Lavoro ai Ticinesi: un impegno su tutti i fronti – di Gianmaria Frapolli

Il mercato del lavoro in Ticino sta diventando sempre più complicato. Gli ultimi dati statistici registrati a dicembre 2014 confermano che i disoccupati sono aumentati di 368 unità e che, a fine dicembre, 11’042 persone erano in cerca di un impiego. I disoccupati nel ramo del terziario si situano quasi al 70%, contro un 20% nel ramo dell’industria ed un 10% nell’agricoltura. Nel contempo il numero di frontalieri è aumentato in un anno di circa 4000 unità, passando da 59’000 a fine 2013, ad oltre 63’000 a fine 2014.

Sulla scorta delle statistiche dell’Ufficio del lavoro, si nota che vi è stato un lieve calo della disoccupazione tra il 2013 ed il 2014. D’altra parte sono esplosi i casi di assistenza che hanno raggiunto e superato quota 8’500 unità. Quindi cosa è migliorato? Si è semplicemente spostato il problema e di fatto la situazione è peggiorata.

Dall’altro canto, mettendo sotto la lente la “situazione frontalieri”, si nota che sono aumentati di 4000 unità. Questo significa che la forza lavoro in Ticino è richiesta e vi è stato un aumento dei posti lavoro principalmente nel settore terziario. Per quale ragione allora esiste il 70% di disoccupati in questo settore?

Bisogna ammettere che l’effetto sostituzione presente oggi sul mercato è molto marcato. Alcuni datori di lavoro esercitano pressioni sui salari cercando di incrementare il loro utile tramite assunzione di personale frontaliero, magari con contratti al 50%, ma facendolo lavorare al 100%, cose che un ticinese non potrebbe mai permettersi. Comprendo chi si trova in situazioni difficili che, pur di avere un lavoro, è disposto ad accettare simili condizioni, ma questo comporta indubbiamente la distruzione del mercato del lavoro a lungo termine, creando il cosiddetto dumping salariale. Questo modo di fare non va tollerato.

Possibili soluzioni
Ora, di soluzioni se ne possono trovare numerose, ma ovviamente deve esserci di pari passo la volontà di metterle in atto. A livello politico l’UDC ha portato avanti l’iniziativa “prima i nostri”, che potrebbe essere un buon punto di partenza, ma resta molto da fare in un Cantone in cui lavorano più di 60’000 frontalieri e dove 18’000 persone si trovano in disoccupazione e in assistenza. Non va colpevolizzato e demonizzato il frontaliere in modo acritico, bisogna invece realizzare delle soluzioni che riguardano tutti e 3 gli attori coinvolti:

I datori di lavoro: sanzionare chi effettua sostituzioni per creare dumping salariale senza alcuna motivazione. Incentivare chi assume personale locale (esistono varie forme da studiare e mettere in atto).

I lavoratori locali: incentivare chi si trova in disoccupazione alla ricerca di un impiego implementando le riqualifiche professionali, in modo da poter collocare nel minor tempo possibile le persone senza lavoro.

I lavoratori esteri: chi accetta condizioni di lavoro che sono contro le nostre regole deve essere sanzionato. Sensibilizzare il personale estero al mercato del lavoro ticinese in fase di rilascio dei permessi.

Da economista mi piace pensare ad un mercato libero, ma quando ci si trova confrontati a tanti furbi che pensano solo al profitto a corto termine e fine a se stesso, in dispregio totale delle regole della società in cui vivono, allora a questo punto lo Stato deve intervenire con misure forti e incisive: è un dovere nel rispetto dei propri cittadini.

Gianmaria Frapolli
Economista

Relatore

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