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Mobilità in Ticino? Sì grazie, ma migliore – di Piero Marchesi

Con dieci anni di ritardo, ma ci stiamo arrivando. Tra colonne interminabili e valori d’inquinamento inaccettabili, la mobilità aziendale sta finalmente entrando a far parte del “pacchetto vivibilità Ticino”. È un tema che la classe politica, specie quella che siede nella stanza dei bottoni, avrebbe dovuto affrontare parecchio tempo fa, ma oramai recriminare non serve. D’ora in poi sarà però necessario che tutti si sforzino di non nascondere più una patata tanto bollente. I problemi di traffico – ormai non c’è regione del Ticino che si possa chiamare fuori – stanno assumendo contorni drammatici. Non si tratta di esagerazioni perché stiamo parlando di aree – Mendrisiotto, Luganese, Malcantone, piano di Magadino – tenute in scacco dal caos viario svariate ore al giorno, ogni santo giorno.

Togliamoci il dente e cominciamo con le note negative, quelle che mi portano a sostenere il referendum lanciato dai giovani UDC e dai giovani liberali radicali, in quanto concordo con buona parte del progetto e degli obiettivi, ma non, assolutamente, con il sistema di finanziamento. Aumentare ulteriormente le tasse di circolazione – tra l’altro nel Ticino sono tra le più alte della Svizzera – non è la soluzione.

La nota positiva è che, in tema di mobilità, ci sono ampi margini di manovra. Lo ha capito anche il Parlamento, che nella scorsa seduta ha deciso di stralciare la voce inerente alla mobilità per chiedere al Governo di presentare a breve un progetto chiaro e condiviso, consultando i vari attori coinvolti. Quanto proposto fino ad ora è condivisibile sul principio, ma manca di approfondimento e di chiari obiettivi. A febbraio il Gran Consiglio sarà dunque chiamato a pronunciarsi sul progetto della mobilità con il cash bonus (mobilità aziendale con le relative tasse di finanziamento). Auspico che in questa occasione si troveranno, dopo i dovuti approfondimenti, misure incisive per alleviare il Ticino dal traffico oramai divenuto cronico.

Il lavoro che ci aspetta è però anche di tipo culturale, perché modificare le cattive abitudini è quanto di più complicato (e rischioso) possa aver tra le mani un amministratore. Ma casi di cui io stesso sono testimone, come un padre e i due figli che abitano nella stessa casa e che si recano al lavoro, nella stessa ditta, con tre auto differenti, non sono più tollerabili.

Il Municipio di Monteggio, in collaborazione con il Dipartimento del Territorio, si è ad esempio attivato per cercare soluzioni in grado di ovviare a situazioni che sfiorano il ridicolo, promuovendo la mobilità aziendale. Il mio quindi, è un sostegno convinto all’ampliamento di interventi in grado di favorire la mobilità, fermo restando che i sussidi pubblici vanno centellinati con maggiore attenzione, concentrando in particolare l’erogazione di aiuti a tutte quelle ditte che s’impegnano a organizzare un piano di mobilità efficace (cosa tra l’atro prevista nel pacchetto cash bonus)

Azioni quali la riduzione dei parcheggi e la relativa organizzazione del trasporto combinato devono essere promosse laddove si possono ottenere risultati che non ostacolano in modo eccessivo l’economia privata. Per molte aziende, come quelle che impiegano personale a turno (industria e parte dell’artigianato), deve essere una priorità. Per le altre, dove il lavoro a orari flessibili è d’abitudine (terziario e servizi), non è una soluzione praticabile per evidenti motivi logistici e pratici.

Mettere inoltre ulteriormente le mani nelle tasche dei cittadini non va. Una mobilità alternativa è necessaria, ma va finanziata attingendo a risparmi in seno al Dipartimento del Territorio. Non dovrebbe essere così complicato trovare 12 milioni di franchi*** in un dipartimento che ha un budget annuale di circa 300 milioni di Franchi. La riduzione della spesa pubblica, sempre in voga nei vari dibattiti politici e mai applicata, potrebbe proprio partire da questo progetto, facendo da esempio per altri dipartimenti che sono chiamati anch’essi a contribuire al risanamento delle finanze pubbliche. L’alternativa è quella di rimanere imbottigliati, in tutti i sensi.

Piero Marchesi
Vice Presidente UDC Ticino
Sindaco di Monteggio

*** Un auspicio ragionevole ma forse lievemente ingenuo. È ben chiaro che il ministro Zali non si sogna di “trovare” 12 milioni all’interno dei “suoi” 300. Lui vuole 12 milioni in più!

E noi, non possiamo fare niente? Ah, questo io non l’ho detto.

Relatore

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