(fdm) Ticinolive ha vivo interesse per i problemi scolastici, anche se finora non ha fatto molto. Ultimamente ha pubblicato alcuni articoli “pungenti” del prof. Cavallero e un’intervista al prof. Martucci. Ma è disposto a pubblicare di più (e sarebbe lieto di farlo).
Contribuisce oggi al dibattito Sara Demir, consigliera comunale PPD a Bellinzona e candidata al Gran Consiglio. Una sua frase ci ha colpito e ci è piaciuta, questa: “Caro Manuele Bertoli, la scuola non è fatta per proteggere gli interessi del sindacato dei docenti di sinistra. La scuola è fatta per gli allievi!” Come si puo’ darle torto?
NOTA. L’idea centrale dell’articolo è indubbiamente originale, ma non sembra facile da realizzare.
L’anno prossimo aprirà la galleria Alptransit. Gli allievi ticinesi che oggi frequentano la terza media potranno dunque sfuggire alla disoccupazione iniziando un apprendistato nella zona di Arth-Goldau e Lucerna.
Non tutti potranno farlo. Infatti oggi gli allievi più deboli vengono esonerati dal tedesco. Ma se non lo imparano come faranno a trovare un posto di lavoro a nord delle Alpi?
Tra i ragazzi con difficoltà scolastiche, ce ne sono tanti che sono figli di immigrati come me. Io ho avuto la fortuna di frequentare le scuole in Ticino. I miei genitori no. Sono andati a scuola nel sud-est della Turchia, dove la qualità dell’insegnamento non è ai nostri livelli.
Io sono stata fortunata. Purtroppo molti figli di immigrati nati in Ticino non ricevono dai loro genitori gli stessi stimoli che ho avuto io. Perché penalizzare questi ragazzi esonerandoli dal tedesco?
Se un allievo è debole a scuola, secondo me è sbagliato togliergli il tedesco. Semplicemente bisogna insegnarglielo in un altro modo.
Una possibilità da sperimentare potrebbe essere quella di assumere alcuni docenti di lingua madre tedesca per materie come ginnastica, educazione visiva e arti plastiche.
Questi docenti insegnerebbero le loro materie in lingua tedesca in diverse sedi; per esempio, lunedi sarebbero a Biasca, martedì a Castione, mercoledì a Bellinzona, eccetera.
In ogni sede verrebbe inserita così una classe bilingue di seconda media, una di terza e una di quarta dove ginnastica, educazione visiva e arti plastiche sono spiegate in tedesco. La partecipazione sarebbe obbligatoria per gli allievi deboli esonerati dal tedesco, e facoltativa per gli altri. Siccome il tedesco è molto importante, secondo me di allievi disposti a iscriversi a questa classe bilingue ce ne saranno a sufficienza.
Si constata che molti docenti delle scuole ticinesi arrivano dall’Italia. Che male c’è se, quando vanno in pensione, vengono progressivamente sostituiti con docenti svizzeri tedeschi? Gli ospedali ticinesi sono pieni di medici e infermiere svizzere tedesche e non mi sembra che curino i malati ticinesi peggio del personale medico di origine italiana.
Proviamo a pubblicare un annuncio di lavoro in tedesco per esempio sul Tages-Anzeiger o sul foglio ufficiale del canton Lucerna per alcuni docenti di ginnastica, educazione visiva e arti plastiche. Vediamo quante candidature arrivano e poi decidiamo se questa proposta può essere realizzata oppure no.
Caro Manuele Bertoli, la scuola non è fatta per proteggere gli interessi del sindacato dei docenti di sinistra. La scuola è fatta per gli allievi!
Anche gli allievi deboli hanno il diritto di sfruttare il nuovo tunnel Alptransit per trovare a nord delle Alpi il lavoro che in Ticino manca. Anche loro hanno il diritto di imparare il tedesco!
Sara Demir, consigliera comunale PPD Bellinzona
Il libro di Simone Ortolani " Davvero Sangue", edito da Fede e Cultura, analizza la…
Germania, un rapper contro la guerra: il caso FiNCH e il tabù del dissenso sul…
I partiti regionali, come la Lega dei Ticinesi in Ticino o la Lega Nord in…
Era la seconda metà del Seicento, e l’Europa stava cambiando volto. Dopo i secoli bui…
13 agosto 2007 – La morte di Chiara Poggi È un lunedì d’estate quando, nella…
TEOLOGIA CATTOLICA PER TUTTI: Si è incarnato per distruggere le opere del diavolo : Orlando,…
This website uses cookies.
View Comments
Il fenomeno dei giovani che dopo la scuola media (o dopo insuccessi nelle scuole post-obbligatorie) non trovano un posto di apprendistato, è certo il più appariscente.
