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Il Savoia-pensiero si abbatte come un maglio sulla testa dei Socialisti

In un lunghissimo e a tratti violento articolo intitolato “Della sinistra ovvero: quasi un manifesto” Sergio Savoia si scaglia contro i suoi ex compagni (chiamiamoli così) e illustra il suo progetto politico.

Mancano due giorni al raduno di sostenitori (o potenziali sostenitori o semplici interessati o curiosi) indetto dal leader “populista Verde” all’Hotel Ceresio.  Quante persone raccoglierà? Si mormora che ci siano più di cento iscritti. Nessun giornalista sarà ammesso alla riunione (beh, qualcuno potrebbe travestirsi con una barba finta).

L’opinione di Ticinolive alle ore 20.49 del 9 dicembre 2014. Savoia non può vincere ma è in grado di influenzare pesantemente l’elezione del 19 aprile. Valida sino a nuovo avviso.

dal blog www.sergiosavoia.ch (citazione parziale)

Se permettete vorrei spendere, senza annoiarvi, due parole sulla mia storia personale. Tutti sapete che la mia storia politica nasce a sinistra. E “sinistra” è ancora per me una parola bellissima, piena di emozioni e significati. Ed è per questo che mi fa rabbia e tristezza quando la vedo ostaggio di un manipolo di vecchi hooligan della nomenklatura che  la violentano, la sviliscono, la ingrigiscono, la piegano a squallidi interessi di bottega, per difendere con arroganza idee rivelatesi sbagliate o perché accecati dall’odio politico verso gli elettori e gli avversari.

E allora, per una volta, lasciatemi dire che cosa significa, con qualche esempio concreto, per me essere di sinistra.

Per me essere di sinistra significa difendere e combattere con ogni mezzo al fianco delle vittime sacrificali della Libera circolazione, dell’Europa delle banche, delle tecnocrazie e dei finanzieri, della globalizzazione. I nostri concittadini che hanno perso il lavoro, che sono stati umiliati e offesi da questo odioso trattato che fabbrica solo schiavi, povertà e inquinamento dovrebbero essere al centro delle preoccupazioni di una sinistra vera, che si ricorda che cosa vuol dire il proprio nome.

Essere di sinistra significa combattere in ogni occasione contro i poteri forti dell’economia, della finanza e della politica***: sia quando affamano la gente con salari vergognosi, sia quando intendono trascinare il Ticino – in combutta purtroppo con una parte della dirigenza socialista – in quella mostruosa cattedrale del cemento e del malaffare che è l’Expo di Milano

Per me essere di sinistra significa difendere gli artigiani e gli imprenditori onesti che, a causa della libera circolazione, si trovano in un regime di concorrenza sleale fatto di padroncini e speculatori senza scrupolo. Anche imprenditori e artigiani sono lavoratori, secondo me. Una sinistra vera, degna del proprio nome, li difenderebbe.

Sergio Savoia

*** È ben detto ma fa anche sorridere: spesso proprio gli esponenti politici della sinistra sono ghiotti beneficiari di tali “poteri forti”…

 

Relatore

View Comments

  • Intravedo una lentissima mutazione di Savoia. Al momento arranca ancora nella nebbia intellettuale più profonda. Ma può uscirne.
    Gli consiglio di riflettere bene su cos'è il denaro, chi lo fabbrica, chi lo distribuisce, chi ne impresta più di quanto ne abbia in cassa. Quali sono le conseguenze di questo modo di fare sul ciclo economico (e direi anche sul nostro "ambiente").
    Capirà che tutto il suo agitarsi non serve niente se non viene a capo di questo problema, perché tutto ha origine da lì.
    Quando avrà messo fuoco questo aspetto della questione rifletta qualche giorno su questa frase di Ayn Rand:
    «Quando la costituzione di un paese pone i diritti individuali fuori dalla portata delle autorità pubbliche, la sfera del potere politico risulta fortemente delimitata e quindi per i cittadini diventa sicuro e giusto accettare di obbedire alle decisioni della maggioranza in questa sfera ben delimitata. La vita e i beni delle minoranze o dei dissidenti non sono in gioco, non sono assoggettate all'esito di un voto e non sono messe in pericolo dalla decisione della maggioranza»

    Forse è maturo il tempo per una profonda revisione del sistema democratico "che tutti ci invidiano".
    Se comincerà ad interrogarsi seriamente su cosa sono le "banche", su cos'è la "moneta" e su cos'è la "democrazia" forse la sua mutazione da socialista a uomo libero si completerà.

