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Ucraina – Guerra con i fucili, guerra con le parole – E le parole sono pietre

Dal portale ortodossiatorino.it, apertamente filo-russo, spesso arrivano alla nostra Redazione comunicazioni interessanti. Da un articolo, notevole ma troppo lungo, ci permettiamo di estrarre un paragrafo significativo e un frammento poetico, nato dalla penna del grande Taras Schevcenko (1814-1861), padre della letteratura ucraina.

Dal blog “The Vineyard of the Saker”   “[…] L’Ucraina come la conoscevamo è morta. Ora abbiamo la Crimea e la Novorossija che sono andate per sempre, e un’Ucraina ridotta che io chiamo “Banderastan”, che è occupato dalla CIA americana e dai nazisti e oligarchi ucroidi. La mia speranza è che proprio come la guerra civile ucraina si è trasformata in una guerra per l’autodeterminazione e la liberazione della Novorossija, così la guerra per l’autodeterminazione e la liberazione della Novorossija possa trasformarsi in una guerra per la liberazione del Banderastan dai suoi occupanti americani / nazisti / oligarchi. Se ciò accade e se una nuova Ucraina alla fine emergerà, non ho dubbi che il popolo dell’Ucraina sarà d’accordo che ogni regione dovrebbe avere il diritto di autodeterminazione che va dai diritti culturali alla separazione completa. Solo allora potremo davvero scoprire quali regioni vogliono rimanere e quali vogliono andarsene per sempre.”

Si auspica in sostanza (anzi si dà per scontata) la scissione dell’Ucraina in due parti: Crimea e Novorossija (Nuova Russia) annesse alla Russia di Putin. In realtà bisogna almeno osservare che in Novorossija i combattimenti sono in corso.

Nella poesia “ai polacchi”, Shevchenko descrive com’erano felici i cosacchi

[…] finché nel nome di Cristo
sono venuti i ксьондзи (preti latini) e han dato fuoco
al nostro tranquillo paradiso e riversato
un enorme mare di lacrime e sangue,
e hanno ucciso e crocifisso gli orfani
nel nome di Cristo.
I capi dei cosacchi sono caduti
come l’erba calpestata,
l’Ucraina piangeva, e gemeva!
E testa dopo testa
cadeva a terra. Come in preda all’ira,
la furiosa lingua di un prete
gridava: “Te Deum! Alleluia!”
Ed è così, amici e fratelli miei polacchi!
Preti malvagi e uomini ricchi
ci hanno separati gli uni dagli altri
quando avremmo potuto vivere insieme felici.

 

 

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