A ben pensarci, la lottizzazione partitica delle cariche in magistratura è… una piaga senza scampo. Riflettete:
— se il procuratore o giudice viene eletto nel rispetto del “manuale Cencelli”, allora è stato eletto perché ha l’etichetta partitica appiccicata sulla fronte, in bella vista;
— se viene eletto contro il dettato del “manuale Cencelli”, sorge spontaneo il sospetto di una manovra politica (promossa da una coalizione di forze contro un avversario comune), laddove la persona scartata riveste il ruolo di “vittima sacrificale”;
Il risultato in entrambe le evenienze non è affatto brillante. Nel caso concreto il messaggio è – a mio avviso – il seguente: “Non faremo sconti e non ci sarà fair play, non sperateci!”
Una guerra senza esclusione di colpi. E i giornalisti come corrispondenti di guerra.
NOTA. Il manuale Cencelli è una formula algebrico-deterministica per regolare la spartizione delle cariche pubbliche in base al peso elettorale di ogni singolo partito o corrente politica. È attribuito a Massimiliano Cencelli, un funzionario della Democrazia Cristiana.
Parla Cencelli: “Ottenemmo il 12% e c’era da decidere gli incarichi in direzione. Allora io proposi: se abbiamo il 12%, come nel consiglio di amministrazione di una società gli incarichi vengono divisi in base alle azioni possedute, lo stesso deve avvenire per gli incarichi di partito e di governo in base alle tessere.” (Wiki)
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