Pontiggia definisce tale esito “poco verosimile”. Io lo definisco “improbabile”. Sfumature.
Propongo due simulazioni, dove i numeri (arbitrari) che introduco rappresentano le percentuali dei voti di lista, determinanti per l’elezione. La procedura di calcolo avviene secondo il metodo Hagenbach-Bischoff.
Partito Alfa 24 Beta 23 Gamma 17 Delta 11
Quoziente 100/6 = 16,6666…
Seggi “pieni”: Alfa, Beta e Gamma, uno a testa
Quarto seggio: 12 / 11,5 / 8,5 / 11. Va ad Alfa.
Quinto seggio: 8 /11,5 / 8,5 / 11. Va a Beta.
*** *** ***
SIMULAZIONE 2
Partito Alfa 23 Beta 18 Gamma 16 Delta 13 Epsilon 11
Seggi “pieni” ad Alfa e Beta.
Terzo seggio: 11,5 / 9 / 16 / 13 / 11. Va a Gamma.
Quarto seggio: 11,5 / 9 / 8 / 13 / 11. Va a Delta.
Quinto seggio: 11,5 / 9 / 8 / 6,5 / 11. Va ad Alfa.
Le percentuali sono state scelte a fini puramente dimostrativi. Risulta però abbastanza chiaro che solo un risultato straordinariamente cattivo potrebbe causare la perdita del seggio PS.
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Leggevo il “confronto” sinottico pubblicato dal CdT, relativo ai programmi dei sei partiti cantonali. Accettiamo pure, per un istante, anche di partecipare al gioco matematico dei possibil/probabili/poco verossimili/improbabili scenari post 19 aprile.
Facciamo che siano riconfermati gli uscenti e che entri un/una liberale, come finora in sostituzione dell’uscente, oppure che salti lo scranno liberale ed entri la destra, che raddoppi il PPD, che sparisca la Lega e i Verdi stravincano. Che avvenga una rivoluzione di destra o oppure di sinistra, con relativi governi monocolore. O più semplicemente succeda quello che succederà, con un cambiamento (se ci sarà), tutto sommato contenuto: normale e normalizzante.
Che cosa potrà mai cambiare della politica cantonale? Una politica (suo malgrado, considerati i toni) a rimorchio. A rimorchio delle perequazioni federali, a rimorchio dei bilaterali, a rimorchio dell’economia lombarda che ci manda o/e ci toglie uomini e sagl, a dipendenza degli umori economico-padani.
A rimorchio, insomma, dell’economia pigliatutto/cede poco. A rimorchio di un idem sentire costruito con la propaganda consumistica.
Detto in altre parole: perché mai dovremmo aspettarci che i grandi interessi della grande economia, (che ha grandi caste di pensatori/divulgatori di credi economicistici diffusi con l’altisonante retorica pseudo-razionale dai grandi/piccoli media) possa/voglia permettere a questo piccolo “consumato” territorio/pascolo di potersi sottrarre dalla incipiente aridità? L’educazione civica? Il raddoppio del San Gottardo? Più agenti ai valichi di confine? Internet ad alta velocità?
Ditemi voi.
Un post come questo è, direi, "disfattista". A questo punto, a che serve VOTARE?
Macché disfattismo, caro Jack, più che disfattismo lo chiamerei pessimismo della ragione. Sono per altro convinto che, quello di esprimere un’opinione politica, più di un diritto sia un dovere. Ma il problema è il valore ormai opaco della democrazia. Una democrazia “sospesa” dalle irreversibili scelte economiche pigliatutto. Di cui l’elettorato ticinese, come in molte altre periferie è vittima, più che attore. E non lo dice il sottoscritto. Anzi posthymos è uno degli ultimi arrivati ad averlo considerato. Per cui l’ottimismo della volontà potrebbe essere semmai (perché no?) quello di votare scheda bianca. Potrebbe essere un atto di protesta civile che decreti la presa di coscienza dell’impossibilità di… poter veramente scegliere. La testimonianza molto concreta dell’evidente mancanza di alternative alle totali concessioni richieste dal pensiero unico economico. Una dichiarazione che esprima il chiaro dissenso del doversi piegare al… male minore. Quindi l’ottimismo della volontà di cambiamento. Poi ognuno voti secondo coscienza.