Un articolo che presenta alcune argomentazioni senz’altro interessanti. L’autrice tuttavia non considera un punto essenziale: stiamo parlando del nostro Stato, che abbiamo costruito in lunghi anni con tenacia e sacrificio. Non possiamo – così mi pare – rinunciare a rimanere padroni in casa nostra. E non siamo obbligati a considerarci colpevoli di tutti i mali del mondo. [fdm]
È questo divario tra noi ricchi e loro poveri che rende le nostre società – le loro e le nostre – instabili, vulnerabili. Anche le nostre briciole, i nostri rifiuti, per loro sono ricchezze e cibo.
Possiamo votare tutte le Ecopop che vogliamo ma finché io pretendo il diritto di consumare dieci, cento volte quello che consuma un mio simile in un paese povero, ci sarà uno squilibrio che ci mette tutti a rischio. Inutile mandare loro pacchi di preservativi se le ragazze non hanno la possibilità di andare a scuola, diventare forti e libere abbastanza per decidere se e quando e con chi vogliono aver figli. Finché non c’è giustizia, libertà e equità, finché non impariamo a moderare i nostri consumi, è illusione credere che con un cerotto chiamato «ecopop» possiamo creare un’isola idilliaca dove goderci le nostre fortune.
Guardatevi intorno. Conoscete molti svizzeri che fanno lavori pesanti, pericolosi? Che pur di avere un lavoro onesto fanno qualsiasi lavoro, anche se mal pagato? Finché non accettiamo che anche noi e i nostri figli possiamo lavorare come badanti o lavapiatti, che possiamo raccogliere pomodori, finché non accettiamo che non è un disonore, non è contro natura che anche noi possiamo vivere con il salario che siamo disposti a pagare per questi lavori… è illusione credere di poter solo avere i vantaggi di un sistema dispari, senza averne gli svantaggi. O la botte piena o la moglie ubriaca. Non tutt’e due.
Melitta Jalkanen, Ruvigliana
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Non ha tutti i torti Melitta Jalkanen . E' un ragionamento che guarda alla globalità. E'
ovvio che noi abbiamo la tendenza a vedere e preoccuparci solo del
nostro "orticello".