  • Dicolamia2013 Lasciam stare Ayn Rand, dai...

    Cmq de facto Sergio Savoia sta vivendo nei contenuti una svolta *leghista* nel senso di autarchica, non nel senso dei modi. Di fronte alle difficoltà del contemporaneo cita come fattori negativi:
    - la libera circolazione dei lavoratori
    - l'expo
    e cita come nuovo destinatario del suo messaggio di sinistra:
    - artigiani e imprenditori

    La cosa particolare è che lo fa partendo dal partito dei Verdi, ovvero storicamente un partito dell'apertura. Ma abbandona così sia il messaggio di Gorz, sia gli interessanti stimoli di pensiero che si stanno facendo sul popolo del "quinto Stato". Permettetemi di pensare che la "nuova" visione di Marazzi su cosa sia sinistra (che, parole sue, ha deciso di vedere la flessibilità del lavoro come fattore emancipante, se stimolata e non sfruttata) e su cosa sia diventato il lavoro nel 2000 mi convincono di più.

    Insomma: lo capiscono tutti che la sinistra deve staccarsi da Marx e dalle vecchie storie autolegittimanti PSA-PST che ancora inquinano la politica ticinese, essendo ancora i protagonisti di quell'epoca (con alcuni piccoli replicanti) sulla cresta dell'onda.

    Ma, diciamolo, il problema è che, esattamente come han fatto Renzi in Italia e Valls in Francia ("Pour en finir avec le vieux socialisme... et être enfin de gauche"), Savoia usa spazi semantici lasciati scoperti dal conservatorismo sindacalista e dall'incapacità di rinnovamento politico post-caduta-muro per andare a prendere un elettorato che in realtà non è nuovo. Insomma: il suo rinnovamento di sinistra semplicemente... non è di sinistra.

    Prendiamo la storia: anche la "sinistra storica" cent'anni fa si rivolgeva ad artigiani e piccoli imprenditori. Ma il lavoro precario oggi non è nè artigianale, nè imprendtoriale! Qua sta la lettura sociologica errata di Savoia, o meglio: qua sta il messaggio politico sbagliato di Savoia.

    Bisogna di sicuro abbandoanre il concetto di classe (è mai esistita una classe, in Ticino? Leggere Martinetti al proposito), e forse va rinnovato anche il concetto di solidarietà fra lavoratori, sicomme internet lavora su criteri ontologici diversi. Bisogna forse analizzare di più secondo le linee indicate da Serres (Les parasites) e elaborare nuove strategie di azione nella globalizzazione (Castell, Sassen, ecc ecc)

    Piaccia o no, il video youtube più visto del mondo è Koreano. E noi ancora parliamo di fermare la libera circolazione, noi che come ticinesi abbiamo mandato i nostri concittadini in tutto il mondo, tanto morivamo di fame? Mi sembra un rifiuto preconcetto alla storia, oltre che al contemporaneo.

    Il messaggio di Savoia, che so fra la popolazione è molto ben visto, non mi convince. E non lo dico perchè ho qualcosa contro Savoia, lo dico perchè non vedo futuro in un progetto politico di questo tipo. Penso che la politica debba essere avanguardia e parafulmine, non accondiscendenza. Tutto qua.

    • OK .... guarda però che se insisti nel dire che "la politica deve essere avanguardia e parafulmine" ... la ritiro fuori ... la buon anima della Rand!
      In realtà i politici non servono a niente. Una volta fissati dei principi condivisi ci sono un sacco di cittadini che possono operare nell'interesse della comunità confrontando le loro idee "democraticamente". Oggi questi cittadini sono troppo occupati nel rimediare ai guasti della politica "avanguardia e parafulmine" per poter rendersi pienamente utili. Se non ci fossero questi politici illusionisti e demagoghi avrebbero lo spazio per farlo.

  • «Il progresso economico si ottiene solo impegnando le possenti spinte umane di egoismo. L’economia moderna è guidata da una frenesia di avidità e indulge in una orgia di invidia; queste non sono caratteristiche casuali, ma le vere e proprie cause della sua espansione e del suo successo».

