrivo perché mi diverto o per mettere in difficoltà la gente. Si tratta, ora lo è, di una questione politica importante. Non è giusto e non è opportuno tacere.

gobbigobbiLa strumentalizzazione a mezzo stampa della vicenda inerente la scolarizzazione dei bambini ecuadoriani con passaporto spa­gnolo nel Comune di Gambaro­gno permette di osservare come la campagna in vista delle pros­sime elezioni cantonali sia ormai entrata nel vivo, e come alcune forze politiche cerchino di sfrut­tare queste occasioni per fare propaganda, dipingendomi come “l’orco cattivo” del Canton Ti­cino.

Il direttore del quotidiano LaRe­gione Matteo Caratti giovedì scorso ha definito “vergognoso” il mio intervento, che secondo la sua opinione “invade” un settore a me non competente. Ecco, su questo punto occorre fare chia­rezza, poiché in questa vicenda la “paternità” delle diverse competenze è stata travisata fin dal principio, e si­curamente non dal sottoscritto e dal Dipartimento che dirigo.

Innanzitutto vanno ricordati i fatti. Sul territorio del Comune sono pre­senti delle famiglie ecuadoriane con passaporto spagnolo che permette loro di soggiornare come turisti per un massimo di tre mesi. Queste per­sone vivono in veicoli o sistemazioni di fortuna, spesso esercitando l’atti­vità di musicanti di strada nei pressi dei grandi magazzini. Preoccupato per questa situazione, il Municipio di Gambarogno si è rivolto al Direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS), nonché Presidente del Consiglio di Stato, sottoponendo la questione della scolarizzazione di due bambini appar­tenenti a una di queste famiglie, con­sapevole del fatto che questa circostanza riguardasse pure aspetti legali e di polizia relativi ai permessi di soggiorno.

Visto il tenore della lettera, il Dipar­timento delle istituzioni (DI) avrebbe dovuto come minimo essere coin­volto da parte del collega di Governo. Il DECS ha invece risposto al Co­mune, puntualizzando di non occu­parsi della validità dei documenti di soggiorno delle famiglie, affermando quindi il diritto dei bambini a una formazione. Il DI, compe­tente in materia di permessi di soggiorno, non è quindi stato coinvolto da parte del DECS. Successivamente il Comune di Gambarogno, reputando la ri­sposta ricevuta non esaustiva, ha dunque sollecitato il DI in me­rito alle questioni di polizia le­gate ai permessi di soggiorno e alle dimore precarie, nonché all’esercizio di attività di musi­canti di strada. Il Dipartimento ha quindi fornito tutte le spiega­zioni del caso, indicando tra l’al­tro che questi cittadini stranieri soggiornanti in Ticino come tu­risti non sono autorizzati a fre­quentare le scuole.

Il comportamento del DECS, come ho più volte ribadito in questi giorni, apre dunque le porte a un “buonismo” che, per quanto possa risultare comprensibile nel caso dei due bambini, rischia di costituire un precedente preoccupante, che po­trebbe indurre altre persone ad appro­fittare della nostra “generosità”.

Non mi risulta difatti che in Canton Ticino vi sia l’usanza di accogliere nelle scuole i figli dei turisti. Mi do­mando quindi se in futuro, sulla linea di una prassi del genere, non saremo chiamati a fornire a queste persone anche una rendita e una casa. In fu­turo potremmo avere ad esempio pro­blematiche simili con i Rom.

Da tre anni non abbiamo carovane di Rom stranieri nel nostro Cantone, proprio perché il DI non ha più messo delle aree a disposizione, in ossequio alla politica di rigore e di sicurezza che ha sempre caratterizzato il suo operato. Il mio timore è che l’apertura del DECS possa incentivare il ritorno dei Rom in Ticino, che a quel mo­mento, dato il precedente, potrebbero chiedere una parità di trattamento per i loro figli. Nel Canton Vaud !si sono potuti evidenziare gli effetti negativi causati da una politica d’accoglienza eccessivamente lassista: questo non è sicuramente quello che i cittadini vo­gliono che accada in Ticino! Personalmente mi sono impegnato e mi impegnerò sempre nei confronti della popolazione ticinese per garan­tire la sicurezza e il rispetto delle re­gole da parte di tutti; non permetterò quindi che questi principi siano messi a rischio da una politica troppo per­missiva, oltretutto se quest’ultima è portata avanti da altri Dipartimenti non competenti in materia.

NORMAN GOBBI,  Direttore del Dipartimento delle Istituzioni

 

Relatore

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