Forse l'unico che veramente allarmi il DECS, una volta all'anno. Poi, quando le cose sembrano sistemate (passerelle, disoccupazione, assistenza), amen. Anche questa è socializzazione, in qualche modo. Affinché, al limite, non rompano le vetrine.
Ma questo è niente. Andiamo a vedere che cosa accade ai livelli inferiori, dove troviamo le buone maestrine che consegnano i primi fogli e i primi pennarelli ai pargoletti. Questi sanno subito esprimere la loro creatività (vocabolo magico), liberamente e cromaticamente. Pasticci? Vietato dirlo. Titoli con il pennino redis? Calcoli in colonna nei quadretti? Buh, roba da Medioevo, non sapete che sono nativi digitali? Proprio ieri c'era scritto sul Caffè che presto scompariranno i libri.
Poi magari a un certo stadio di maturazione, così per sport, scriveranno sui muri: ABBASSO L'ASQUOLA.
Bertoli non leggere. O se proprio lo vuoi fare, assumi prima un Coramin.
La battutina su… L’ASQUOLA è vecchiotta. Non riesce nemmeno a strapparti un sorriso nostalgico. Così come superati sono i cliché triti e ritriti sulle inevitabili inefficienze della scuola contemporanea. Figlia del suo tempo. Lungo ed estenuante discorso. Cose già dette, già sentite, già ri-ri-sentite. Potrei suggerire la lettura dell’ultimo apporto sul tema (ora in libreria) scritto da Massimo Recalcati. Un buon viatico sulla via della comprensione. Comprendere magari che non si può affrontare il tema con le battute. Nemmeno con quelle più brillanti.
Per opposto ai cliché della spicciola demagogia invece (e per fortuna!) non sottovaluterei la suggestione pratica e costruttiva relativa all’idea di avere docenti germanofoni in particolari materie. Premetto che non sono docente. Aggiungerei oltre alle materie citate anche le scienze. Potrei spiegarne il perché ma non voglio dilungarmi. Sull’identità della figura di docente suggerita dalla sig.ra Demir si potrebbe anche o soprattutto riferirsi a italofoni che padroneggiano il tedesco. Molti ticinesi hanno studiato e studiano nelle uni svizzero-tedesche e masticano un buon tedesco. Sarebbe anche un’ottima indicazione di preferenza al momento dell’assunzione.
Caro "postrelativo", lo so anch'io (se permetti) che la scuola non deve vivere di battutine. Quella sulla quale tenti di redimermi circolava già fra gli studenti nei primi Anni Sessanta (ben prima di un evento che a molti sta ancora a cuore). Riproposta oggi nel suo attuale contesto non strappa certo sorrisi nostalgici ma, fra gente che probabilmente non conosci e non frequenti, amare considerazioni.
Vedi, se tu mi suggerisci il libro del Recalcati (alla fonte del quale dovrei secondo te abbeverarmi), io potrei segnalarti le opere sulla scuola di Laurent Lafforgue, insigne matematico premiato con Medaglia Fields. Una fra tutte: La débâcle de l'école. Mi dirai che sono cose francesi, del tutto estranee alle sottili filosofie in voga da noi. Sia ben chiaro: mi rendo conto anch'io che un qualsivoglia parere critico da intellettuale poco organico è fatica sprecata con persone del tuo livello eccelso.
Sappi comunque che non sono un demagogo. Non aspiro al potere politico, non cerco di lusingare le passioni, non mi rivolgo alle masse per chiederne il favore.
Visto che sei... reattivo e ti piacciono le cose francesi...
«Ce qui ressemble aujourd'hui à un sabotage de l'école, ne suffit pas à caractériser sa mutation historique. Celle-ci ne joue plus seulement une fonction dans le capitalisme, comme l'ont montré les analyses critiques des années 1970 : elle se PLIE de l'intérieur à la norme sociale du capitalisme. L'école devient peu à peu un système hiérarchisé d'entreprises productrices de « capital humain ».
Una vera e propria (per dirla con tue parole) débâcle.
Ben altra “storia” rispetto al democratico (nostalgico?) insegnamento del Patto del Grütli!
Oh, caro amico, con quale maestria svii il discorso! Sposti l'attenzione sulle norme sociali del capitalismo, ciò che a me interessa come il classico fico secco. Il problema è invece di contenuti, oltre che pedagogico e didattico. Ti sei scagliato sulla battutina, senza accorgerti che è la scuola noiosa che ci ha condotto all'attuale situazione. Mi hai consigliato Recalcati: ebbene è proprio questo psicanalista che insiste sulla necessità di una scuola che rivitalizzi il rapporto dello studente con il sapere. Se così è, come non dubito, le diatribe contro le imprese che fanno i loro interessi hanno veramente poco senso. Perché i docenti di oggi sono divenuti incapaci di interessare i loro allievi? E' una domanda fondamentale che mi piacerebbe fosse posta al DECS, il quale dovrebbe approfondire, non escludendo a priori che una risposta pertinente venga da un Laurent Lafforgue.