    Non ricordo più chi lo disse ma bisogna pur tenerne conto. Pochi ma pesanti concetti proposti perfino in chiave positiva ma più facilmente coniugabili nel loro nefasto rovescio.

    Tanto più che oggi emerge la pratica di “utilizzare” salariati che, assunti solo con contratti temporanei, diventano così manodopera di riserva, di cui disfarsi al primo calo degli ordini. È esattamente quanto è già avvenuto in Giappone e in Svezia paesi che hanno conosciuto prima di noi una profonda crisi “derivata” dai mercati finanziari. Ma il mito (indotto) del Pil ha stregato le popolazioni globali e indigene con quella forma di manipolazione insidiosa e feroce che si determina con "lo spirito del tempo".

    Non ci si può negare che lo scopo ultimo aberrante è quello tentare di uniformare il costo della forza produttiva su un presupposto livello paritario globalizzato, integrando a velocità insostenibili realtà sociali totalmente disomogenee. Da portare a termine nel minor tempo possibile per cercare di evitare pericolose reazioni. Il peggio dopo le altrettanto aberranti esperienze del Novecento.
    Ovvio che le "isole" di benessere siano sotto pressione.

    Nel mondo "preliberista"vi era almeno una minima sicurezza sociale, le espressioni partitiche cooperavano alla gestione del bene collettivo attraverso la quotidiana mediazione dei conflitti. Il motto era: ragioniamo. Alla grande finanza, evidentemente, questo assetto sociale andava stretto. Era "necessaria" un’alternativa che rendesse più fluide le procedure di profitto. Ci voleva uno Shock economico, sì proprio quello raccontato dalla Klein. Il resto lo sappiamo tutti. Chi più chi meno.

    Veniamo ai socialisti, alla sinistra. Una sinistra anch’essa stregata dal Pil e dal suo diretto subordinato il famigerato trickle-down, una sinistra sostanzialmente occupata nella "teoretica" ridistribuzione, una sinistra dove regna sovrano oggi ancora il culto della crescita economica, una sinistra che abbandonando ogni correlativo senso critico per paura di perdere consensi, è diventata probabilmente complice del capitalismo finanziario e delle sue derive. Poche e fragili le risposte finora giunteci. Così, nell’attesa che i socialisti di ogni partito ci propongano, magari assieme ai verdi ecologisti, un serio riscontro, bisognerebbe leggersi Alexander Langer.

  • .... mi pare che al quinto capoverso del suo scritto "solitotasto" abbini la grande finanza al liberismo. La grande finanza cresce rigogliosa all'ombra del "monopolio monetario" delle banche centrali, irrorata com'è, ogni giorno, dai coriandoli gialli, rossi e verdi messi in circolazione proprio dai monopolisti della moneta. A riprova di quanto sto affermando, ogni volta che le banche centrali mettono in campo "misure non convenzionali" (come ipocritamente le chiamano loro) le borse ...esultano.
    "Monopolio" e "Libertà" sono termini troppo antitetici per essere messi assieme.
    Forse l'epoca pre-liberista alla quali allude "solitotasto" era quella caratterizzata da una minore invadenza nel ciclo economico dei truffoni di Stato. Nel 2000 il franco svizzero era ancora ancorato all'oro. Sarà un caso ....

  • Se a destra, e al centro(sinistra), ci fossero dei politici e non degli apprendisti lungodegenti, si farebbe di tutto per rendere possibile l'elezione del lider maximo verde.
    Perché la sala dei bottoni (retrobottega del capitale finanziario) è l'anestetico ideale per rendere il personaggio "digeribile" e distoglierlo dal pensierino, sempre latente, di scatenare l'inferno.
    Di tutto ciò Sergio, ovviamente, non può che rallegrarsi e muoversi con i piedi in più scarpe.

  • Non capita spesso di leggere commenti di questo livello su un blog. Ho letto con molto interesse anche quelli molto critici. Conosco i miei limiti ma cerco di superarli tramite il confronto. A volte qualcuno di voi mi fa troppo credito. Non aspiro a soluzioni globali, ci mancherebbe. Con questo articolo volevo soprattutto stigmatizzare l'incapacità della sinistra di mettersi in discussione, non dico ripensarsi (non esageriamo) ma almeno coltivare il dubbio, questa cocciuta pianticella in assenza del quale non c'è pensiero...

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