

Fatta questa premessa, per valutare il Governo in carica (Esecutivo e Parlamento) è utile rilevare tutti i parametri che sono validi indicatori della situazione che vive il Cantone. Disoccupazione, afflusso di risorse uomo da oltre confine, spesa pubblica e altri ancora.


I temi affrontati sono quelli del lavoro e delle finanze, con accento particolare su frontalieri, disoccupazione, deficit e bilancio.
E le previsioni? Questo è il preambolo con cui apre il Notiziario Statistico del 19 dicembre 2014 (2014-48)
“L’economia ticinese si presenta come un panorama invernale, avvolto dalla bruma e con quel qualcosa di enigmatico, quasi ipnotico. Tutto sembra immobile, ma nonostante ciò permane quella strana e persistente sensazione che qualcosa stia cambiando. In Ticino, molti indicatori economici stagnano, altri continuano a muoversi lentamente (e perlopiù al ribasso). Il tutto si sviluppa in un contesto nazionale relativamente positivo, supportato da una solida domanda interna e dall’accelerazione del commercio estero in alcuni comparti strategici, ma altresì in un contesto internazionale ancora difficile, in particolare per alcuni paesi europei, tra cui l’Italia.
L’economia ticinese soffre di questa congiuntura, soprattutto nei settori in forte relazione con l’estero (come quello bancario, il turismo e l’industria), e al contempo palesa una domanda interna più debole di quella nazionale. Una situazione poco confortante che si manifesta anche sui dati del mercato del lavoro, dove da un lato seguitano ad aumentare gli impieghi (sospinti essenzialmente dai tempi parziali), e dall’altro non si arresta la crescita dei disoccupati (in particolare il numero dei non iscritti agli Uffici regionali di collocamento). In prospettiva, questa situazione d’equilibrio precario sembra destinata a protrarsi: alcuni indicatori lasciano presagire l’arrivo di una tenue ripresa, altri obbligano a proiezioni più prudenti. In fondo è quel sottile velo che separa la realtà dai desideri a rendere speciale il futuro, anche quando tutto appare poco mutevole”.
Giuditta Mosca
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