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Il padrone delle ferriere – di Orlando De Maria

Dal Fronte degli Indignati Orlando De Maria, prendendo lo spunto dal “caso delle Ferriere”, ci manda questo articolo “indignato”. Noi (plurale maiestatico) più che indignati siamo depressi, perché le notizie che giungono, ogni giorno, sono quasi tutte invariabilmente negative. Il “clima” psicologico è infausto ed è in tale clima che si sviluppa la battaglia politica. Un’osservazione. L’impressione che si ricava dai media e dai “social” può non essere del tutto realistica. Infatti coloro che soffrono sono molto più attivi, rumorosi e visibili di coloro che, ancora, bene o male se la cavano.

Sta tenendo banco sui media e sui social la notizia che ancora una ditta, le Ferriere Cattaneo, intende decurtare del 7% lo stipendio ai frontalieri, in caso contrario andrà a delocalizzare e licenzierà 20 operai.

Mi piacerebbe per cominciare che qualcuno mi togliesse un paio di curiosità:
– qual è la percentuale di frontalieri degli operai delle Ferriere Cattaneo?
– Gli eventuali venti sfortunati licenziati saranno residenti o frontalieri?

Dal mio punto di vista siamo di fronte ad un ulteriore esempio di assalto agli stipendi per abbassarli insomma si sta facendo del dumping, sfruttando quell’odio che da mesi si sta fomentando verso i frontalieri, odio che ora ben fa comodo in quanto già ci sono coloro che approvano la mossa delle Ferriere Cattaneo, come se con questo a loro ne venisse in tasca qualche cosa, a me sembra solamente soddisfazione dettata dall’odio verso i frontalieri e nulla più.

È indubbio che i frontalieri hanno avuto dei benefici dall’abbassamento del cambio, ma non è la prima volta che questo succede e mai a nessuno è venuto in mente di abbassare lo stipendio ai frontalieri, già di per se questo dovrebbe far riflettere.

A prescindere da ciò il fatto è che si sta legittimando il dumping salariale sull’onda del “fanno bene a diminuirlo ai frontalieri” ma questa potrebbe essere solo una prima mossa, oggi ai frontalieri, domani agli stranieri residenti poi ai ticinesi. Il tutto con lo spauracchio dei licenziamenti o della dislocazione.

La strategia è quella del “dividi e poi impera”, prima facciamo in modo da rendere antipatici i frontalieri accusandoli di portare via i posti ai residenti, poi riduciamo lo stipendio solo a loro e, visto che sono coloro che rubano i posti ai residenti, la riduzione se la meritano, in più la BNS ci ha fornito anche l’alibi per giustificare la riduzione. Non dimentichiamo che approvando la diminuzione dello stipendio solamente ai frontalieri spianiamo la strada a discriminazioni salariali che sono solo l’inizio del dumping. Rendiamoci conto che se i frontalieri vengono a lavorare in Ticino è perché le ditte ticinesi li assumono!

Mentre in Ticino sembra che a causa del cambio dell’euro tutto stia andando a catafascio, stranamente nel resto della Svizzera l’economia tira. Le ditte serie sapevano che il blocco del cambio dell’euro era una misura transitoria, hanno avuto ben tre anni e mezzo per prepararsi e oggi non hanno ripercussioni o se ne hanno sono minime.

Dopo queste doverose considerazioni la domanda d’obbligo è che cosa fa il Governo?

Non è forse il caso che a ditte simili venga richiesta la restituzioni di tutte le sovvenzioni ricevute e venga incassato quanto risparmiato usufruendo delle diverse agevolazioni? A me sembra chiaro: ti aiuto e ti agevolo se porti benessere in Ticino, in caso contrario devi restituire quanto ricevuto.

Da ultimo, sarò monotono, ma le ditte che minacciano la delocalizzazione vadano pure a vendere i loro servizi o prodotti dove li producono, ergo non comperiamo più nulla da loro.

Orlando De Maria
Fronte degli Indignati

Relatore

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  • Anch’io voglio prendermi la “libertà” di farmi uno zibaldone.
    Uno minimo.
    Un mini-zibaldone.
    Se il prof. FdM lo ritenesse usurpatorio (e/o OT) ha la “libertà” di non pubblicarmelo.
    Di cancellarlo in seconda battuta.
    Libero di farlo.

    Cominciamo (per non uscire subito dal tema) col discorso di quel «direttore», (non di questo delle ferriere, già esaustivamente descritto nell’articolo) mi riferisco al discorsetto dell’altro «dirigente», fatto ai suoi dipendenti, per convincerli ad accettare le regole del nuovo cambio CHF/€u. Una lunga lezione di economia neoliberista. Che tradotta potrebbe significare: è sempre stato così, cari lavoratori, ma non lo si diceva per non urtare la sensibilità… sindacale. Ricordatevi che ogni opzione che possiate anche immaginare per tentare cambiare le cose, cari salariati, è l’econo-mia che la decide. Anzi, abbiamo sempre deciso per voi. Punto.

    Come seconda notizia metterei la tenzone parlamentare sulle mille proroghe renziane. In altre parole dover votare subito e senza troppi ripensamenti le nuove “riforme strutturali” ubbidienti alle libertarie ma inderogabili leggi neomercantili . Che tradotto potrebbe significare: non ci sono alternative. Ricordatevi che ogni opzione che possiate anche immaginare per tentare cambiare le cose, cari deputati italiani, annullerebbe la fiducia dei mercati con relativo sprofondamento del pil nazionale. Punto.

    Come terza notizia, gemellata con la precedente per le stesse modalità.. metterei l’uso dell’articolo 49-3 della Costituzione francese, che permette al governo (pure di sinistra;-) di far adottare un testo di legge senza che sia necessario il via libera dell’Assemblea Nazionale. Una lunga disputa di politica parlamentare. Che tradotta potrebbe significare: o così o… così. Ricordatevi che ogni opzione che possiate anche immaginare per tentare cambiare le cose, cari parlamentari francesi, sarebbe meglio… nemmeno considerarla. Point.

    Per concludere metterei l’editoriale di prima pagina del CdT di giovedì. Una lunga lezione storico/politica. Che tradotta potrebbe significare: è così che che è andata. Oramai. Tuttavia ogni opzione che possiate anche immaginare per tentare cambiare le cose, cari lettori, non vada poi a scombussolare “quelle” econo-mistiche conquiste… illusorie e illusionistiche… da tutti (quasi tutti) condivise, se non addirittura propagandate in… piena libertà . Punto.

    A questo “Punto” potrei parlarvi della “Libertà”.
    E proprio per questa ragione mi son preso la “libertà” di salire sul famoso albero della canzone di Gaber.
    Ho deciso di restare fino al 19 aprile. Poi qualcosa -dicono- cambierà.
    Almeno: siete “liberi” di pensarlo.
    Punto.

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