Sviare il discorso? Ma scherziamo! La Scuola vive in un contesto che (a torto o a ragione) la condiziona. D’accordissimo sulle capacità/incapacità individuali del saper insegnare. E lì s’innesta il chiaro discorso di Recalcati. Il discorsetto in francese voleva semplicemente ricordarci che l’eventuale noiosità/inefficienza/subalternità della Scuola contemporanea ha molto a che fare anche con la sua funzione. Con le aspettative della società sua contemporanea. La scuola non è solo un rapporto a due: docente-allievo. La scuola ha un’identità sociale che va oltre la classe e supera (a torto o a ragione) le importanti e centrali esigenze personali.
Intendiamoci, il discorso sulla subalternità della scuola può essere pertinente in ottica marxista, ma non ritengo come Pappagone di metterci lingua. Occorre peraltro riconoscere che siamo lontani le mille miglia (a torto, o a ragione?) dalle "importanti e centrali esigenze personali". Se il mondo diventasse davvero un agglomerato concentrazionario, il rapporto docente-allievo finirebbe in una sorta di purgatorio (uso un termine moderato) che avrebbe poco da invidiare alla realtà preannunciata da Orwell. Ci sono forze (sempre più deboli...) che non lo vogliono. E se qualcuno si azzarda a scrivere ABBASSO L'ASQUOLA (è da lì che abbiamo iniziato a stuzzicarci) avrà pure qualche movente, se non giustificazione.
Niente Pappagone? Ma se ti sei già dichiarato prima!
Il fenomeno dei giovani che non trovano il posto, i calcoli in colonna, i nativi digitali, et cetera, et cetera, sono istanze sociali. Solevano il tema del significato sociale della Scuola, lasciano sottintendere la sua eventuale funzione normativa, selettiva…
Cioè se non fosse selettiva*, (come molti a torto o a ragione credono…) ci penserà DOPO la vita a selezionare… A costruire... (confermare/stabilire) una gerarchia sociale. Come ci ricorda un logoro adagio popolare.
Se invece fosse selettiva* (come molti a torto o a ragione esigono…) contribuirà IMMEDIATAMENTE alla gerarchia sociale. O meglio ad evidenziarla. Perché checché si predichi a iosa..., una pesante gerarchia esiste già prima della scolarizzazione. Marxismo? Può darsi. Quindi?
Comunque sia, la scuola ha sempre partecipato alla costruzione (consolidamento/attenuazione) di una gerarchia sociale. Il problema non è tanto che ci sia, prima o poi una differenziazione; sono tuttavia i tempi, i gradi e le modalità di differenza con cui attuarla, che sono fondamentali. Il rischio di oggi (in forma acuta e pericolosa!) è quello di correre verso il precipizio del cosiddetto “apartheid” culturale, formativo, quindi sociale. I danni sono irreversibili. Le famose vetrine infrante… se non di peggio. Periferie...
* Sia ben chiaro. Preferirei parlare di orientamento, scelte, indirizzi. E non esclusivamente di “selezione”. Ma per ora, con tutti gli sforzi (anche finanziari) siamo ancora lontani da questi obiettivi. Proprio perché è cambiata la società: che non ama differenze soft, complesse, ragionevoli… educative. Proattive. Poi ci si accorge dei danni delle “apartheid” quando ormai é troppo tardi.
Pappagone o non Pappagone (che come lontano ricordo è solo una boutade) dovremmo avere il coraggio di sintetizzare.
1) La scuola favorisce una gerarchia sociale. E' lapalissiano, come pure è lapalissiano che oggi stiamo correndo verso un precipizio. Sulla natura e l'entità di questo sospenderei il giudizio. Quante volte la storia si è rivelata "a conti fatti"!
2) Sulla selezione si sono consumate autobotti di nero, rosso, azzurro inchiostro e di altre tinte cromatiche. L'orientamento, le scelte, gli indirizzi sono idee bellissime, ma quanto irrealistiche senza le condizioni previe di insegnanti non in balìa di teorie masticate male e peggio somministrate.
Non ho ricette nemmeno io, come penso tanti altri. Ma ci siamo divertiti, caro "postrelativo". Mettiamo tutta questa robetta nel nostro archivio personale.
Con un cordiale saluto.